IL NOSTRO VIAGGIO IN GALLES e nella COSTA DEL NORFOLK : giugno 2023 . Capitolo 4.

Newgale, St. Davies, Whitesands Beach, Fishguard, Ifan, Vale of Rheidol Railway, Devil’s Bridge, Aberystwith, baia di Cardigan , CAT (Centre for Alternative Technology), Porthmadog, Caernarvon.

Mercoledì 7 giugno 2023 . Usciamo dal campeggio ritemprati dalla bellissima tappa di Skomer, che salutiamo con tutti i puffins e i razorbills .  Siamo molto positivi e decidiamo di seguire per la litoranea che ci porterà a Solva – prossima tappa – attraversando alcuni paesini caratteristici ed un territorio tra i più belli della regione.   La strada one-way è affollatissima di auto in senso contrario al nostro che si stanno dirigendo a Martins Haven per imbarcarsi sui vari viaggio per Skomer.   Nulla di preoccupante per esperti viaggiatori come noi , che hanno già affrontato Cornovaglia e Scozia.   Il panorama è effettivamente bellissimo, ma la stradina diventa sempre più stretta : a Little Haven  (Aberlydan)   (o comunque da quelle parti…non ricordo più bene) la strada diventa strettissima, con un tratto pieno di curve e in pendenza (salita) al 25% . A metà salita le ruote tendono a slittare : io non guardo, tremo  e prego, ma Gabriele pilota supereroe riesce a tirarci fuori dalla situazione, con una certa irritazione non celata ( chi ha voluto fare la litoranea ? chi vuole vedere i paesini ? ) .  Non riusciamo a trovare coraggio per fermarci nei paesi successivi collegati da stradine strettissime, che si allargano solo nel tragitto dentro ai centri abitati, che stanno moltiplicando gli alloggi turistici. E anche qui ci sono chiari problemi di viabilità : ad un certo punto il traffico si ferma per una decina di minuti perchè un camion sta scaricando le scorte di birra in un pub : e non ci sono davvero soluzioni alternative al fermare il tempo finchè serve, senza peraltro che nessuno protesti.  Si coglie l’occasione anche per fare due chiacchiere.

Per cui ci sembra che non si stia delineando lo stesso problema di Como : territori che non sono in grado di sostenere  un flusso turistico troppo elevato, per assoluta impossibilità di implementare le comunicazioni, le vie di collegamento, di allargare le strade.  Interventi che peraltro snaturerebbero completamente in territorio.  Il problema è di difficile soluzione : “turismo sostenibile” o “sviluppo economico”.  Direi che è una domanda retorica : la risposta teorica è “turismo sostenibile”, quella reale è “ sviluppo economico”. Finalmente, all’improvviso, la strada ridiventa percorribile : e l’esperienza viene declinata allegramente come momento di socializzazione forzata. 

Ci fermiamo a fare una fotografia a Newgale (Niwgwl)  in un parcheggio panoramico : comperiamo  due cestini di fragole da un coltivatore locale, che sogna di andare a vedere il mare della  Sardegna.  Il paesino (tre case ed un bel campeggio) offre parcheggi, ma  le passeggiate lungo il Coastal Path in partenza da qui sono tutte troppo lunghe.

Per recuperare la fiducia e l’ottimismo del pilota sensibile a questo argomento  ,  ed anche stemperare la tensione negativa che si sta accumulando (troppi problemi e poche soluzioni) ,  propongo di andare a mangiare il pesce : che non dovrebbe essere cosa difficile essendo noi affacciati alla costa.  In realtà non troviamo alcun ristorante nel raggio di 50 km ; quindi ci rassegnamo a risalire in camper e dirigerci a Solva (Solfach) , dove dovremmo trovare una bella passeggiata panoramica accessibile per le nostre forze, con alcuni siti preistorici.  Peccato che a Solva non riusciamo a trovare neppure uno spazio dove parcheggiare. Però Gabriele dice di aver visto poco prima del paese una deviazione con un cartello con un’aragosta sorridente : decidiamo di andare a vedere di cosa si tratta .   E si tratta della cucina di casa di due simpatici signori (trafelata lei, decisionista lui) che hanno aperto un’attività di ristoro in giardino: o asporto o panchina con vista sul campo con il fieno appena tagliato. Prenotiamo il piatto di pesce misto per due (55 sterline) che sarà pronto in mezz’ora  : ritiriamo e andiamo a cercare parcheggio possibilmente panoramico.   Ripassiamo a Solva dove è tutto ancora pieno ; procediamo senza alcun risultato, per cui decidiamo di arrivare a St. David’s (Tiddewi), prossima tappa del nostro percorso.  Subito prima del paese ci fermiamo a fare gasolio, perché siamo oramai in riserva e ci attendono altre one-way, su cui non si trovano aree di servizio.  Il gestore – dal viso rotondo bruciato dal sole e pieno di salute – è simpatico, sorridente e disponibilissimo : prova tutte le pompe di gasolio (sette) con atteggiamento sempre più teatrale (alla fine stringe la manopola della pompa dirigendola al cielo), intrattenendoci con domande dettagliate sulle nostre vacanze , con risposte incoraggianti e di grande apprezzamento , e sorrisi a profusione. Alla fine si stringe nelle spalle e ci informa che purtroppo oggi le pompe non funzionano : sorride e conclude con un “succede”. Noi rimaniamo a guardarlo mentre riprende alacremente altre occupazioni, ammutoliti e scioccamente sorridenti : non ci sono altri distributori nel raggio di 20 km. Ci sembra che prosegua la nuvoletta nera che da questa mattina ci accompagna.   Torniamo a St. David’s ed entriamo in un parcheggio anonimo ed affollato : ma a questo punto il gran piatto di pesce chiama e quindi ci mettiamo a tavola . Il pesce è freschissimo quasi vivo, cotto ‘nudo e crudo’ : insalata di granchio (di due tipi) , gamberetti e gamberi cotti al vapore, astice bollito : solo olio e limone, gustiamo il profumo ed il sapore del mare, buonissimo. 

Il paese è molto caratteristico e ci piace subito : incontriamo anche una ottima gelateria, dove cadiamo in tentazione (cioccolato e caramello salato per Gabriele, banana e menta/cioccolato per Carla) che gustiamo sulla panchina panoramica sulla cattedrale.  Arriviamo alla Cattedrale che è davvero maestosa .   St.David è il santo patrono del Galles e nel sesto secolo costruì qui un monastero : il suo insegnamento era “be joyful, keep the faith, and do little things …” (siate gioiosi, mantenete la speranza, e fate cose semplici …) : che ci sembrano ancora oggi buoni consigli di vita.  Nei secoli XIII e XIV venne costruita la cattedrale, racchiusa in uno scrigno verde , meta di pellegrinaggio di fedeli da oltre 1400 anni .   Nel 1124 papa Callisto II, da fine matematico, dichiarò che tre pellegrinaggi a Saint David’s equivalevano ad un viaggio a Gerusalemme.   Se dell’esterno colpiscono le proporzioni e la grandezza, dell’interno colpisce immediatamente il soffitto, in quercia ad intaglio ; le finestre, il transetto ed il coro gotici.  Tutti i giorni viene proposta un concerto dell’organo e del coro, tranne il mercoledì (nuvoletta nera).    Di fronte sorgono i resti del monumentale palazzo episcopale  (The Bishops Palace) , eretto dal vescovo Gower nei secoli XIII e XIV , che ammiriamo dall’esterno.    

Torniamo al nostro parcheggio decisi ad entrare nuovamente in campeggio, perché abbiamo trovato una sistemazione irrinunciabile proprio dietro a Whitesands Beach .  Prima però decidiamo di ripassare dal simpatico benzinaio, che ha sistemato le pompe e sempre sorridendo ci fa il pieno di gasolio.  Arriviamo  al campeggio e ci posteggiamo liberamente, perché così è indicato all’ingresso ( nella casetta di accoglienza non troviamo nessuno).   Partiamo poi per una passeggiata lungo il nostro amico Coastal Path : oltre alla grandissima Whitesands Beach, avvistiamo altre splendide baie dalla sommità delle scogliere , a volte vertiginose.  Avvistiamo un gregge di placide pecore, che al nostro passaggio iniziano con grandi belati a seguire la pecora capogregge che le chiama a raccolta a gran voce per condurle in un pascolo attiguo, più protetto. Vicino alla spiaggia la pala di un’elica ferita osserva il mare e ricorda in modo commovente la caduta del suo  aereoplano inglese durante la seconda guerra mondiale e la morte dei cinque membri dell’equipaggio. 

Oggi abbiamo fatto solo 7 km. ma arriviamo a sera piuttosto stanchi (sarà la compagnia della nuvoletta nera): cena leggera (brodino vegetale, toast e fragole) e buonanotte.    Buonanotte , completamente immersi nella natura selvaggia ed  isolati dal mondo civile (il telefono ha campo solo sul Coastal Path nel punto più elevato della scogliera).

Giovedì 8 giugno 2023 . Risveglio tranquillo e positivo : partiamo dal campeggio belli allegri con un programma improvvisato sulle informazioni raccolte da vari depliant, da internet, dalle scarne guide in nostro possesso- Vorremmo esplorare la litoranea tra Abereiddi (soprattutto) e Portghain  (se possibile) : vengono descritte come zone minerarie/industriali in cui le scogliere e le spiagge conservano le tracce di questa storia.  Però non le troviamo, così come non riusciamo ad arrivare alla Eglwys yr Cwm citata dalla guida Routard (come suggestivo itinerario litoraneo tra rovine di una chiesa, cimitero affacciato sul mare e spiaggia) : ad un certo punto la strada diventa davvero troppo stretta, con pareti di pietra solo ricoperta da rampicanti e nessuno slargo . Per cui appena troviamo un luogo che ci consenta le mille manovre di inversione, decidiamo di rinunciare e ripercorriamo lo stesso percorso al contrario. Alla fine ci prende una ridarella da pericolo scampato, rinforzata dal fatto che in un incrocio in mezzo al nulla un signore sorridente ed elegantissimo sembra stare lì  solo per salutare i passanti.   Messaggiamo con mia sorella, che non riesce a capire come si indossano gli orecchini che le abbiamo regalato per il compleanno :  Gabriele fa battute e lei risponde con lo stesso pensiero declinato seriamente. Insomma ci viene una ridarellache dura una mezzora.   Mentre il nostro programma della giornata si sgretola allegramente arriviamo a Fishguard (Abergwaun ). Il paese è diviso in tre parti : l’abitato sulla cima delle scogliere, pieno di case coloratissime, dove ci fermiamo a fare una spesa veloce alla Coop ; il porto nuovo dove partono i traghetti per l’Irlanda ; il vecchio porticciolo circondato da una lunga fila di casette colorate, in passato case di pescatori, oggi cottage di vacanza,  dove ci fermiamo per mettere i piedi giù dal camper . 

Parcheggio gratuito e locale che serve alcuni piatti di pesce in fondo al molo. Non ci pensiamo più di mezza volta e siamo già a tavola con un lobster roll , una half lobster, una jackpotato con gamberi, sole, aria fresca, barchette ormeggiate.  Il viaggio comincia a esprimersi autonomamente : ci conduce dove vuole e noi non facciamo resistenza.   Ripartiamo e dietro la prima curva ci fermiamo per una foto panoramica al paese e troviamo le indicazioni per forte di Fishguard  a soli 200 m. (andata in discesa, ritorno in salita) lungo il Coastal Path .  

Ripartiamo diretti all’unica tappa irrinunciabile della giornata : il sito preistorico di Pentre Ifan.   La ricerca ci porta via due ore abbondanti attraverso one-way ansiogene nei boschi, tra fattorie isolate, tra campi gremiti di mucche ruminanti e pecore belanti : non so quale buona stella ci assista ma riusciamo ad incrociare altri mezzi solo in prossimità di punti che consentono il passaggio, con brevi manovre di retromarcia.  Sbagliamo ripetutamente il percorso, chiediamo indicazioni alla gentile proprietaria di una fattoria intenta a curare l’orto,  ma alla fine riusciamo ad arrivare al sito, che merita tutta la nostra fatica.  Si tratta di quella che viene chiamata la Stonhenge del Galles : alcuni enormi massi compongono una camera aperta dal significato non chiarito .  Un enorme masso dalla forma allungata è posizionato orizzontalmente con una leggera pendenza in avanti , sopra gli altri posizionati verticalmente, sui quali si appoggia delicatamente in pochi punti, rimanendo lì sospeso in equilibrio misterioso da oltre 5000 anni :  sembra leggero come un seme , quasi come se stesse per prendere il volo portato dal vento nella ampia vallata che si apre di fronte per condurlo fino all’orizzonte del mare.    Non a caso lo hanno chiamato The Flyng stone , la Pietra Volante : potrebbe trattarsi di una sepoltura che simboleggia il passaggio da una vita terrena all’aria, al cielo, all’universo ; oppure un monumento dal significato mistico o propiziatorio ; oppure ancora un elemento di localizzazione geografica.  E’ una di quelle immagini che non potremo mai più dimenticare : che hanno in sé la potenza del simbolo, della preghiera, dell’arte, della creazione universale.   Non servono parole o spiegazioni o racconti per raggiungere l’anima.  Ci sono molte tracce di doni (fiori secchi nei pertugi delle pietre) ; i visitatori che arrivano si fermano nella camera e toccando le pietre chinano il capo in segno di rispetto e sembrano pregare.

Gabriele lancia nel mondo virtuale una fotografia con il suo commento partecipato : “metterlo sopra è stata dura”.  Potremmo dire : poesia e realismo ; sublimazione e pietra ; sentimento e sudore . Alla fine tutto serve.

Riprendiamo il nostro eroico camperone e ripartiamo : raggiungiamo – dopo giorni di oneway – strade a due carreggiate (talvolta tre !!!) a scorrimento veloce, però sempre in discesa o salita. Le colline si fanno più dolci e sulla costa spariscono le scogliere, che lasciano il posto a lunghissime spiagge scure ricamate dalle maree.   Entriamo nella regione di Ceredigion : contea costiera del Galles il cui nome significa terra di Cereig, figlio di Cunedda, capo che riconquistò gran parte del Galles strappandolo agli irlandesi nel V secolo.   Attraversiamo Cardigan (Aberteifi) , che ha dato i natali all’inventore della giacca senza collo dal successo universale.    Ed anche molti villaggi di pescatori, oggi caratteristici villaggi costieri : New Quay ,  Aberaeron  , Llanon , Lianhystud, Lianfarian , tutti villaggi dalle casette sempre più colorate e sgargianti (una contaminazione buranese in Galles) .

Approdiamo quindi a Aberystwyth ( Llanbadarn Gaerog) , ma non riusciamo a trovare alcuna possibilità di parcheggio in città .   Ci rassegnamo quindi a sostare di nuovo in campeggio (Midfield) , a tre km dal centro, per tornare domani mattina in un parcheggio no overnight.

Mentre scrivo il diario della giornata fuori dal finestrone del camper si accende il primo tramonto rosso acceso di queste vacanze, che posso solo guardare in un angusto spigolino della finestra.  Esco per cercare un punto di osservazione dell’orizzonte, che purtroppo non trovo.  Buonanotte.

Venerdì 9 giugno 2023 .  Dovendo prendere un treno (turistico) alle 10.30, decidiamo di svegliarci per tempo perché non vorremmo avere problemi con il parcheggio : la sveglia quindi suona alle 7, quando siamo già svegli da più di un’ora con il cervello in movimento. Colazione, sistemazione del camper, preparazione del pranzo al sacco (crodino+panini+cioccolato+frutta) : alle 8.30 usciamo dal campeggio e alle 8.50 siamo parcheggiati di fronte alla stazione nel grande parcheggio completamente vuoto.

La Vale of Rheidol Railway (Rheilffordo CWM Rheidol) ha iniziato la propria attività nel 1902 ; inizialmente è stata costruita per il trasporto locale e commerciale (piombo e legno) , ma dal 1930 è diventata una ferrovia turistica.  Ha carrozze risalenti al 1920-1930, perfettamente restaurate, che ci porteranno nella Rheidol Valley, al confine meridionale delle montagne Cambrian , fino al Devil’s Bridge. 

Ci rilassiamo aspettando l’apertura del controllo biglietti ed aspettiamo il treno, guardando tutti i preparativi. Prima arrivano i vagoni passeggeri – trasportati da una vecchia motrice diesel – e ci sistemiamo nella carrozza panoramica aperta .   Poi arriva la motrice a vapore : brillante, con gli ottoni lucidati, sembra appena uscita dalla fabbrica. Ha già il carico di carbone, ma deve riempire i serbatoi dell’acqua (come farà per altre due volte durante il percorso). Macchinista e fuochista sono due ragazzi che si fanno notare : molto indaffarati in tutte le operazioni sul treno e sugli scambi, sono vestiti come 100 anni fa e sembrano usciti da un film. Mi viene da dire Di Caprio nel Titanic : e sono anche decisamente belli.   Il viaggio è lento e incantevole, accompagnato dagli sbuffi e dai fischi della motrice, e ci consente di gustare il paesaggio : veniamo abbondantemente ed allegramente innaffiati dalle gocce di vapore che escono dalla ciminiera della motrice.

All’arrivo abbiamo solo un’ora di tempo per visitare Devil’s Bridge , attraverso il percorso breve (e molto ripido), per cui dobbiamo andare veloci :  le cascate  si tuffano in una fenditura strettissima e verticale aperta dell’acqua nella roccia.  E sono scavalcate da tre ponti sovrapposti, ognuno ideato per sorreggere i transito dei mezzi del proprio tempo  : il più antico – Lower  Bridge – nell’ XI secolo ; quello intermedio – Middle Bridge – nel 1708 ; il più recente – Top Bridge – nel 1901. 

Chiamato : Punch Bowl Crochan y Diafol Afon Mynach (Calderone della ciotola del diavolo Mynach) per la leggenda sulla sua origine :  nell’XI secolo il diavolo visitò il Wales, trovandolo bellissimo . Vide una vecchia signora molto agitata perché la sua mucca aveva attraversato il fiume e non sapeva come farla tornare.  Il diavolo le disse che quello che le serviva era un ponte e lui lo avrebbe costruito per la mattina successiva . Quello che  chiedeva in cambio era solo il possesso del primo essere vivente che lo avesse attraversato. La signora accetto’, ma poi la notte capì che le sarebbe stato impossibile attraversare il ponte per andare a prendere la sua mucca.   Il mattino dopo vide il più bel ponte mai costruito ; fece per attraversarlo, ma prima di mettervi sopra il piede lanciò un pezzo di pane e il suo fedele cane si lancio’ come un fulmine a prenderlo.   Il diavolo arrabbiato disse : stupida stupida donna adesso dovrei prendere il tuo cane, ma io non ne farei nulla” , e svanì.  E da allora il diavolo – per la vergogna di essere stato ingannato da una vecchia signora – non si fece più vedere in Galles.   Ed è proprio il Lower Bridge ad essere stato costruito dal diavolo.

 

Alle 12.30 riparte il nostro treno : le carrozze del novecento erano più pratiche di quelle odierne : basta girare il poggiaschiena e si viaggia sempre in direzione di marcia. La locomotrice invece viene agganciata all’altro capo del treno ma girata al contrario, con il muso attaccato ai vagoni .  Il viaggio di ritorno ci fa sentire davvero in estasi , per il più bel picnic che avremmo potuto desiderare.

All’arrivo prendiamo un bel caffè in camper e decidiamo di andare a fare una passeggiata ad Aberystwyth : la Nina dopo l’esperienza del treno rifiuta di scendere dal camper guardandoci con un marameo . Passeggiamo tra i vicoli della cittadina che portano al mare : molti negozi vintage dall’aspetto un po’ trasandato, ma molto curiosi, dove cadiamo in tentazione : piatti vecchi, un anello celtico ed una maglietta per Gabriele, un cristallo che produce mille arcobaleni danzanti.   Ma arrivati al lungomare veniamo abbagliati dalla magnifica baia sulla quale si affaccia una lunga fila di alte case colorate ;  l’Old College dell ‘ Università  (meravigliosa la struttura in restauro) con le alte torri e comignoli circolari ;  la Chiesa di Saint Michel (bellissimo il soffitto a botte e le vetrate) dove si suona la batteria ; i ruderi del castello con il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, un angelo che dona la gloria dell’alloro ed una donna dal viso coraggioso protesi verso l’orizzonte .

 

Rientriamo al camper belli felicioni e partiamo .  In pochi minuti incontriamo un’auto medica che soccorre un signore incosciente caduto in mezzo ad un incrocio , superato il quale – nel giro di pochissimi secondi – avvistiamo una enorme colonna di fumo proveniente dal bosco dietro le abitazioni del paese con i camion dei pompieri a sirene spiegate  in arrivo.   Decidiamo molto rapidamente di trasferirci a Tywyn (Gwynned) , sul mare sperando di allontanarci da questa zona … oltre che di ammirare un altro tramonto rosso (che invece questa sera non ci sarà) .  Il tragitto lungo il largo estuario del fiume Dovey verso la baia di Cardigan si rivela inaspettatamente  spettacolare : un largo fiordo sabbioso, ricamato da bassi rivoli e piccole raccolte circolari di acqua , lungo oltre 10 km. Sotto la strada corre la linea ferroviaria che garantisce una visione ancora più spettacolare.   Arriviamo alla fine del paese alla ricerca del nostro parcheggio per la notte  : il parcheggio, sulla strada a fondo cieco, è compreso tra la grande spiaggia costeggiata da dune che erano alte solo due km fa, si sono gradualmente  abbassate per consentire il passaggio delle acque di un lago costiero (Afon Dysynni ) che tornano al mare. Anche qui corre la ferrovia, proprio in riva al mare. Alla fine della nostra passeggiata serale anche oggi abbiamo fatto 8 km.

Cena con crema di spinaci/funghi e wurstel.  E speriamo buonanotte : si è alzato un vento fortissimo che ci costringe a chiudere tutte le finestre e i pertugi. Dondoliamo parecchio . Buonanotte…. Speriamo.

Sabato 10 giugno 2023 . Ci svegliamo molto presto dopo una notte piuttosto movimentata : abbiamo dondolato sbatacchiati da raffiche di vento sibilante ed incessanti , che ci hanno svegliato ripetutamente.  Da internet vediamo che l’incendio di Aberystwyth è stato domato in serata, e le famiglie evacuate hanno potuto rientrare nelle proprie case.    Le notizie non sono incoraggianti :  l’ondata di caldo anomalo anche quest’anno sta provocando moltissimi incendi, oltre che problemi connessi alla carenza idrica che l’Inghilterra non è abituata ad affrontare.   Anche la Scozia ha registrato un incremento del rischio di incendi, che possono assumere proporzioni devastanti per la conformazione del territorio e la difficoltà di accesso a molte zone.  Anche gli uccelli sono disorientati da questi cambiamenti climatici : i puffin hanno disertato alcune isole e – pochi giorni fa – un pulcinella di mare è stato ripreso mentre galleggiava nel mare di fronte a Genova.  

Sarebbe bello percorrere il tragitto dell’estuario del fiume in treno, per ammirarlo in tutta la sua bellezza : l’ unica corsa che ci offre la possibilità di fare andata e ritorno velocemente è alle 8.17 dalla stazione di  Tywyn alla Dovey Junction.  Ma non riusciamo a fare in tempo, soprattutto per la difficoltà di parcheggio del nostro mezzo.   Peccato : cercheremo di godere del viaggio su ruote.   All’inizio corriamo separati dal mare solamente da pascoli affollati di pecore; poi iniziano le grandi dune costiere, che ospitano anche i green di un campo da golf.   Facciamo una passeggiata sulle dune verso la spiaggia, attraversando le rotaie della splendida linea ferroviaria litoranea. 

Superiamo poi Aberdovey (Aberdyfi) ed iniziamo a vedere lo splendido fiordo sabbioso rilucente sotto il sole con i rivoli ritmati, le linee sinuose, le pozze circolari della foce del Dovey che gioca  con le maree, che qui corrono rapidamente e possono sorprendere i camminatori .  Un vero incanto.

Ci allontaniamo dalla costa e ci dirigiamo verso l’interno e verso nord , su una bella strada panoramica che ci porterà ad entrare nello Snowdonia Natural Park, il territorio montuoso del Galles. Facciamo tappa al CAT (Centre for Alternative Technology) di Macynlleth, decantato da tutte le guide turistiche : già arrivarci è piuttosto complicato e la strettissima stradina di accesso (che abbiamo anche allungato perché abbiamo perso l’accesso principale, quasi invisibile ed impraticabile su una curva) non depone per un centro ad alta intensità di visita.  All’apertura del mattino siamo infatti in quattro gatti. Il centro è stato costruito recuperando il territorio di una antica cava di estrazione esaurita ; è stato pensato, voluto e realizzato nel 1974 da un gruppo di pionieristici difensori dell’ambiente che sono riusciti a catalizzare finanziamenti, contributo di volontari, collaborazioni scientifiche e tecniche prestigiose.   Si sale con un esemplare unico di  funicolare ad acqua:  la cabina che si trova in alto viene riempita di acqua per un peso superiore a quello presente nella cabina in basso che viene quindi trainata verso l’alto solo grazie alla forza di gravità del contrappeso.   Abbiamo ottenuto questa spiegazione solo all’arrivo e quindi mentre salivamo soli soletti nella nostra cabina traballante e cigolante guardavo preoccupata la cabina in discesa perdere vistosamente rivoli d’acqua, con una impennata delle ansie che mi assalgono quando non ho i piedi per terra.   Come la miniera su cui è nato, anche il centro sembra oggi un po’ ”esaurito” : ha un aspetto trascurato e dimesso, con ottime intenzioni solo talvolta compiute e realizzate (edilizia biosostenibile, metodi alternativi di coltivazione, dimostrazioni pratiche di leggi della fisica e fenomeni naturali inerenti la produzione/gestione dell’energia), ma spesso decisamente  superate e/o incomprensibili, oltre che confuse o carenti nella esposizione .  

 

Pranziamo con un burger vegetariano (Gabriele) con due contorni e con una zuppa di patate porri tarassaco ed orzo servita in una piccolissima ciotolina (Carla) – quasi un assaggio –  fortunatamente spendendo poco. Scendiamo poi al parcheggio attraverso un sentiero ripido che dovrebbe consentirci la visita alle capanne ecosotenibili (in realtà semplici alloggi in legno che ospitano scolaresche in gita) , con corrimano traballante,  e infestato da rovi .    Direi : addio a mai più.

Dopo il caffè ripartiamo dirigendoci a Porthmadog : facciamo una passeggiata in un bellissimo bosco di piante antiche ai piedi del Cader Idris (formazione rocciosa a semicratere, lasciata dall’ultima glaciazione), dove ci siamo fermati per puro caso : piante secolari e maestose e moltissimi rododendri in fiore. Purtroppo non riusciamo a fare l’escursione, che meriterebbe ma richiederebbe tutta la giornata, oltre che gambe decisamente più allenate delle nostre. 

 

Saltiamo senza ripensamenti  il villaggio di Portmeiron , patria delle celebri ceramiche , pure consigliato da tutte le guide (costo di accesso proibitivo ed impressione generale di estrema artificiosità).   Entriamo attraverso un rettilineo circondato da un alto muro di sasso dal lato mare ed una zona umida dall’altro, dove pascolano mucche che si fanno anche il bagno.   Non troviamo nessun parcheggio a Porthmadog (Portmadoc)  e siamo stanchissimi anche per la notte di scarso riposo, per cui decidiamo di entrare in campeggio.   Il cielo è nuvoloso, c’è una allerta gialla per possibili temporali (che oramai dopo l’alluvione dell’Emilia Romagna hanno il lugubre alone di potenziali eventi catastrofici e fanno paura),  un caldo afoso un po’ disturbante  : ci sembra il giorno giusto per rallentare e fare doccia, lavatrici, riordino sommario del camper.  L’accoglienza in campeggio (Tyddyn Liwyn Holiday Park)  – molto attrezzato ed organizzato –  è decisamente calorosa e disponibile.  Cena con gli avanzi di ieri e relax.  Inizia a piovere. Buonanotte (oggi 7 km).

Domenica 11 giugno 2023 . Durante la notte ha spiovigginato, a tratti ; noi abbiamo comunque riposato bene. Risveglio tranquillo : colazione poi decidiamo di andare a fare un giro a piedi . Raggiungiamo il mare attraversando un sentiero nel bosco che ci fa arrivare nel porticciolo di Borth-y-gest prosciugato dalla bassa marea del mattino.  Proseguiamo lungo il Coastal Path verso l’esterno della Tremadoc Bay , superando dall’alto alcune spiagge con scogli affioranti . Arriviamo al Porthmadog Golf Club, sulle dune in riva al mare dietro alla spiaggia di Morfa Bycham ; i green sono tutti yellow e fanno un po’ impressione. I giocatori di golf si allenano su sterpaglie gialle e si muovono tranquillamente in quello che sembra un campo da golf nel deserto piuttosto che nel Galles. L’utile applicazione delle mappe che cerca i mezzi di trasporto disponibili indicando orari e pensiline, ci informa che fortunatamente c’è un bus che ci riporterà in paese ; la prima corsa disponibile è però dopo un’ora per cui propongo di andare a prendere qualcosa al club del golf . Mattarelli protesta, con la vena critica che si scatena nelle condizioni di fame : “è un club, non ci fanno neppure entrare”.  All’ingresso c’è anche un cartello che definisce i criteri del dress code, sui quali sorvolo perché oggi sono elegante nel mio vestito a sacco color talpa, arricchito da collane e sciarpa.  In realtà la signorina al bar è gentilissima e mi mostra un menù che leggo per la prima riga : full english breakfast a 7,50 sterline, servita fino alle 13.   Perfetto due full con 1 diet coke e 1 small beer.   Arriva tutto in un battibaleno e – non so se è per la fame o per il contesto golf club – ma è tutto buonissimo . Anche la Nina ottiene una delle mie salsiccette.  Riusciamo a finire tranquillamente giusti giusti per l’arrivo del bus che ci porta comodamente a Porthmadog dove facciamo un giro (breve) nei negozietti turistici ; le mucche,  che ieri abbiamo avvistato nell’Afon Glaslyn  (l’area lagunare che costeggia la High Street, il rettilineo di accesso al paese riparata da un alto muraglione dal lato del mare e della ferrovia)  placidamente immerse nei canali per rinfrescarsi ,  oggi stanno ancora ruminando sui prati. 

Il caldo afoso ed i km macinati (spesso su fondo sabbioso) ci orientano a salutare la cittadina e rientrare in campeggio.  Prendiamo un altro bus che ci porterà quasi al campeggio : l’autista premuroso del bus precedente – che avevamo erroneamente ripreso – ci accompagna sul bus giusto e spiega all’autista dove dobbiamo scendere .  Dobbiamo dire che la cortesia e la gentilezza dei gallesi sono sempre straordinarie.

Decidiamo di saltare la stretta penisola di Aberdaron e di dirigerci a Caernarvon (Caernarfon) , dove visiteremo l’omonimo castello, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.   L’arrivo è spettacolare, in quanto troviamo percheggio proprio di fronte all’ingresso del castello  :  imponente, si fa ammirare da ogni lato del paese, molto particolare ; il nucleo storico è racchiuso in una cerchia di mura medioevali intatta.   Passeggiamo per le strade oramai quasi deserte recuperando tra i vicoli due bei bicchieri abbandonati. I negozi hanno già chiuso, ma avvistiamo alcune tappe del giro di domani mattina.   Il nome del paese significa “Castello nella regione di fronte ad Anglesey”, che effettivamente vediamo stagliarsi di fronte al nostro parcheggio fortunato proprio di fronte al castello.   La cittadina sorge su un antica fortezza romana, chiamata Segontium, e su un successivo forte normanno.  Qui risiede la maggior comunità  del Wales che parla in gallese , ed effettivamente anche i bambini che incontriamo parlano il gallese ( o meglio il cofi, un dialetto locale che è una miscela di inglese e gallese)  ; la città è il punto di raduno per la causa del nazionalismo gallese (l’equivalente di Pontida per la Lega) . Nel 1911 un deputato di questa contea ebbe l’idea di tenere l’investitura del nuovo Principe di Galles proprio nel Castello di Caernarfon, credendo che ciò avrebbe aiutato a calmare il fronte nazionalista, incitando un sentimento patriottico monarchico e britannico. E qui infatti furono investiti il futuro re Edoardo VIII,  e nel 1969 il presente re Carlo III, con una cerimonia in cui parlò in lingua gallese .

Il castello è il monumento di maggior interesse della città : venne fatto costruire da Edoardo I dal 1283 al 1323, dopo aver conquistato la regione del Galles, che aveva precedentemente cercato di acquistare dal suo principe Llywelyn ap Gruffyd per la somma di mille sterline  : il principe rifiutò, per cui venne catturato con l’inganno e giustiziato, così come il fratello che cercò di continuare la lotta per difendere la propria indipendenza.  Edoardo fece costruire una serie di castelli che circondavano la zona di maggior resistenza, per controllare militarmente il territorio : Caernarfon, Convoy, Beaumaris, Harlech.   L’ architetto che progettò il castello e le mura della città , James of St. George, si ispirò alle mura di Costantinopoli, essendo stato Edoardo un crociato : costò 25.000 sterline, corrispondenti ad un anno di entrate della tesoreria reale, una somma enorme a quell’epoca.  Mentre l’esterno è tuttora intatto, gli interni non sono mai stati completati.   La gloria del castello è simboleggiata dalla Eagle Tower, la Torre dell’Aquila, un maestoso torrione  con quattro vicine torrette, sormontate da corone : mai nome fu più azzeccato, infatti io sono rimasta 5 minuti a cercare di fotografare “il rapace … un grande falco, forse un’aquila” che ho avvistato in cima alla torre, per scoprire che si trattava di una corona .   Ed è proprio in questa splendida torre che i più illustri ospiti hanno riposato.   Edoardo I e la moglie Eleanor I vennero a Caernarfon per la prima volta nel 1283 ; dormirono in un appartamento di legno che ora si trova nel cuore del castello ; quando tornarono la primavera successiva abitarono già alcuni locali della torre, non ancora terminata, e la regina partorì proprio qui – non casualmente-  il figlio Edoardo (che sarebbe diventato re Edoardo II) nell’aprile del 1284 ;  nel 1301 fu presentato alla nobiltà gallese come il principe “nato in Galles che non avrebbe mai parlato una parola di inglese” : la verità era che Edoardo fu il primo Principe del Galles di origine inglese e tutti i terreni ed il denaro della corona gallese erano ora di sua proprietà .  Da allora, per ottocento anni, il titolo di Principe del Galles è stato assegnato al figlio maggiore del monarca britannico.  Le vicissitudini della regina non finirono qui : per 15 mesi – durante i quali diede alla luce il secondo figlio che morì a soli 8 mesi – fu incarcerata nel castello, a seguito della sconfitta del re aggredito dai rivoltosi guidati da Enrico III , che per alcuni mesi conquistò il potere ; in seguito nel 1272 partecipò alle Crociate in oriente insieme al marito per due anni.

Anche sul piano militare rappresentava una fortezza difensiva di grande importanza : nel 1404 respinse l’esercito di Owain Glyndwr con una guarnigione di soli 28 uomini ; nel 1646 invece resistette a tre assedi durante la guerra civile prima di arrendersi a Cromwell .

Il castello richiamava anche il mito gallese di Macsen Wledig che sognò una grande fortezza –  “la più incantevole che il mondo avesse mai visto”  – alla foce di un fiume.  Così Caernarfon è il castello dei sogni,  una leggenda diventata realtà : dopo oltre 700 anni è ancora un simbolo dell’immaginario come nessun altro castello gallese. 

Il castello ospita oggi anche il Museo del Corpo dei Fucilieri Reali Gallesi, e ne percorre la storia di oltre 300 anni di servizio in tempo di pace e di guerra, in Gran Bretagna e nel mondo.

Siamo pronti per la visita di domani mattina.  Buonanotte.

Lunedì 12  giugno 2023 .  Risveglio tranquillo, come al solito oramai. Siamo tra i primi visitatori del castello : costo del biglietto aggressivo (12.50 a persona, però il libricino descrittivo è “in omaggio” ) .

La salita al primo piano è comodissima con uno splendido ascensore : poi iniziano i guai . Il castello è un insieme di torrioni, il più alto la Eagle Tower che contiene anche l’appartamento del re, e la visita consiste nello scalare le vertiginose e strettissime scalette a chiocciola in pietra che si arrampicano in ogni dove, con passaggi bloccati probabilmente a scopo difensivo, ed obbligo di salita e discesa multipla …. Dopo le prime due torri un incubo: saliamo e scendiamo scalette interrotte da camminatoi, balconi, anguste stanze . Alla quarta torre, ognuna delle quali circondata da quattro torrette svettanti …. ci arrendiamo.   Non ce la facciamo fisicamente più : non è una visita, è una scalata molto faticosa.  La struttura del castello è bellissima ed ancor di più il panorama che si conquista quando si arriva in cima. 

Passeggiamo per il paese, e non resistiamo al menù del pub Black Boy : due zuppe del giorno (carota) e una zuppa di pesce da dividere. Tutto ottimo, anche se un po’ costoso.

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