IL NOSTRO VIAGGIO IN GALLES e nella COSTA DEL NORFOLK : giugno 2023. Capitolo 5 .

Capitolo 5 : isola di Anglesey, Llanfair PG, Beaumaris , Penmon Priory, Puffin Island, Red Wharf Bay, South Stack, Hut Circles, St Cybis’s Church di Holyhead, Bryn Celli Ddu, Conwy, Llanduno,

Torniamo al camper per la siesta ed il caffè ; poi partiamo diretti all’  isola di Anglesey ( Ynys Mon ), salutando il grande Carnaefaron Castle.  Dopo una spesa veloce ad un Tesco, attraversiamo il Britannia Bridge (Pont Britannia)  : inaugurato nel 1850 , è un ponte ad arco a quattro campate, lungo 460 metri, inizialmente dedicato solo al traffico ferroviario. Nel 1970 venne ricostruito a seguito di un incendio che danneggiò irreparabilmente la struttura portante.

L’altro ponte, il Pont Grog y Borth  (Ponte sospeso sul Menai) è il più antico : lungo 417 metri,  è stato inaugurato nel 1826 dopo 7 anni di costruzione. E’ stato il primo ponte sospeso al mondo costruito per sostenere il traffico pesante.  Ha due torri piantate sui due lati dello stretto, sulle quali sono tirate 16 enormi catene di acciaio di 522 metri ciascuna, che sostengono la campata centrale di 176 metri.   Infatti a causa delle alte rive e del rapido flusso di acqua nello stretto , sarebbe stato difficile e poco sicuro costruire moli sul letto sabbioso del mare ; inoltre serviva un ponte abbastanza alto (30 m sopra l’alta marea) da consentire il passaggio di navi molto grandi .   Prima di questo ponte vittoriano l’isola di Anglesey era collegata alla terraferma solo da un traghetto ; su un piccolo promontorio sotto il ponte ci sono ancora i resti di una piccola cappella del XIV secolo fondata sulla precedente del 630 d.C., dedicata a San Tesilio , dove i viaggiatori potevano riposare e pregare o ringraziare per una traversata sicura.

Arriviamo sull’ isola di Anglesey e siamo accolti dal paese con il nome più lungo al mondo : sulle mappe viene usato il diminutivo Llanfair PG (Pwllgwyngyll) , al posto del nome completo :

LLANFAIRPWLLGWYNGYLLGOCERYCHWYRNDROBWLLLLANTYSILIOGOGOGOCH

La stazione dei treni, nella piazza che ospita anche l’ufficio turistico, è meta di pellegrinaggio fotografico : impossibile rinunciare ad una foto ricordo. Inizialmente si chiamava Llanfairpwll ; ma nel XIX secolo un sarto fantasioso cucì al resto la bazzeccola di 46 lettere (41 in gallese), ed il consiglio cittadino lo istituì per “avere il nome più lungo di una stazione ferroviaria in Gran Bretagna” .   Il nome significa : “Chiesa di Santa Maria nella valletta  del nocciolo bianco presso il gorgo della rapida e la Chiesa di San Tysilio con la grotta rossa”. Impronunciabile per chiunque tranne che per i gallesi .  

LLANFAIR : St. Mary’s Church

PWLL : in the hollow

GWYNGYLL : on the white hazel

GOCER : near

Y CHWYRNDROBWLL : the rapid whirpool

LLANTYSILIO : and the Church of St. Tysilio

G OGO GOCH : with a red cave

Percorriamo una bellissima strada tra alberi secolari ed arriviamo a Beaumaris (Bywmares) , dove – secondo colpo di fortuna in due giorni – troviamo un parcheggio nei pochi posti sul porticciolo vicino al Pier (sono appena scoccate le sei, e proprio adesso inizia il parcheggio gratuito senza divieto di sosta notturna fino a domani mattina alle 8).    Passeggiata tra le case colorate del paese e sul lungomare che abbiamo visto tra le foto iconiche del Galles, attorno al castello circondato da fossato,  uno dei cinque dell’anello di ferro inglese costruito da Edoardo I a presidiare il Galles, anche questo nel novero del patrimonio UNESCO . 

Cena tranquilla in camper , mentre ammiriamo le luci mutevoli del tramonto , tra le quali si profilano nuvoloni scuri.  I  gabbiani iniziano a volare altissimi con alte grida : infatti inizia a piovere quando siamo pronti per andare a nanna.   Buonanotte mondo.

Martedì 13  giugno 2023 .  Stanotte pioggia , e anche questa mattina qualche gocciolina . Risveglio e colazione, trasferimento di parcheggio (dietro al castello), perché qui al porto – nonostante la grande disponibilità di ampi spazi –  di giorno si può sostare solo un’ora.  Passeggiata a Beaumaris, in particolare alla Eglwys S. Mair a Niclas (Chiesa di Ss. Maria e Nicola) : chiesa edificata nel 1330 subito dopo il castello, dedicata a Maria e a San Nicola  protettore dei marinai, in quanto a quei tempi la città era un importante porto. Bellissime vetrate raccontano episodi della vita di Cristo . Qui hanno trovato sepoltura o memoria le 270 persone morte o disperse nel più grande naufragio di civili della storia britannica, avvenuto il 17 agosto 1831 : la nave era sovraccarica ed il capitano ubriaco mancò il porto, non riuscì a governare la nave nel mare in tempesta e si schiantò su Puffin Island .

Ed è proprio in seguito a questo disastro che una Lifeboat fu dislocata a Penmon nel 1832 ; ed è proprio nella moderna sede di Lifeboat che ci fermiamo per prendere alcuni regalini, e contribuire alla raccolta fondi di questo corpo di soccorso in mare quasi  interamente formato da volontari .  Siamo quindi pronti per partire con il nostro secondo viaggio in barca – piuttosto movimentato – questa volta alla scoperta di Puffin Island : avvistiamo una nutrita colonia di foche grigie, una delle quali viene vicino alla barca proprio a salutarci.  Moltissimi razorbills, puffin, gabbiani di varie sottospecie, cormorani …. In quanto l’isola è rimasta un importante centro di nidificazione di uccelli migratori o residenti.   Fotografo centinaia di razorbills e di urie che affollano (in modo incredibile) le scogliere : tutto fuori fuoco o mosso. Impossibile fotografare i puffin : troppo troppo troppo veloci e mare/barcone troppo movimentati.    Chapeau !

Sono talmente sconfortata che chiedo al sig. seduto dietro di me , ed armato di un teleobiettivo esagerato, di mandarmi alcune fotografie dei puffin : e con una cortesia estrema alcuni giorni dopo riceverò alcune belle foto. 

Rientriamo e decidiamo di dirigerci verso l’area di sosta che abbiamo visto di fronte a Puffin Island, sorvegliata da un bel faro solitario bianco e nero .   Pranziamo subito prima della Penmon Priory , affacciati ad una bellissima spiaggia e in compagnia di decine di pecore belanti e oche canadesi.   Siesta e visita alla Chiesa di Penmon e ai resti del monastero fondato da St. Seriol,  eremita sepolto a Puffin Island.  La chiesa – con bellissimo soffito in legno –  ospita belle vetrate, due croci celtiche e un antico organo.  E’ attaccata ad una incantevole casetta circondata da piante e fiori.     Di fronte una strana costruzione quadrata ospita una enorme piccionaia , che poteva accogliere oltre 900 nidi .

L’atmosfera poetica del luogo è decisamente rovinata dalla coppia che – cucinando una grigliata – riscuote il pedaggio per accedere all’area di sosta affacciata a Puffin Island : presentano tutto ciò che si oppone radicalmente alla poesia, bellezza e gentilezza.    Ripetono meccanicamente con intercalare sospetto e irritato che se ci fermiamo anche domani mattina dovremo pagare due giorni di sosta… Nonostante la disponibilità di altro posto, hanno parcheggiato la propria auto (ricoperta di adesivi rossi ed argentati, con decoro ispirato alla roboante velocità) proprio di fronte all’ingresso della antica piccionaia : e gridano grida grevi rendendo spessa anche l’aria  ;  seppure chiusi in un angusto capanno di legno riescono a rendere inquieta l’atmosfera spirituale del luogo.

Il luogo dove parcheggiamo per la notte  è però incantevole : un vero e proprio nido verde circondato da un faro che si erge solitario e coraggioso nel mare , una enorme spiaggia di sassi che giocano con le onde , una vicina isola di nidificazione da cui provengono le voci di mille e mille uccelli ….   Non vogliamo davvero niente di più.      Buonanotte.  ( Oggi pensavo quasi nulla e invece : 7 km. )

Mercoledì 14  giugno 2023 . Notte molto riposata, per fortuna : non lo sappiamo ancora, ma ci aspetta infatti una giornata abbastanza faticosa.   Abbiamo un programma poco dettagliato : vorremmo fare il giro dell’isola, anche se i punti di interesse – per noi turisti molto nomadi – sono in realtà pochi .   Ripercorriamo la via di accesso al nostro nido notturno, fermandoci a fare qualche foto alla Penmon Priory, illuminata perfettamente dal sole a est : peccato io abbia completamente sbagliato l’impostazione della macchina fotografica.  Mentre sto passeggiando attorno alla chiesa, mi rendo conto che – dove ieri c’era la grigliata della coppia al pedaggio – c’è anche l’accesso al sito dell’eremita St. Seriol, commovente nella sua estrema semplicità : un riparo minuscolo, una camera con alcune mensole intagliate nelle pietre del muro, ed una vasca per la raccolta di acqua al centro del pavimento. All’esterno una piccola panchina di pietra.

Siamo pronti per partire : decidiamo di dirigerci alla Red Wharf Bay (Traeth Coch ) , ampia baia sabbiosa nei pressi di Pentraeth e Benllech .   Quando diciamo ampia non rendiamo perfettamente l’idea : 4-5 Km di profondità ed altrettanti di larghezza.  Passeggiamo nei boschi fino ad entrare nella baia, che ha l’aspetto di un deserto che termina all’orizzonte con la sottilissima linea blu del mare.  Circondata da un tappeto di erbe salmastre che la separano dai boschi, l’enorme distesa di sabbia – a perdita d’occhio – risulta disorientante. Per quanto camminiamo – in varie direzioni – sembra che non ci spostiamo mai, e non raggiungiamo nessuna meta verso cui ci dirigiamo. Ci viene anche timore di essere colti dalla crescita della marea, come molti avvisi ricordano. La Nina apprezza moltissimo il luogo, correndo allegramente ed attraversando le pozze di acqua che le rinfrescano le zampe.  Alla fine abbiamo fatto 9 km e al rientro in camper siamo stremati.   Incuriositi ancora dal mare, a cui non siamo riusciti ad arrivare (e neppure ad avvicinarci a sufficienza), decidiamo di andare a Benllech, piccolo paese affacciato alla baia ma più vicino al mare.   Arriviamo e ci concediamo un bel gelato ; da un pannello informativo apprendiamo che il territorio è un’area di elevato interesse geologico (SSSI : site of special scientific interest ; RIGS : regionally important geodiversity site )  .  Le rocce di Anglesey raccontano la storia della terra da 500 milioni di anni ; l’UNESCO le ha per questo conferito il nome di Geo-Mon , territorio di interesse speciale del Global Geopark .  Sotto la scogliera dopo il paese si trovano particolarissime formazioni rocciose, le sandstone pipe , cilindri o coni di arenaria marrone che si elevano dal circostante calcare grigio.

https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiG1NeqieCFAxWB8AIHHRwlAqMQFnoECBMQAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.geomon.co.uk%2Fwp-content%2Fuploads%2F2022%2F01%2FEarth-Heritage-56-GeoMon.pdf&usg=AOvVaw0h6uQlVUPz7dXAg5_kkSTu&opi=89978449

Ovviamente partiamo alla ricerca delle formazioni , che però non troviamo, nonostante il giro della collina e la passeggiata in spiaggia sotto la scogliera verticale dove dovremmo vederle.  Forse ne avvistiamo una isolata nella baia, ma non è certo … Insomma alla fine abbiamo fatto 11 km in salita, in discesa, sulla sabbia, nella sabbia bagnata….  Sempre con il timore che ci raggiunga l’alta marea, che invece arriverà solo dopo le 9 di sera.

Decidiamo che la giornata turistica è finita (sono oramai le 7 di sera) e vorremmo dirigerci alla prossima sosta notturna … ma salta la linea telefonica e di conseguenza il navigatore . Sbagliando ripetutamente strada, come succede solo quando si è molto stanchi, riusciamo ad arrivare al campeggio a Caergeliog, alle soglie di Holyhead.  Percorriamo un tratto di autostrada che – dopo le stradine one way strettissime che abbiamo attraversato in questi giorni – fa quasi impressione.   Varie operazioni (pappa della Nina, cena, docce, shampo) con il miraggio del letto.    Buonanotte velocissima.

Giovedì 15  giugno 2023 .  Dormiamo benissimo : al risveglio operazioni di pulizia/carico/scarico/riordino del camper. Scopriamo che il campeggio dove ci siamo fermati è un campeggio per soli adulti, cosa che non ci era mai capitata .  Tutto automatizzato, dal wifi compreso nel prezzo, al pagamento via mail, al caffè della macchinetta con pagamento con carta di credito (2,5 sterline).    Sono benvenuti i cani (per i quali c’è anche una favolosa doccia, oltre che un’area di gioco) , ma non sono ammessi i bambini.   Un po’ insospettiti, decliniamo i gentili tentativi di approccio di altri campeggiatori e salutiamo tutti.

Ci dirigiamo verso Trearddurr, che ci offre una bella spiaggia per una giornata di meritato relax in attesa di realizzare il nostro piano : arrivare al South Stack Lighthouse – incantevole scoglio panoramico con il faro dell’immagine iconica forse più famosa del Galles – al tramonto in modo da riuscire a parcheggiare proprio sopra il faro dove ci sono solo 5-6 posti, con mirabolante vista panoramica.  Ma i nostri piani falliscono per assenza di parcheggio ; in tutti i parcheggi troviamo il cartello “no overnight camping”, che Gabriele come al solito propone di ignorare.   La cosa ci preoccupa un po’ perché se non troviamo parcheggio neppure a distanza, figurati nel punto più gettonato dell’isola… Non demordiamo: decidiamo di prendere il toro per le corna e rischiare .  Quindi andiamo direttamente a Holyhead (Caergybi); pensiamo di fare un po’ di spesa (frutta, verdura, un po’ di pesce…) in modo da essere equipaggiati per una eventuale sosta lunga.  Qui si verificano altri imprevisti : il comandante pilota prima prende una strada tenendo la destra (con sconcerto e sfanalamenti dell’auto che ci viene incontro), poi – ancora frastornato – taglia netto un incrocio invadendo la corsia contromano con strombazzamenti generali.   Per finire dopo tre giri non riusciamo a trovare l’ingresso del parcheggio del supermercato… per cui cambiamo supermercato.  Sempre più frastornati prendiamo il carrello per handicap, che si guida al contrario, pertanto per non inciampare in continuazione, decidiamo di cambiarlo. Ritorniamo fuori e ripartiamo da zero : riusciamo però nell’impresa di fare la spesa, a parte il freddo siberiano che regna nel grande supermercato.  E adesso via, vento in poppa, verso South Stack (Ynys Lawd) , il punto più panoramico del promontorio che ospita il grande faro : il paesaggio è bellissimo, abitato – oltre che dai consueti greggi di pecore e branchi di mucche – anche da moltissimi cavalli che corrono liberi nelle loro ampie colline recintate da muretti in pietra.   Arriviamo ai parcheggi precedenti il faro e ci rendiamo conto che sono già tutti pieni, per cui è inutile proseguire verso quelli più avanti ; entriamo nell’unico in cui ci sono posti disponibili, il più distante, e parcheggiamo perfettamente.   Ma dobbiamo anche qui ricominciare tutto daccapo perché il parcheggio per la giornata costa 15 sterline, con l’unica opzione di pagamento in monete (che non abbiamo in tale quantità).   Quindi ritorniamo a ritroso all’ultimo farm campsite che abbiamo incrociato (e memorizzato) – poco più di un chilometro indietro – ed entriamo : apriamo il pesante cancello per il bestiame e parcheggiamo (con qualche cardiopalmo dovuto alla pendenza del terreno, che ci fa temere il ribaltamento).   A questo punto si tratta solo di trovare il fattore, che non è nella vicina fattoria e non risponde a nessuno dei numeri di telefono indicati.  Decidiamo di procedere con il pranzo (oramai sono le 13.30) e di attaccare la corrente elettrica.   Mentre facciamo la siesta arriva il fattore che ha un’aria molto bonaria ed affidabile e ci chiede un pagamento modesto (18 sterline, compresa pendenza ed elettricità) : ci ascolta perplesso quando gli raccontiamo il nostro piano segreto (uscire al tramonto e parcheggiare sopra al faro per la notte) e con un sorriso intenerito e compassionevole ci dice che qui non esistono parcheggi notturni per camper , anzi per nessuno perché tutti i parcheggi sono no-overnight.

Conquistato il nostro posto per la notte, partiamo per l’escursione della giornata, all’alba delle 15.30.

Appena possibile prendiamo il fedelissimo Coastal Path che ci promette immediatamente un punto panoramico : il sentiero è davvero vertiginoso, a picco sulla scogliera e senza protezione .  Ma il panorama è incantevole : tra le foto che facciamo estasiati (e in controluce) scopriremo di aver ripreso una intera parete rocciosa ricoperta di urie (che non avevamo visto).    Arriviamo alla Ellin’ s Tower (rspb) dove una gentile signora ci informa che le scogliere sono un importante sito di nidificazione di molti uccelli, compresi i puffin che potremmo vedere nella discesa al faro e ci indica la zona .   Rinvigoriti dalla informazione riprendiamo la salita e arriviamo all’imbocco delle scale che scendono VERTIGINOSAMENTE al faro (che però oggi è chiuso, pertanto non è possibile accedere all’isola su cui sorge).   Iniziamo la discesa e la ricerca dei puffin : avvistiamo inizialmente centinaia di urie e razorbills, ma nessuna traccia degli sfuggenti  puffin.   Comunque è bellissimo vedere la potenza di queste enormi colonie di uccelli che nidificano e si riproducono rispondendo ad un istinto di conservazione e sopravvivenza potentissimo : attraversano oceani senza bussola , sfidano la furia del clima e le avversità del loro viaggio, portando avanti la loro missione di vita .   Ad un certo punto, rispondendo ad un richiamo che noi non avvertiamo – forse un branco di sardine –  un intero gruppo di decine e decine di  urie si lancia all’unisono in mare da uno scoglio piatto, quasi una coreografia .  Registriamo anche il concerto di strida che riempie l’aria .  Ad un certo punto, chiedendo informazioni a tutti i fotografi che come me sono piantati sulle curve della scalinata affacciate alla scogliera alla ricerca dei puffin, riesco ad avvistarli ad una distanza che potrebbe essere di 50 metri. Se ne stanno rintanati nei nidi, scavati nel terreno e protetti dai predatori e dalle intemperie, ed escono per lanciarsi in mare alla ricerca di sardine : ed è in questi momenti di attesa del lancio, o del ritorno del compagno/a che riesco a riprenderli.  Ed è una emozione fortissima, che mi tiene incollata alle pietre della scalinata per oltre due ore : e potrei rimanere lì fino a che c’è luce … ma Gabriele e la Nina con forti proteste mi sradicano . Nell’ultima curva e nelle ultime riprese faccio il colpaccio: avvisto tre puffin che passeggiano dondolando tutti insieme e si lanciano sguardi incrociati per capire quando lanciarsi dalla scogliera . GRAZIE AMICI.

Mentre torniamo vedo un cartello sul lato interno della strada, che già all’andata aveva attirato la mia attenzione : Hut Circles . Ancient Monument (Capanne circolari. Monumento antico). Cylchoedd teuluol (Cerchi famigliari ) .   In mezzo ad un prato di felci che si perde all’orizzonte ci sono i resti di un intero villaggio di agricoltori dell’età del ferro, che hanno iniziato a costruire le loro abitazioni in legno circa 5000 anni fa ; da 3000 anni fa la struttura di base, sempre circolare, venne costruita in pietra e sosteneva un tetto di legno. In questo sito ci sono ancora 20 basi di queste abitazioni di un villaggio  . Si pensa che le strutture circolari fossero le abitazioni, mentre quelle a forma piu’ stretta ed allungata fossero i ripari per gli animali ed i magazzini (per orzo, grano, avena )  ; gli abitanti di questi villaggi avevano tutto ciò che serviva per vivere (carne, pesce, cereali) : le monete romane trovate in una di queste abitazioni, dimostrano che la famiglia residente intrattenne un commercio con i romani per almeno un secolo.

Alle 9 siamo in camper per la cena : pienamente soddisfatti riguardiamo orgogliosamente le nostre foto dei puffin e delle scogliere.   Buonanotte (oggi 8 km. tutti in vertiginosa salita o discesa, quindi valgono di più).

Venerdì 16  giugno 2023 . Risveglio tranquillo, senza fretta : oramai siamo pienamente entrati nel mood vacanziero e quindi “va sempre bene”.   Decidiamo di tornare sulla grande isola, ma ad un certo punto facciamo retromarcia e torniamo a Holyhead  (Caergybi) per vedere la St Cybis’s Church : è intitolata al santo cugino di St. David santo patrono del Galles, amico di St. Seriol (Penmon), predicatore della cristianità in nuovi territori , fondando varie chiese.  La leggenda narra che St. Cybis camminasse verso est il mattino e verso ovest il pomeriggio ; il contrario St. Seriol . Di qui il detto “Pallido Seriol e abbronzato Cybi”.  E’ una chiesa costruita sull’insediamento di un forte romano, di cui conserva ancora le imponenti mura di cinta : incredibilmente qui lo spirito ha sostituito la guerra …. Inoltre è stata la prima scuola ad impartire una educazione di base ai ragazzi di Holyhead, sin dal 1748.     INCANTEVOLI le bellissime vetrate della Stanley Chapel della scuola preraffaelita di William Morris (gli angeli con gli strumenti musicali sono di suo disegno), che ci hanno costretto a ritornare .

Mentre usciamo vediamo un bellissimo edificio alle spalle della chiesa : andiamo a curiosare e scopriamo che è il vecchio mercato coperto vittoriano completamente e magnificamente restaurato e convertito a biblioteca, ufficio informazioni, sede per incontri culturali (Holyhead Lybrary, Market Hall) .   Gli spazi di lettura sono semplici, funzionali e accoglienti : piccoli salottini con poltroncine, divani, tappeti morbidi, una bella luce naturale che entra dalle ampie vetrate del soffitto.  Insomma la biblioteca più seduttiva che abbiamo mai visitato : viene proprio voglia di sedersi e leggere qualcosa.  Il tutto completato dalla gentilezza sorridente delle signore che ci accolgono e ci danno le informazioni di base, orgogliose di partecipare alla bellezza (di forma e di contenuti) del luogo : e questo ricordo (pensiero, immagini..)  ti si pianta in testa come un seme .  Tanto che questa sera sento la necessità di scrivere una lettera di ringraziamento all’indirizzo mail della libreria.  

A questo punto ci dirigiamo alla seconda meta : la Bryn Celli Ddu, burial chamber preistorica (costruita nel Neolitico, 5000 anni fa). Ma sulla strada incontriamo il Red squirrel wood (Bosco dello scoiattolo rosso) : con un nome così come possiamo non fermarci per il pranzo all’ombra ?   Infatti fa parecchio caldo, afoso e minaccia pioggia.

Riprendiamo il percorso ed arriviamo in un battibaleno al sito preistorico , parcheggiando trionfalmente nell’ultimo posto rimasto.  Percorriamo il vialetto tra i campi ed arriviamo alla camera sepolcrale : in pietra ricoperta completamente di terra ed erba, circondata da un fossato e da un rilievo circolare, punteggiati da pietre.  L’apertura è sincronizzata con l’alba del giorno di mezza estate : infatti, oltre ad un significato spirituale di auspicio per il defunto, la camera aveva anche la funzione di calendario astrale e per le coltivazioni.  Dentro la camera principale si erge un alto menhir di pietra, ed altri due più piccoli sono incastonati su una delle pareti del piccolo corridoio di accesso.   

Dopo una breve sosta nell’area panoramica che consente di vedere i due ponti dell’isola di Anglesey ( Menay Suspension Bridge e il Britannia Bridge ) , e l’isola abitata che rimane al centro del canale  (Ynys Gored Goch)  e non viene spazzata via dalle forti  (e visibili) correnti delle maree : gored è infatti una trappola per la pesca che funziona incastrando il pesce sotto una pietra.

Arriviamo quindi al Penrhyn Castle, entrando trionfalmente dall’arco di accesso principale, che stranamente troviamo ancora aperto alle 17 : speriamo ci chiudano dentro e risolvano in questo magnifico modo il problema della sosta notturna, ma  veniamo inseguiti da un custode che ci informa che tra pochi minuti il cancello chiuderà e quindi dobbiamo uscire velocemente. Riusciamo solo a vedere un po’ del parco di alberi secolari bellissimi, che circondano e proteggono il castello da sguardi indiscreti (e senza biglietto di accesso, piuttosto costoso : 14 sterline a testa, che però consentono di visitare anche il museo del trasporto ferroviario).   Decidiamo di proseguire quindi verso la prossima tappa, Conwy , dove ci attende il più imponente dei castelli della cintura di ferro di Edoardo I.   L’autostrada corre lungo il tratto di costa affacciato su Beaumaris fino a  Puffin Island , con una sconfinata bassa marea  ricamata sulla sabbia.   Piove e il panorama è davvero romantico : io mi fermerei per una serata di letture tranquille, ma il pilota comandante – dopo tanti giorni di one-way strettissime – finalmente gusta il piacere di belle e larghe strade a 3-4 corsie.

A Conwy comunque torniamo alla cruda realtà stradale gallese e non troviamo alcun parcheggio che consenta la sosta notturna al nostro camper , oltre che lavori stradali che provocano una lunghissima coda di accesso alla cittadina.   Quindi siamo costretti a cercare il campeggio più vicino (farm campsite) , che si rivela molto accogliente, ma senza nessuno nella farm. Contattiamo il numero telefonico indicato (Mike), al quale risponde una segreteria che invita a fare la prenotazione online : la facciamo ed entriamo nell’area late arrival, incoraggiati da un altro camperista nella nostra situazione che ha ricevuto queste indicazioni telefoniche (ci dice che a quest’ora il telefono non prende più perché è in un pub, nella tasca del simpatico Mike che si gusta una o due belle birre di fine giornata in buona compagnia…).   Comunque : no problem, you’re welcome… Quando il farmer arriva sorridente e rilassato, ci dice che possiamo rimanere esattamente dove ci siamo accampati, perché “sorry, the camping is full” (anche se a guardarlo, non si direbbe proprio, con 4 camper disseminati in un grandissimo pratone).   Ma perché faticare, se si può tranquillamente sorseggiare ?  Direi che in fondo è una filosofia di vita ….

Bene : anche oggi siamo pronti per la buonanotte .  Solo 4 Km. a piedi.

Abbiamo corso avanti e indietro tutt’oggi, recuperando cose perse per la strada  :  già se ci organizziamo non siamo velocissimi, ma se ci rilassiamo troppo siamo veramente finiti e prevedo che festeggeremo il Natale in Galles.

Sabato 17 giugno 2023 .  Oggi tempo uggioso, sembra. Viste le difficoltà del traffico legate ai lavori stradali che rallentano con lunghe file il traffico a Conwy, decidiamo di visitare prima la cittadina costiera di Llanduno – oramai a pochi chilometri dal nostro campeggio –  e di fermarci poi al ritorno a Conwy (dove prevediamo solo una breve sosta per vedere castello e ponte sospeso).   Llanduno (Landudno)  si rivela non una piccolo centro di 14.000 abitanti (come Fino Mornasco) ,  ma una vera e propria cittadina (come Como) stracolma di turisti. Anche qui fatichiamo a trovare il parcheggio e fatichiamo anche a trovare la stazione di partenza del Tramway (Trammfordd) tram funicolare (unico rimasto in Inghilterra) che ci porterà all’area naturalistica di Great Orme (Y Gogarth) , che sovrasta la città. La linea è divisa in due tronchi : purtroppo oggi quello iniziale è fermo per manutenzione ordinaria .  Il trasporto viene garantito da tre pulmini ansimanti guidati da altrettanti arzilli signori (più vicini agli ottanta che ai settanta) ; peccato che quando arriva il nostro turno è anche arrivato il momento del break, della pausa mattutina : che qui deve essere considerata sacra, perché nessuno protesta e tutti aspettano 20 minuti senza batter ciglio.   Veniamo poi stipati sui pulmini (l’ultima signora non riesce a salire, nonostante venga spinta dalle terga da tutti tre gli autisti, in una scenetta geriatrica abbastanza divertente , che rischia di fermare la linea ; un giovane maschio si offre eroicamente ed occupa il posto anteriore (con scalino più alto) e la signora può essere finalmente spinta su uno dei sedili posteriori . Nella salita a pendenza molto elevata (io vedo dal finestrino i profili delle case arroccate ai bordi della strada sfilare a 45 gradi, come se stessero per cadere in avanti, in una prospettiva che sembra aver perso la perpendicolarità) il povero pulmino geme, ulula e strattona,  mentre noi preghiamo che ce la faccia e non si fermi, altrimenti dovremo scendere tutti e spingere. Arriviamo trionfalmente alla stazione di partenza della seconda tratta, dove ci attende il tram a trazione sotterranea, con un  autista dalla espressione inc…issima : la velocità è molto ridotta e consente di godere il panorama che si spalanca via via .   Arriviamo sulla cima di questa enorme collina, che con il suo territorio multiforme rappresenta una importante oasi naturalistica protetta, sia per la flora che per la fauna (molte specie di uccelli migratori e residenti).    Abita questi prati anche la capra Kashmir, agilissima nell’arrampicarsi sulle rocce.  Dopo un breve giro panoramico sulla cima, decidiamo di mangiare qualcosa : salsiccette e patatine fritte e fish an jeckpotato.  Tutto buono, nonostante la sfiducia iniziale.  

 

Scendiamo poi nuovamente al livello intermedio con il tram e ci dirigiamo a visitare le Bronze age mine , che saranno la vera scoperta di questa giornata .   Si tratta di una delle più antiche zone di estrazione mineraria note : l’identificazione del sito risale al 1987 ;  la scoperta dei fori di ingresso delle gallerie principali risale al dicembre 1990 ; le prime attività di esplorazione sono state estremamente complicate, perché si sono svolte con gli stessi metodi utilizzati nell’antichità e in spazi molto angusti ;  i reperti ritrovati al suo interno durante i lavori di scavo hanno consentito di datare l’inizio delle attività di estrazione mineraria non all’epoca dei romani – come si pensava inizialmente- ma all’età del bronzo, quindi a 4000 anni fa.   E questa scoperta ha rivoluzionato le conoscenze sulla antica storia britannica.   L’età del bronzo si colloca tra la più antica età della pietra (oltre 4000 anni fa) e la più recente età del ferro (dall’ 800 prima di Cristo) ;  il bronzo si ottiene dalla fusione a 1200 gradi circa di rame e stagno ( che proveniva dalla Cornovaglia, lontana oltre 350 chilometri).  La produzione di metalli richiedeva quindi già complesse conoscenze ed abilità tecniche; ha sostituito il legno in molti manufatti, rendendoli molto più resistenti (arnesi, corazze, scafi delle imbarcazioni …) e facendo crescere la possibilità di espandersi nel mondo.  A Great Orme vennero prima sfruttati i filoni più superficiali ed accessibili (estratto soprattutto sotto forma di malachite, idrossicarbonato di rame) ; in seguito i minatori sono stati costretti a ricercare i nuovi filoni sempre più in profondità scavando un vero e proprio labirinto di tunnel orizzontali, collegati da pozzi verticali, ricavati soprattutto dalla progressiva estrazione del metallo.  Fino ad ora sono stati scoperti 9 livelli sovrapposti (che scendono fino a 46 metri), ma gli scavi proseguono e si ritiene che sia stato esplorato solo il 5%  dell’intera miniera ; noi visiteremo solamente i livelli 1 e 2 (fino a 18 metri sotto terra).   Utilizzavano strumenti rudimentali : pietre rotonde molto resistenti oppure ossa di animali.  Spesso venivano impiegati i bambini, dall’età di 5-6 anni, in quanto la loro struttura fisica minuta consentiva loro di scavare anche in tunnel molto angusti.  Le raccomandazioni esposte (passaggi scivolosi, tunnel angusti, rischio di sbattere la testa, griglie di metallo al posto del terreno, scalini stretti e sdrucciolevoli…) creano una certa ansia, che non toccano la Nina che si comporta egregiamente.  I tunnel che noi attraversiamo sono stati ricavati proprio dalla estrazione progressiva dei filoni di rame che li riempivano.   Arriviamo a quella che viene considerata la più ampia camera di escavazione sino ad oggi conosciuta : una ampia caverna su cui sbucano molti fori di gallerie convergenti.

Le attività di scavo della miniera hanno rappresentato una vera e propria sfida per gli archeologici, che hanno esplorato ogni filone, conservando e catalogando tutto il materiale estratto.

Usciamo dalla  miniera davvero soddisfatti da questa visita del tutto imprevista, che ci ha fatto veramente capire che cosa significava estrarre e lavorare i metalli 4000 anni fa : ed inoltre che è proprio il viaggio a riservarti le sorprese migliori.   

Ci dirigiamo verso il bordo della collina, punto panoramico di osservazione della cittadina sottostante, che vediamo come se fossimo in aereoplano, insieme a molte pecore placidamente sdraiate sul bordo della collina ; avvistiamo anche due capre Kashmir che completano la nostra visita.   Decidiamo di scendere a piedi, seguendo il percorso della tramvia, ripidissimo. Arrivati al lungomare ci concediamo un bel gelatino anche per riposare i polpacci intorpiditi. 

Riprendiamo la nostra strada ed andiamo verso Conwy, dove superiamo tre ponti sempre più angusti ed arriviamo al parcheggio ; breve passeggiata lungo le mura maestose che comprendono tutto il nucleo storico, attorno all’enorme castello (che fa sempre parte della cintura di ferro del re Edoardo I) e attraverso il Suspension Bridge, bellissimo ponte sospeso ancorato al castello con potenti catene di metallo, costruito dal 1822 al 1937 , affiancato dal ponte (galleria) ferroviaria e dal nuovo ponte stradale (che lo ha sostituito per il traffico automobilistico dal 1958) : progettato da Telford, come il Menai Bridge, con la stessa tecnica delle catene di sospensione.   Alla fine siamo stanchissimi e decidiamo di riparare in camper. Vorremmo pernottare a Flint, sul mare di fianco alle romantiche rovine del castello : ma purtroppo il parcheggio ha una sbarra di accesso e ripieghiamo sul nostro parcheggione di Chester, dove siamo in gran compagnia. Entriamo due volte (perché la prima sbagliamo e prendiamo il biglietto per auto, e non quello per camper o mezzi che occupano due spazi, che avrà un prezzo superiore).   Passato di verdura e letto. Buonanotte.  

Domenica 18 giugno 2023 .   Risveglio molto molto tranquillo nel nostro parcheggio di Chester, dove siamo oramai di casa.   Abbiamo pensato di prendercela molto calma e di riposarci . La Nina è un po’ scombussolata : non si muove dalla sua poltrona, è affaticata, forse dalle lunghe passeggiate o più probabilmente dagli abbondanti assaggi di gelato e formaggio degli ultimi giorni (i cani sono intolleranti al lattosio).  Quindi usciamo dal camper a mattino inoltrato : passeggiamo senza meta per Chester, per le strade domenicali affollate e nei portici medioevali. Entro in un negozio dell’associazione di ricerca contro il cancro e molto velocemente acquisto tre giubbotti (un antivento rosa, un elegante giubbotto bianco, un particolarissimo giubbotto in seta imbottita).  Comperiamo un fagottino da un fornaio e torniamo al camper.  Pranziamo (con il fagottino poco poco gustoso) e partiamo : questa mattina, complice il brutto tempo che si profila all’orizzonte, abbiamo preso la mappa e pensato di visitare Liverpool, che non avevamo mai considerato ma viene consigliata da tutte le guide.   Rischiamo però di arrivare oramai tardi, per cui decidiamo di fermarci alle porte della città in un campeggio di campagna tranquillo, dove completare questa  giornata di riposo.  Ci fermiamo solo per fare un po’ di spesa (acqua, frutta, verdura).  L’arrivo è esilarante : senza alcuna indicazione specifica entriamo nel cortile di una grande fattoria completamente deserta, con il fienile, un enorme letamaio  ed il recinto del pascolo affollato di mucche bianche e nere, che ruminano tranquille.   Sotto un bell’acquazzone, muniti di ombrello, andiamo a farci la doccia, in baracche dei servizi spartane, ma pulitissime e molto funzionali .  Ed il piacere della doccia calda ed abbondante è moltiplicato dal rumore della pioggia battente sul tetto.    Cena tranquilla e leggera e buonanotte.

Lunedì 19 giugno 2023 .  Risveglio in fattoria, dopo una notte piovosa : operazioni di partenza, per prepararci alla permanenza a Liverpool.   Mentre ci prepariamo, vediamo che il signore olandese della roulotte accanto alla nostra – che ieri sera ci ha aiutato all’arrivo – sta attaccando vistosi addobbi per festeggiare il 72° compleanno della moglie: naturalmente portatori dello spirito solidaristico dei vacanzieri su ruote, decidiamo di unirci simbolicamente ai festeggiamenti e di regalare alla signora una bottiglia di moscato ed un barattolo della mia marmellata.  La signora, che mi apre la porta del camper con aria interrogativa,  accetta  con evidente perplessità e – quando indico la bella decorazione argentata appesa alla roulotte – il marito con espressione sconsolata dice “it was my surprise for you”.    Quindi – subito dopo avergliela rovinata – ci dileguiamo velocemente, scusandoci e con tanti auguri : commento di Gabriele “ma tu un kilogrammo di cXXzi tuoi mai“.

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