Liverpool , Crosby , Port Sunlight , Hay on Wye, Caerphilly, Castell Cock, Cardiff Bay

Lunedì 19 giugno 2023 . Speriamo di trovare posto al parcheggio dei Kings Dock a Liverpool , centrale e comodissimo per la visita della città, ma privo di servizi. Attraversiamo il tunnel che attraversa l’ampio estuario del fiume Mersey (che sembra anche un profondo fiordo marino) ed arriviamo alla parte centrale della città, che ci presenta immediatamente il suo aspetto di rinnovamento, con investimenti massicci e progetti per il futuro . Infatti vediamo cantieri in attività praticamente ovunque, con edifici che vengono abbattuti e altri nascono, con centri culturali, di affari, sportivi : nel 2007, in occasione dell’ottavo centenario della sua fondazione ed ancor più dal 2008 quando è stata eletta capitale europea della cultura, sta lavorando per la sua rinascita. La città è diventata il secondo centro finanziario dopo Londra e vuole valorizzare la propria identità e ridefinire la sua immagine, in uno sforzo per accaparrarsi il maggior numero di superlativi possibili : il più alto, il più celebre, il più antico, come se volesse riscattarsi da vecchi complessi. Città tormentata, nota per il suo amore viscerale per il calcio (da Liverpool arrivano i famigerati Hooligans, abituati a bere molto e a concludere le partite con risse, violenza e scontri con la polizia, temuti dagli stadi di tutto il mondo ), possiede uno straordinario patrimonio culturale: è la città inglese con maggior numero di edifici storici dopo Londra , con musei e gallerie d’arte importanti, sede di una prestigiosa università, con i Beatles nel suo DNA . Parcheggiamo nel Kings Dock, praticamente deserto, e paghiamo il parcheggio (54 sterline per tre giorni) con la benedizione del parking man (un pò difficile da trovare, nel suo piccolo ufficio nascosto nel parcheggio multipiano) : posto molto tranquillo e molto sicuro (siamo infatti tra il canale e la sede centrale della polizia, ripresi da molte telecamere).








Partiamo alla scoperta della città che ci piace subito, con le sue costruzioni in mattoni rossi. Pranziamo deliziosamente bene in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet (Italian Club Fish). Ci dirigiamo poi alla Liverpool’s Anglican Cathedral : costruzione recente, iniziata nel 1904 e terminata nel 1978, l’enorme edificio stupisce per l’anacronistico (e non propriamente riuscito) stile gotico : stranamente massiccio e pesante nonostante le linee verticali, di dimensioni gigantesche . E’ la più grande chiesa anglicana del Regno Unito ed una delle più grandi del mondo, grazie alla sua navata lunga 150 metri, con volte alte fino a 55 metri e torre svettante a 101 metri, che scaleremo (in parte aiutati da un ascensore). Di rilievo il sistema di campane (13 campane con un nome proprio, oltre a quella centrale la più grande, Great George, che è la terza al mondo per dimensioni e viene suonata solo a Pasqua e Natale) , oltre all’organo con 9765 canne, più grande al mondo. Bellissimo il panorama che si apre allo sguardo dalla cima della torre, cui si sale con due tratte di ascensori ed una serie di ripide scale , moltiplicato dalla luce tersa del sole che squarcia le nuvole. Salutiamo il nostro S-Lego parcheggiato verso il Mersey. Molto bella , anche per il significato , The Lady’s Chapel, costruita con il contributo di una benestante benefattrice, dedicata a Maria e più in generale a tutte le donne, famose e non, che hanno contribuito alla storia, grande e quotidiana.


























Breve sosta alle rovine della St. Luke Church, gravemente danneggiata dai bombardamenti del maggio del 1941 : 60 anni dopo è stata recuperata come sede di eventi ed incontri culturali. Molto suggestiva la statua di due soldati di opposta fazione che si stringono la mano, di fronte alle pareti senza più tetto e aperte verso il cielo, in un campo di fiori che ondeggiano al vento.

Ci dirigiamo poi verso la ancor più recente Roman Catholic Metropolitan Cathedral (Metropolitan Cathedral of Christ the King), una enorme meringa di cemento visibile da ogni dove, che viene costantemente citata come la più brutta costruzione di Liverpool : il progetto iniziale, del 1933 – che prevedeva la costruzione della più grande cattedrale del mondo dopo San Pietro a Roma – fu abbandonato per la mancanza di fondi . A testimoniare la grandiosità del piano rimane solamente la Cripta di Lutyens, fatta di 6 milioni di mattoni, che non visitiamo perché già chiusa al nostro arrivo. I lavori ripresero nel 1962, con un progetto che definire futurista è poco, dopo una eroica raccolta fondi, a cui contribuirono molti cittadini, con varie strategie, che valsero loro il reclutamento nel Golden Book of Remembrance. E’ sicuramente la chiesa della luce, che entra da geometriche vetrate dai colori brillanti, sagomati in forme geometriche che definiscono gli spazi e culminano nella volta centrale. Nell’immediato, sembra di entrare più in una discoteca che in una chiesa, tanto i colori delle vetrate sono intensi : ma è difficile restare indifferenti alla strana luce diffusa dalle vetrate, /*che crea una sensazione di intimità che si concentra nella navata circolare (alta 90 metri) che svetta proprio al centro della chiesa .














Vediamo poi la sede centrale della Università, anche questa soggetta ad un importante intervento di recupero : la zona universitaria occupa un intero quartiere della città, popolata da giovani .




Arriviamo poi al Cavern Quarter, nella zona centralissima, che celebra la presenza della vera e propria caverna dove i Beatles hanno iniziato a suonare ( qui tennero i loro primi 292 concerti e raggiunsero la celebrità) ; il Cavern Club è uguale a quello originale, che fu demolito negli anni 70, e ricostruito identico nel 1984 – quando riprese la sua attività – ma leggermente spostato rispetto all’originale. Una fotografia ricorda dove si trovava il sito originale, e di fronte c’è ancora l’edificio in cui manca un mattone ; per la ricostruzione –che solo gli inglesi sanno fare così meticolosamente- sono stati utilizzati 15000 mattoni risalenti proprio all’epoca dei Beatles. Ma non solo i Beatles hanno suonato qui: nel periodo di attività ( 1957-1973 ) in questo club hanno suonato i Rolling Stones, gli Who, i Queen, Chuck Berry, Elton Jhon, gli Oasis, Rod Stuart … e tutti gli altri artisti celebrati nel Wall of Fame, fatto erigere il 16 gennaio 1997 con 1801 mattoni che riportano il loro nome, dal Cavern City Tours (proprietario degli omonimi Club e Pub) per celebrare il 40° anniversario dell’apertura. Negli anni 60 Liverpool è stata per il rock quello che New Orleans fu per il jazz. La zona è ovviamente molto turistica e densa di attrazioni commerciali sul filone Beatlesmania : però si deve rilevare la grande energia positiva che si respira nelle strade del centro, dove musica suonata dal vivo ci accompagna costantemente, dove dai locali entrano ed escono artisti, ragazzi con strumenti.















Ci dirigiamo quindi verso i Docks, che se fino agli anni 70 annerivano le rive del Mersey ai tempi del declino industriale, da oltre 20 anni sono stati oggetto di grandiosi interventi urbanistici di recupero e rinnovamento e nel 2004 sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Si succedono The Three Graces, le Tre Grazie : tre edifici edoardiani che mostrano con magniloquenza la prosperità della fine del XIX° secolo: il Royal Liver Building sormontato da due fenici (1911, sede di una compagnia assicuratrice) , il Cunard Building (in stile rinascimentale, sede della compagnia del Lusitania e del Titanic) , il Port of Liverpool Building (1907, con la cupola ispirata alla Cattedrale di St. Paul ) . Proprio accanto il Museo di Liverpool, emblema del rinnovamento architettonico della città, che prende vita nel vetro, nell’acciaio, nel calcestruzzo, oltre ai palazzi dalle linee futuristiche .

















Dopo alcune tappe sulle panchine che si affacciano al Mersey, su cui sfilano migliaia di promesse d’amore (le catene lungo tutti i dock sono appesantite da un succedersi infinito di lucchetti colorati o arrugginiti), arriviamo al camper stremati (12 Km).

Cena leggera (semolino, insalata e frutta), diario e riposo dopo videochiamata con la nostra Jessichina : iniziamo a fare programmi per la settimana di vacanza – tanto desiderata – che trascorreremo insieme. E buonanotte (dopo una serie di brevissimi fuochi d’artificio che si accendono tra le luci colorate che si riflettono nel porto canale, senza un perché).
Martedì 20 giugno 2023 . Notte di pioggia che continua anche nella prima mattina : ci sembra quindi la giornata giusta per la visita ai musei dell’Albert Dock . Primo fra tutti The Beatles Stories Liverpool – The story of the band that changed the world : ovviamente a pagamento (e anche tantissimo : 15 sterline a testa, con sconto anziani, altrimenti 19) . Non contento, all’ingresso il museo ci dice : “Celebrate l’ottantesimo compleanno di Paul Mc Cartney con una donazione”. Come se ne avesse bisogno : spero sia un appello pro beneficienza, anche se ne dubito. La gentilezza non è il forte delle ragazze, che sembrano tutte molto insofferenti, poco interessate e poco tolleranti. Comunque il museo è costruito come un labirintico percorso tra la ricostruzione meticolosa di diversi ambienti – tutti molto angusti e quindi difficili da gustare, anche per le molte persone – nei quali è cresciuto il mito della band, e si percorre in totale autonomia. Dalle scuole dove si sono conosciuti, alla prima esibizione ancora quindicenni nel giardinetto della chiesa .












Quello che colpisce è la assoluta semplicità e modestia delle origini e le storie di vita, anche se l’attenzione è concentrata sulle vicende musicali, piuttosto che sulle biografie, che sento la necessità di recuperare dal WEB.
John Lennon : nasce il 9 ottobre del 1940, mentre è in corso un bombardamento aereo tedesco (“la prima cosa che ricordo è un incubo”). Gli viene dato il secondo nome di Winston, in onore del primo ministro Churchill . La madre è Julia Stanley , maschera in un cinema, e di Alfred Lennon , impiegato come cameriere su una nave che viaggiava nelle Indie, che abbandonò la famiglia dopo aver perso il proprio lavoro. John si rifiutò di seguire il padre in Nuova Zelanda e rimase con la madre, che ebbe una seconda figlia Victoria Elizabeth che lasciò in adozione. Dal 1946 la zia Mimi – che non aveva figli – prese con se John, con l’intento di proteggerlo e di responsabilizzare la sorella, considerata ingenua ed imprudente. In seguito la madre avvio un’altra convivenza con John Dykins con il quale ha avuto altre due figlie, Julia e Jackye, ma non riuscì a riportare John con se perché la sorella riteneva inadeguato l’alloggio. La zia – che pure ne sostiene il talento artistico, dirà la storica frase : “la chitarra va bene, John, ma non ti darà certo da vivere”. Nel 1958, nella notte che ricorderà come la più brutta della sua vita, la madre muore tragicamente, investita dall’auto guidata da un poliziotto ubriaco mentre è insieme al figlio : “ho perduto mia madre due volte. La prima da bambino, e poi di nuovo a 17 anni. Mi sono sentito molto amareggiato : quando è stata uccisa avevo appena iniziato a ristabilire un rapporto con lei”. “Il dolore più grande è non essere desiderati, renderti conto che i tuoi genitori non hanno bisogno di te quando tu hai bisogno di loro. Quando ero bambino ho vissuto momenti in cui non volevo vedere la bruttezza, non volevo vedere di non essere voluto. Questa mancanza di amore è entrata nei miei occhi e nella mia mente. Non sono mai stato veramente desiderato. L’unico motivo per cui sono diventato un artista famoso è la mia carenza . Nulla mi avrebbe portato a questo se fossi stato normale”.
Dal primo matrimonio con Cynthia Powell nasce il figlio John Charles Julian. Dopo la sua nascita incontra Yoko Ono e si separa dalla moglie, dalla quale divorzierà. Intanto – per sostenere i ritmi del successo – inizia ad usare prima amfetamina e poi droghe pesanti ; nel 1969 sposa Yoko Ono e filma il loro famosissimo bed-in all’hotel Hilton di Amsterdam, quale inno alla pace ed all’amore.
Nell’aprile del 1970 i Beatles si sciolgono : il fatto apparentemente non lo turba, anche se continua ad ingaggiare feroci polemiche con il suo oramai ex amico Paul. “Io non credo nei Beatles, io credo solo in me. Il sogno è finito”. In “How do you sleep?” si scaglia apertamente contro Paul : “il suono che produci è musicaccia per le mie orecchie, dovresti aver imparato qualcosa in tutti questi anni”. Dal 1973 si trasferisce a New York, in un appartamento sulla 72 strada, di fronte al Central Park ; ha problemi per il riconoscimento della cittadinanza americana per il suo impegno politico, per il quale viene controllato dagli agenti della CIA. Nel 1975 – dopo una temporanea separazione da Yoko – ha il secondo figlio, Sean Taro Ono Lennon. Muore l’8 dicembre 1980 a 40 anni, assassinato da Mark David Chapman , un fan in cerca di notorietà.
Paul McCartney : nasce il 18 giugno 1942 da James, commerciante di cotone e musicista, e Mary Patricia Mohin, infermiera ostetrica che muore per un cancro al seno quando Paul ha 14 anni. Il padre vorrebbe farlo diventare un insegnante, ma ancora giovanissimo diventa amico di John Lennon e inizia a suonare e cantare con lui ; sono stati una delle coppie di compositori di maggior successo di tutti i tempi, scrivendo molte delle canzoni più acclamate della musica contemporanea. Sposa Linda Louise Eastman della quale adotta la prima figlia, avendone poi tre figli (Mary, Stella famosa stilista, James) . Attivista e sostenitore del vegetarismo, dei diritti degli animali, dell’obbligo della educazione musicale nelle scuole, della cancellazione del debito del terzo mondo. Con un patrimonio di 1,2 miliardi di dollari nel 2018 è il musicista più ricco del mondo (Forbes).
“Uno dei miei più bei ricordi di John è quando ci mettevamo a litigare : io non ero d’accordo con lui su qualcosa e finivamo per insultarci a vicenda. Passavano un paio di secondi e poi lui sollevava un po’ gli occhiali e diceva “è solo che sono fatto così”. Per me quello era il vero John. In quei rari momenti lo vedevo senza la sua facciata, quell’armatura che io amavo così tanto, come tutti gli altri. Era un’armatura splendida, ma era davvero straordinario quando sollevava la visiera e lasciava intravedere quel John Lennon che aveva paura di rivelare al mondo”. I genitori osteggiano la loro amicizia, temendo che lo avrebbe messo nei pasticci.
Quando si sciolgono intenta causa agli altri componenti della società : “ sono proprio contento che molte delle nostre canzoni parlassero di amore, pace, comprensione. Non ce n’è una che dica : forza ragazzi , mandate tutti a quel paese, mollate i vostri genitori. E’ tutto molto All you need is love. Dietro tutto c’erano buoni sentimenti e ne sono molto orgoglioso : i Beatles sono stati qualcosa di grande”.
Dopo la morte di Lennon decide di non tenere più concerti , per la paura di “essere il prossimo ad essere assassinato”. Nel 1998 la moglie Linda muore per un cancro diagnosticato tre anni prima. Nel 2002 sposa l’ex modella Heather Mills, dalla quale si separa nel 2006 dopo aver avuto la figlia Beatrice, con una feroce battaglia legale per la divisione del suo enorme patrimonio stimato in 850 milioni di sterline . Nel 2008 McCartney decide di accordare alla ex moglie il pagamento di 65 milioni di sterline. Dal 2007 convive con Nancy Shevell (membro del consiglio di amministrazione della New York Metropolitan Trasportation Authority), che ha sposato il 9 ottobre 2011 (data di nascita di John Lennon).
Richard Starkey (Ringo Star) : nasce il 7 luglio del 1940 nell’ambiente degradato di Dingle, zona operaia di Liverpool. Il padre è sarto, la madre è sarta , poi barista ; si separano quando Ritchie ha 3 anni. Da bambino ebbe molti problemi di salute : una operazione per appendicite acuta complicata da uno stato di coma durato due mesi e da successivi interventi ; a 13 anni rimase ininterrottamente ricoverato in sanatorio per aver contratto la tubercolosi per tre anni e fu proprio qui che iniziò a suonare la batteria. Abbandona la scuola a 15 anni e viene assunto dalle ferrovie, poi come barista su un traghetto. Si sposa con una sua perseverante ammiratrice Maureen Cox da cui ha avuto tre figli ; in seguito avrà un secondo matrimonio con Barbara Bach.
George Harrison : nasce il 25 febbraio 1943. Il padre Harrison è cameriere sulle navi da crociera della White Star Line , la madre Louise French commessa. Presenta grandi difficoltà scolastiche per un comportamento ribelle : insofferente alla uniforme scolastica, vuole affermare un proprio stile personale. Prende lo stesso scuolabus di Paul, con il quale stabilisce una solida e duratura amicizia, fondata anche sulla musica. All’età di 16 anni abbandona la scuola e inizia a lavorare come elettricista apprendista. “Senza la mia chitarra, non avrei avuto alcun lavoro.” Sposa la modella Pattie Boyd, da cui divorziò nel 1977 ; nel 1978 si sposo con una segretaria Oliva Arias con cui ha avuto il figlio Dhani. Nel 1999 viene aggredito e più volte accoltellato da un 36enne Michael Abram affetto da schizofrenia, dalla quale lo salva la moglie. Muore il 29 novembre 2001 per un cancro al cervello, diagnosticato pochi mesi prima (aveva già avuto un tumore alla gola e successive metastasi ai polmoni)..
Ovviamente quello che unisce i fab four è la passione ed il talento per la musica. La storia inizia il 6 luglio 1957 : nel giardino della chiesa di St. Peter a Liverpool suonano i Quarryman, gruppo di cui è leader il sedicenne John Lennon, a cui viene presentato il quindicenne Paul McCartney che frequenta la stessa scuola (Liverpool Institute). Gli chiede ben presto di entrare nel suo gruppo, a cui si sarebbe unito dopo le vacanze. Paul coinvolge poi il suo amico e compagno di scuolabus George ; il batterista Richard – che suonava in un altro gruppo – fu l’ultimo ad essere reclutato (con partecipazioni alterne all’inizio) prima della partenza per una scrittura ad Amburgo. La prima esibizione dei Beatles è proprio ad Amburgo, il 17 agosto 1960, dove si fanno le ossa. A fine novembre sono costretti a tornare a Londra, per alcuni problemi con la polizia, imbeccata dal primo impresario che avevano lasciato, perché George era ancora minorenne e non poteva lavorare legalmente ; inoltre Paul procurò un incendio alla stanza d’albergo dando fuoco ad un profilattico appeso alla parete ed alle tende, e quindi vennero arrestati ed espulsi. Rientrati a Londra iniziarono a suonare al Cavern Club, dove richiamavano un pubblico sempre più vasto. Oltre ad acquistare sicurezza sul palco, avevano anche definito un loro look molto riconoscibile : capelli pettinati in avanti con la frangetta, giacche in pelle senza risvolti, con stivaletti neri. Le ammiratrici erano scatenate e non si erano mai visti episodi di fanatismo così violenti : al Cavern i Beatles avevano sempre lo stesso tavolo, quello in posizione strategica vicino ai bagni delle signore. Incuriosito dalla richiesta di un cliente al negozio di elettrodomestici e dischi in cui lavorava, Brian Epstein (che aveva studiato alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, pur senza laurearsi) andò a conoscerli e – colpito dal loro carisma e dal richiamo del pubblico – diventò il loro manager. Epstein ne ripulì l’immagine , ne allargò il giro di scritture, ideò l’inchino all’unisono da sfoggiare alla fine dei concerti, fino ad ottenere il provino alla Decca Records, il 1 gennaio 1962, che NON li mise sotto contratto, con un errore evidentemente epocale. Epstein riuscì ad ottenere un altro provino alla EMI, con un provino che si tenne nel marzo del 1962 . Vennero registrati 4 brani nello studio tre di Abbey Road, tra i quali Love me do. La canzone venne pubblicata, e – senza alcuna promozione – raggiunse il 17° posto delle classifiche britanniche. Vendette moltissime copie solo a Liverpool : la leggenda vuole che fosse stato Epstein a comprarne migliaia. Da lì i Beatles non si sono mai fermati : il gruppo in un decennio – dal 1960 al 1970 – ha rivoluzionato il mondo musicale mondiale e non solo. Sono ritenuti un fenomeno di comunicazione di massa di proporzioni internazionali ed hanno segnato un’epoca anche nel costume, nella moda, nella pop art. Stando alle stime dichiarate, hanno scritto 186 composizioni, venduto oltre un miliardo di copie, risultando tra gli artisti di maggior impatto e successo : sono infatti nella lista dei 100 migliori musicisti di sempre. Nel 1965 sono stati insigniti della onorificenza di membri dell’Ordine dell’Impero Britannico ; pare che in questa occasione Lennon portò a Buckingham Palace due pastiglie di LSD con l’intento di farle scivolare nel tè della Regina, progetto mai portato a termine. Nel 1969 Lennon ha rinunciato alla onorificenza restituendo la medaglia alla regina Elisabetta, con un gesto clamoroso per protestare contro il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l’appoggio agli Stati Uniti nel Vietnam. Nel 1997 Paul fu invece promosso al grado di Cavaliere, che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome.
Nel 1967 il loro manager Brian Epstein viene trovato morto nella sua stanza per un mix letale di alcool e anticonvulsivanti. Il loro ultimo palcoscenico fu il terrazzo del loro quartier generale londinese , la Apple, al 3 di Saville Road dove il 30 gennaio 1969 ebbe luogo il famoso concerto sul tetto.
Nel museo ripercorriamo le tappe fondamentali di questo percorso : dagli esordi al Cavern club, perfettamente ricostruito , con il fondo palcoscenico fatto di mattoni colorati ognuno dei quali riporta il nome di uno dei gruppi che si esibiscono sul minuscolo palco, con una cucina che sarebbe stata piccola e modesta anche in un modesto appartamento ; al negozio dove i quattro ragazzi comperavano gli strumenti ; al confusissimo ufficio del Mersey Beat, un foglio di promozione musicale fondato da un amico di John, che arrivò a grandi tirature in un gioco di promozione reciproca con il gruppo, e divenne in seguito il trampolino di lancio di altre realtà musicali emergenti ; agli studi di registrazione di Abbey Road con dotazioni tecniche veramente rudimentali rispetto alla tecnologia successiva ; alla organizzazione dei tour mondiali ; a quella del Magical Mistery Tour ; l’evoluzione del loro abbigliamento ; le caratteristiche individuali che hanno differenziato la loro evoluzione artistica.
Fino all’ultima sala, la più emozionante : la camera bianca allestita da John Lennon per filmare il suo testamento musicale : la sua Imagine.
In realtà nulla di veramente nuovo, tutto già ampiamente visto, tutto pubblico e conosciuto ; e ci sembra forse una occasione un po’ sprecata, poco rivelatrice di quanto invece ci piacerebbe scoprire dietro alla genialità di canzoni che non moriranno mai ed hanno toccato il cuore del mondo intero.
All’uscita abbiamo veramente bisogno di spazi aperti : passeggiamo fino all’Italian club, dove oggi pranziamo con una pizza : buona, ma un po’ troppo condita ed ostica da digerire. Ritorniamo al porto dove entriamo al Maritime Museum : la storia avvincente ed emozionante dei più grandi naufragi della storia britannica , il Titanic e il Lusitania ; il percorso durissimo degli emigranti verso l’America o l’Australia. Le grandi compagnie navali di Liverpool sono state le protagoniste di queste avventure e qui ne viene raccontata la storia.







Non paghi entriamo anche al Tate Liverpool Museum (per non perdere l’occasione di un ingresso gratuito), che visitiamo alla velocità della luce , completamente disinteressati dalle opere proposte, (alcune delle quali per noi imbarazzanti ). Ci piace invece il monumento al Pride allestito di fianco all’entrata : una colonna di massi colorati arcobaleno, dal significato chiaro . Alleggerire il peso dei pregiudizi.






Alla fine di questa giornata museale di conoscenza (dice Gabriele) faticosa (dico io) siamo veramente stanchi: arrancando rientriamo in camper (9 Km + musei). Camomilla, riposo, cena, buonanotte.
Mercoledì 21 giugno 2023 . Oggi niente di particolare da rilevare : siamo usciti dal camper di ottimo umore. Per cui mi viene in mente di ascoltare la musica dei Fab Four qui proprio dove è nata : mettiamo una cuffietta a testa e canticchiamo passeggiando sotto il sole belli ritmati . Passeggiata sui Dock diretti alla zona dei musei di St. George, tra alcuni murales . Il sole gioca con le nuvole, e noi anche.












Ci fermiamo a fare alcune foto alla futuristica biblioteca di Liverpool e a The Drumlin’s SuperLambanana, ben posizionato nella zona universitaria : mascotte portafortuna della città, è adesso vestito con i colori dell’Ucraina. In realtà non ne sappiamo nulla: è una scultura che rappresenta un incrocio tra una pecora e una banana, alta 5,2 metri e del peso di 7,9 tonnellate, progettata dall’artista giapponese (operante a New York) Taro Chiezo . Realizzata nel 1998 per la ArtTransPennine Exibition, sintetizza la storia di Liverpool , in quanto le banane e le pecore erano merce comune nel porto della città, e suggerisce inoltre il potenziale rischio dell’ingegneria genetica, con un aspetto simpatico e immediatamente riconoscibile. E’ stata pensata per avere non una collocazione fissa ma per essere spostata ; il colore originario è il giallo, ma è stata più volte ridipinta per particolari scopi : rosa a sostegno delle associazioni contro il tumore al seno , viola durante la campagna contro il fumo. E’ costata 35.000 sterline ; ma alla sua realizzazione è seguito un conflitto con l’artista, inerente il pagamento di diritti d’autore, risolto con la replica della statua da parte di un altro artista, replica che potrà rimanere nella città per 80 anni, mentre l’originale sarà restituito all’artista Taro Chiezo. Nel 2008, quando Liverpool è stata capitale europea della cultura, ne sono state realizzate 125 repliche (ognuna delle quali con un nominativo particolare) più piccole, da vari artisti , sponsorizzate dalle organizzazioni o da privati della città ; al termine delle otto settimane di esposizione sono state messe all’asta ed hanno generato un ricavo di 550.000 sterline. La più lontana è nel nord Galles, sulla cima di Moel Famau : è la più alta SuperLambanana (The Highest SuperLambanana) .
Arriviamo poi al World Museum di Liverpool , dove ammiriamo la stupenda collezione di Egittologia, splendidamente raccontata : ogni frammento od oggetto con una iscrizione riporta la precisa traduzione e l’utilizzo o il significato nella vita di migliaia di anni fa (ed è impressionante verificare come per molti versi non siamo tanto cambiati, e per altri addirittura peggiorati) ; di ogni mummia viene brevemente raccontata la storia archeologica e soprattutto il nome e la vita della persona che la abita. Il risultato è estremamente evocativo e talvolta commovente . Peccato la presenza molto disturbante di molte classi di bambini, dalla materna in poi che fanno lezione proprio dentro il museo. Sorvoliamo su tutto il resto, tranquillizzati dall’ingresso gratuito a tutti i musei pubblici della città.








Pranziamo e ci dirigiamo alla Walker Art Gallery, che è imperdibile dice la nostra guida : per fortuna sono aperte poche sale espositive, bellissime. Una di sculture di epoca vittoriana ; una con gli abiti in perline di inizio novecento ; una di pittori preraffaeliti ; una di pittori del Regno Unito dal 1800 al 1900 ; una di impressionisti. Penso non si debba aggiungere altro, se non che il personale è più che gentile ed accogliente, e – appena vede un accenno espressivo di titubanza – accorre in soccorso con ogni spiegazione, sincerandosi che le nostre vacanze procedano bene. A volte penso che noi italiani – negli ultimi 30 anni di conflitti sociali e politici gridati a piena voce – abbiamo perso il senso delle buone maniere e della gentilezza, la comune e semplice (forse non così semplice) capacità di dialogo .


















Passeggiata tranquilla sotto il sole : centro città e Docks, che sono veramente stupendi. Il sistema portuale di Liverpool è composto da un sistema di bacini unico al mondo : fino a pochi decenni fa l’area portuale rappresentava il declino industriale della città, mentre oggi è stata completamente riqualificata ed ospita alcuni dei più importanti musei. La città di Liverpool ha un grande legame con il suo porto : si è infatti sviluppata dopo il 1715 quando viene costruito l’Old Dock , che è la prima darsena commerciale del mondo. La novità consisteva nel creare una parte interna al porto, chiusa da dighe, che poteva riparare le navi e proteggerle dalle correnti del Mersey. Negli anni successivi l’area portuale è stata ampliata con l’aggiunta di ulteriori darsene collegate tra loro, che si estendevano per oltre 12 Km. ; all’epoca questo sistema portuale interconnesso era considerato il più avanzato del mondo perché i vari bacini consentivano alle navi di muoversi al loro interno per 24 ore al giorno, senza che le correnti del fiume Mersey creassero loro alcun problema. Inoltre nel 1885 questo sistema di dighe era diventato anche il centro di una rete idraulica che forniva di energia elettrica la città. Purtroppo il lato negativo della storia recente è legato alla speculazione edilizia : infatti molte darsene sono sparite dalla geografia della città, perché sono state riempite per creare terreni edificabili. Un esempio su tutte è il progetto Liverpool Waters che ha fatto finire tutta l’area portuale nell’elenco del patrimonio UNESCO in pericolo. Per fortuna alcune parti del vecchio porto si stanno salvando da sole perché sono diventate imperdibili mete turistiche, come l’Albert Dock. Si tratta di un complesso di magazzini edificati nel 1846 senza usare il legno per sostenere le strutture : Il progetto di Jesse Hartley e di Philip Hardwick era decisamente futuristico per l’epoca e prevedeva di utilizzare solo ghisa, mattoni e pietre come materiali da costruzione per rendere questi edifici meno soggetti ad incendi. Nell’Inghilterra di inizio Novecento l’Albert Dock aveva introdotto un rivoluzionario sistema di carico e scarico delle navi direttamente dall’alto dei magazzini anche con l’utilizzo di gru idrauliche. L’Unesco lo definisce come “il supremo esempio di un porto commerciale in un momento di grande influenza globale”. La storia di Liverpool è infatti indissolubilmente legata al suo porto commerciale , e in modo particolare al trasporto transatlantico. Nono solo navi di lusso come il Titanic, ma anche enormi bastimenti carichi di schiavi e disperati in cerca di fortuna. Tra il 1830 e il 1930 circa 9 milioni di persone sono partite da Liverpool con destinazione Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Il porto però era così strettamente legato al trasporto commerciale che dopo la prima guerra mondiale il calo dell’emigrazione e lo spostamento delle crociere della Cunard Line a Southampton hanno praticamente fatto cessare tutte le attività, lasciando solo i magazzini per lo stoccaggio della merce. All’inizio della seconda guerra mondiale l’Albert Dock era stato requisito dalla Marina inglese per diventare la base di tutta la flotta atlantica britannica, compresi i sottomarini e le navi da guerra. Questa sua importanza strategica l’aveva fatto diventare obbiettivo dei bombardamenti tedeschi che ne avevano distrutto una gran parte (oltre a colpire altre zone della città, come il World Museum , che ha perso parte delle sue collezioni) . Alla fine della guerra il porto era conciato così male che la società proprietaria (la Mersey Dcks and Harbour Board , MDHB) si era ritrovata nel mezzo di una gravissima crisi finanziaria decidendo di non procedere al recupero. Anche se si sono susseguite varie proposte di riqualificazione a partire dagli anni sessanta, la ristrutturazione dell’Albert Dock è iniziata solo negli anni ottanta. Oggi l’area portuale ospita orgogliosamente il Tate Liverpool, il Meyerside Maritime Museum e numerose attrazioni turistiche.
Ringraziamo di cuore Liverpool : città generosa, vitale, ricca di storia, che sa accoglierti a braccia aperte. E buonanotte (dopo riordino del camper, doccetta e cena). Anche oggi : oltre 11 Km.
Giovedì 22 giugno 2023. Notte poco riposata : i gabbiani hanno strillato tutta notte – non sappiamo perché – e si sono sentite varie sirene. Proseguiamo con il programma fatto : abbiamo scaricato una mappa del Beatles Tour organizzato da vari gestori (costo minimo 20 sterline a persona, in bus, senza ingresso nelle case di Lennon e di McCartney, del National Trust). Decidiamo quindi di farlo in autonomia, con alcune perplessità per la viabilità dei percorsi e le soste …. Ma se ci riescono i bus, i pulmini, i taxi , ci dovremmo riuscire anche noi. Nella periferia di Liverpool (molto periferica, quartieri che poco tempo fa erano veri e propri paesi) di Liverpool in ordine affronteremo le tappe di :
- 12 Arnold Grove, casa di George Harrison . Tutto bene fino all’arrivo, quando ci accorgiamo di essere in un vicoletto senza uscita : peggio in un vicolo diramato in tre vicoli senza uscita. Pensiamo subito di esserci messi in un guaio, ma Gabriele riesce ad uscire in retromarcia, arriva ad un punto in cui riesce a girare il camper e fuggiamo. Riesco a individuare l’abitazione, minuscola : un appartamento penso di due locali, cucina/salotto a piano terra, camera da letto al primo piano, con il bagno nel cortile posteriore. Nessuna targa identificativa.




- Chiesa di St. Peter al Woolton Village : dove John Lennon conosce Paul McCartney, il 6 luglio 1957, ad una festa parrocchiale, mentre sta suonando con il suo primo gruppo The Quarry Men. Hanno 16 e 14 anni . Non riesco a capire dove potesse stare il piccolo palcoscenico : l’unica possibilità e tra i due alberi di fronte all’ingresso, perché tutto il resto del giardino è occupato dal cimitero, dove riesco ad individuare la tomba di Eleanor Rigby, su una lapide che porta anche il nome di altri componenti della famiglia. Questo nome nel 1966 diventerà il titolo di una delle canzoni più famose dei Beatles, contenuta nell’album Revolver. In realtà questa Eleanor Rigby non c’entra nulla con la protagonista della canzone : McCartney sceglie questo nome riferendosi ad un’attrice (Eleanor Bron) e al nome di un negozio di Bristol (Rigby & Evens Ltd, Wine & Spirit Shippers). In seguito ha anche ammesso che potrebbe aver ricordato inconsciamente il nome sulla tomba, in quanto la chiesa era una delle mete dei suoi incontri con Lennon. Comunque ogni accadimento o riferimento della canzone è completamente inventato . La vera Eleanor, per quanto è dato sapere dai dati anagrafici, era nata nel 1895 da Mary Rigby e Arthur Whitfield ; ha lavorato nell’ospedale di Liverpool e nel 1930 ha sposato Thomas Wood ; ha vissuto a Woolton l’intera vita, ed è morta a 44 anni nel 1939. Nel 2017 gli eredi hanno anche intentato una causa riferendosi al testo della canzone ; ma McCartney ha di nuovo spiegato che il nome e la storia era solo il frutto della sua fantasia e non aveva alcun riferimento ad una persona o a fatti reali. La chiesa dovrebbe avere una targa commemorativa nell’atrio, che però è chiuso. Per cui anche qui completo anonimato.



- Beaconsfield Road , Strawberry Fields : forever, dice John Lennon, che veniva a giocare nel parco di questa casa per bambini della Salvation Army. Ancora oggi il centro prosegue un’opera di inserimento di ragazzi in difficoltà, grazie anche al finanziamento derivante dal turismo legato ai Beatles. Fotografia al cancello rosso del parco.
- Mendips 251, casa di John Lennon : di proprietà del National Trust, è visitabile solo con i tour organizzati. In realtà questa è la casa della zia Mimi, dove ha vissuto dai 3 ai 17 anni : villetta decisamente piu’ confortevole. Qui c’è una targa blu che identifica il luogo.








- Penny Lane : che in realtà era un piccolo giardinetto che Paul McCartney vedeva da ragazzo quando si affacciava al finestrino del bus che lo portava a scuola ; oggi luogo di pellegrinaggio pieno di scritte, dichiarazioni d’amore… da vedere il piccolo gazebo – oramai barcollante – dove i beatles strimpellavano la sera…
- Forthlin Road 20 , casa di Paul McCartney : altra graziosa e comoda villetta , di proprietà del National Trust, con targa commemorativa. In questo momento è assediata da visitatori : alcuni in attesa di fronte all’ingresso, alcuni in arrivo appena scesi da bus, pulmini e taxi . Un vero pellegrinaggio.

- Madrin Street 9, Admiral Grove 10 , casa di Ringo Star : nell’anonimo e periferico quartiere di Dingle dove viveva la classe operaia che lavorava al porto di Liverpool ; la zona è ben riconoscibile da lontano per il grande murales che identifica l’edificio dove era The Empress, il pub dove lavorava la mamma , che è finito sulla copertina del suo primo album da solista “Sentimental Journey” : la canzone non ha avuto grande successo, in quanto spolverava il vecchio swing in un periodo in cui i gruppi portavano avanti ogni genere di sperimentazione. I genitori presero in affitto un minuscolo appartamento con bagno esterno per 10 scellini la settimana e dopo la separazione – a soli 3 anni – Richard si trasferì con la mamma nella vicina Admiral Grove, in un appartamento simile .





Alla fine siamo esausti : il tour è stato faticoso, soprattutto per l’autista, ma ci ha dato l’idea precisa del mondo comune da cui provenivano I fab four : sono spuntati dal nulla, in un momento evidentemente di grande fermento musicale .
Ci dirigiamo a tutto gas a Crosby affacciati alla lunghissima spiaggia, solo per godere della bella giornata di sole ; pranziamo con gamberetti e insalata di pomodori e avocado. Ma la vera ragione di questa tappa è la particolare opera di Antony Gormley , chiamata Another Place (Un altro posto). E’ formata da oltre 100 statue di ferro sparse sulla spiaggia di Crosby nell’arco di 2 miglia : rappresentano 17 diversi tipi di repliche del corpo dell’artista (come la maggior parte delle sue opere) , a grandezza naturale, figure in piedi che stazionano diritte uscendo dalla sabbia a vari livelli, tutte rivolte verso il mare e l’orizzonte, in un’attesa silenziosa. Ogni scultura sta diritta nello stesso modo, ma esprime differente rilassamento o tensione nella posizione ; l’artista ha rappresentato in questo modo poetico diverse idee : il sentimento universale di tristezza e perdita ma anche di speranza in un diverso futuro e in un altro luogo associato alla emigrazione ; non si tratta di figure eroiche o ideali, ma della rappresentazione realistica del corpo di un uomo di mezza età, e del suo rapporto con la natura ; la vita umana si confronta con la dimensione cosmica delle maree ; le sculture espongono alla luce e al tempo la propria nudità di un uomo comune che cerca di rimanere in piedi e di respirare guardando un orizzonte occupato da navi che trasportano materiali, merci da una parte all’altra del pianeta. Ogni statua è alta 189 cm e pesa 650 Kg. ed è ancorata alla sabbia con un pilone profondo un metro. Ed è soprannominata “The iron man” dai locali ; con l’alzarsi e l’abbassarsi della marea lentamente emergono o vengono sommerse dal mare e danno una immagine potente e suggestiva : uomini che affrontano silenziosi il mare, l’orizzonte, l’acqua, il vento , le tempeste, gli elementi. E’ un’opera oramai residente in questa spiaggia : il previsto trasferimento a New York è infatti stato annullato, per la potenza evocativa della attuale collocazione.





















Passeggiamo lungo tutta la spiaggia (alla fine facciamo quasi 10 Km) anche per fare un po’ di spesa (frutta e verdura) con somma felicità della Nina, che inizia a fare le sue corse scatenate in spiaggia. Il paese in realtà non ci convince molto : case turistiche, anonime e spesso deserte, con un’atmosfera generale triste e cupa. Al tramonto poi si scatenano le scorribande dei ragazzi, che sembrano concentrarsi tutti nel parcheggio della spiaggia (come dar loro torto, vista l’atmosfera cupa del paese ?) : dopo cena (passatelli e fragole) decidiamo perciò di tornare al nostro tranquillo parcheggio al Kings Dock di Liverpool .
Venerdì 23 giugno 2023. Dopo una notte molto riposata, salutiamo nuovamente Liverpool che ci è proprio piaciuta : come si fa con i luoghi del cuore, dovremo cercare di inserirla come tappa di trasferimento in qualche viaggio futuro.
Ci dirigiamo a Port Sunlight, perché il tempo non è buono : cielo grigio uniforme. Arriviamo a questo “villaggio modello”, o “villaggio giardino” : un complesso esperimento sociale dell’imprenditore William Hesketh Lever, che lo ha fondato nel 1888, pensando ad un villaggio modello dove migliorare la qualità di vita dei suoi dipendenti, operai ed impiegati di una fabbrica di saponi, la Sunlight Soap. Nel 2001 il villaggio aveva ancora 1450 abitanti.
Per costruirla Lever si è avvalso della collaborazione di molti architetti, che hanno progettato molti edifici secondo vari stili architettonici (Tudor, rosso mattone Queen Anne, elisabettiano) : oltre 900 edifici sono stati classificati come edifici di secondo grado (Heritage and Conservation Council). Passeggiare nelle vie del paese è ancora una esperienza piacevole, ricca di sorprese continue : le case sono ancora abitate ed è stata istituita una fondazione che si occupa con gli abitanti stessi della conservazione del luogo. Oltre alle abitazioni civili, Lever ha costruito centri ricreativi (circolo delle ragazze, un circolo dopolavoro per uomini) , una scuola che garantiva a tutti un buon livello di istruzione , un ospedale che forniva assistenza sanitaria gratuita (oltre 50 anni prima dell’istituzione del servizio sanitario nazionale) , una chiesa fornita di riscaldamento sotto le panche, centri per sport compresa una piscina riscaldata dal calore prodotto dal saponificio, un teatro, un centro per matrimoni e celebrazioni, aree verdi e giardini ; insomma ha pensato ad un villaggio ideale dove ci fossero buone condizioni di vita per tutti . E si è sempre ispirato non al minimo vitale, ma al meglio che le conoscenze dell’epoca potevano garantire, tutelando sempre anche il bello ; le case inoltre venivano consegnate complete degli arredi fondamentali, e venivano effettuati incontri educativi di igiene per favorire il mantenimento del benessere . E’ anche evidente che le abitazioni destinate alle varie classi (operaia, impiegati, dirigenti) non siano separate in diverse zone del villaggio, ma mescolate e amalgamate dallo stesso gusto estetico e funzionale. Insomma non si tratta certo delle case popolari umide e malsane dell’epoca. La scuola, i centri ricreativi, il teatro fornivano inoltre attività culturali all’avanguardia : nel 1962 i Beatles hanno tenuto il loro primo concerto nel villaggio , scritturati per uno spettacolo di 80 minuti (con un ingaggio concordato di 30 sterline) .
Il successo della sua innovativa formula per la produzione di un sapone profumato e morbido fu tanto che la sua azienda crebbe esponenzialmente garantendogli un duraturo e crescente successo finanziario ; dopo la morte della moglie, appassionata collezionista d’arte, costruì un museo in cui fece esporre le opere migliori in suo possesso. La raccolta (composta di oltre 20.000 pezzi) è ancora oggi impressionante : meravigliosa la sala dei preraffaeliti (Edward Burne-Jones, John Constable Reynolds, Joshua Reynolds, Dante Gabriele Rossetti, Turner …) . Ma non disdegna neppure l’arte classica, le ceramiche orientali ed inglesi, gli arredi, finanche la camera di Napoleone Bonaparte.






























Quando usciamo ci dirigiamo al Bridge Inn , che è il vecchio pub del villaggio : oggi purtroppo serve cibo impersonale e deludente, così come impersonale e distaccato è l’atteggiamento delle cameriere . Veniamo rimbalzati dalla sala ristorante a quella più informale e veloce del pub, perché nessuna delle cameriere desidera prenderci in carico. Mangiamo non male, ma neppure bene : insomma un pranzo da non ricordare.
Entriamo quindi nella Christ Church : costruita nel 1901 in stile vittoriano, ha uno splendido soffitto. Entrati in chiesa, veniamo accolti dai saluti calorosi del parroco, che ci consegna una breve descrizione della storia della chiesa. Avvicinandoci all’altare, ci accorgiamo con stupore che nello spazio sulla sinistra è presente un angolo bar , con semplici pasti casalinghi, dolci e bevande, preparati nella cucina attigua . Decidiamo di provare l’esperienza – mai neppure sentita prima di oggi – di sederci in cattedrale per bere il caffè ed un tè , a cui aggiungiamo uno scone con burro e marmellata per non tralasciare nulla ; mentre aspettiamo che la signora gentilissima ci porti quanto richiesto, l’organista inizia le sue prove. Per cui ci troviamo nel posto perfetto nel momento perfetto : merenda in chiesa con concerto d’organo, tutto solo per noi (e il parroco, che si concede una bella fetta di torta). Tutto il bello ed il sacro ci circondano, ci avvolgono , ci regalano una gioia grande. Una esperienza simile a quella del sogno in cui arrivi nella stazione meta del tuo viaggio su un luccicante treno rosso e dorato : quando scendi sul morbido tappeto rosso steso proprio per te, la banda inizia potentemente a suonare per accoglierti . Siamo entusiasti : il luogo non ha nulla di trasgressivo, consumistico o profano, e la musica rotonda e vibrante dell’organo ci fa rimbombare lo stomaco, venire i brividi . Prima di noi erano seduti una coppia di turisti in un tavolo ed un signore anziano nell’altro, che manifestava una certa consuetudine al luogo ed alle persone, chiacchierando affettuosamente. Sembra un club, un luogo di ritrovo, un’attività di socializzazione, vitale e tranquilla. Prima di uscire doniamo 5 sterline alla chiesa per ringraziare dell’esperienza indimenticabile, e ci vengono regalate due penne ricordo.
Devo dire che ascoltando l’organo suonare, abbiamo un po’ perso la nozione del tempo, per cui quando usciamo ci rendiamo conto che sono quasi le quattro e quindi tutti i luoghi da visitare (che non abbiamo ben chiaro quali siano a questo punto) stanno per chiudere ; ci viene l’ansia, anche perché non riusciamo ad orientarci con la piantina che ci è stata consegnata, che peraltro si bagna rapidamente perché inizia a piovere bene. Camminiamo affannosamente sotto la pioggia per raccapezzarci, ma alla fine non sappiamo se abbiamo visto quanto c’era da vedere. Per noi però è giunto il momento di partire, perché dobbiamo fare un po’ di strada ed entrare in campeggio, quindi non possiamo arrivare tardissimo. Decidiamo che la visita è terminata quando arriviamo alla recinzione – ancora in mattoni rossi – della vecchia fabbrica, dietro la quale si sviluppa il nuovo enorme impianto produttivo della UNILEVER, una delle multinazionali più potenti del mercato mondiale , titolare di 400 marchi tra i più diffusi nel campo dell’alimentazione, delle bevande, dei prodotti per la casa e l’igiene (è il gruppo più importante al mondo nel settore dei beni di largo consumo) : deriva dalla fusione tra fratelli Lever e Margarine Unie , olandese, nel 1929. Oggi è presente in 90 paesi con oltre 200 filiali : nel 2018 il suo fatturato rasenta i 50 miliardi di euro, con un utile netto di quasi 10 miliardi. Dal 1998 ha lanciato il marchio Heartbrand (logo a forma di cuore) con il quale firma tutti i suoi gelati (carte d’or, cornetto, magnum, solero, twist, viennetta…) ; negli ultimi decenni ha rilevato nestlè, algida, motta, settori kinder, toseroni, grom, equilibra, lipton, montana, calvè, knorr, pfanni, findus, slim fast, cif, omo, lysoform, coccolino, svelto, surf, badedas, rexona, glysolid, dove, lux, atkinson, mentadent, … questo per quanto riguarda marchi italiani, poi ci sono quelli di tutto il resto del pianeta.
Innumerevoli i contenziosi a livello planetario che la riguardano :
- Critiche per filiali in stati con regimi oppressivi
- Mancato rispetto di salari minimi , sfruttamento della mano d’opera, condizioni di lavoro insalubri
- Licenziamento ed espulsione di curdi concordata con governo turco
- Rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato
- Ripetuto superamento dei limiti di scarico di sostanze chimiche consentiti
- Licenziamenti ingiustificati
- Acquisto di olio di palma non sostenibile da produttori che non tutelano l’ambiente (deforestazione)
- Scarico abusivo di mercurio derivante dalla produzione di termometri in India
- …………
Il signor William Hesketh Lever riposerà serenamente nella sua attuale postazione eterna ?
Iniziamo tranquillamente la nostra discesa verso Cardiff ; come strategia vincente identifichiamo un campeggio nel nulla generale : nei paraggi non ci sono paesi, né città da visitare , per cui pensiamo ci sia abbondante disponibilità di posto (i tentativi di prenotazione via mail di oggi sono stati rifiutati) .
L’arrivo è quasi comico, se non fosse che l’orario già avanzato potrebbe renderlo tragico : dopo due ore di viaggio ci addentriamo in stradine sempre più strette, senza nessuna indicazione di campeggi . Iniziamo a preoccuparci quando dobbiamo superare uno strettissimo ponticello che scavalca parecchio in alto i binari di una linea ferroviaria (e che limiterebbe il passaggio a mezzi di 3 tonnellate). La nostra perplessità è rinforzata dagli sguardi incuriositi e stupiti degli abitanti di un angusto e piccolo paesino che attraversiamo, che sembrano proprio chiedersi che cosa cavolo ci facciamo lì. Ma infine vediamo, tra gli alberi di una sperduta fattoria , i profili di altri camper e tende … giusto al di là del piccolo torrente che dobbiamo guadare lentamente per entrare al campeggio. Stessa scena di tutti i farm-campsite del Galles : suoniamo alla porta della piccola ( e in questo caso un po’ sgangherata) fattoria per concordare l’accesso. In questa ambientazione rurale e ruspante il campanello è stranamente elettronico : ci apre un anziano signore dalla dentatura cavallina che sembra prendere il volo ad ogni consonante pronunciata, che mantiene un’espressione interrogativa, anche se non c’è alcun dubbio che possiamo essere qui solo per il campeggio. Chiedo la disponibilità di un posto per la notte, scatenando mugugni ansiosi e svolazzamento di foglietti, al termine del quale il signore gentile conclude con un “i go to ask to my wife”. Traduco la frase “vado a chiedere a mia moglie” a Mattarelli (impaziente di alloggiarsi sul prato): commento divertito di mr. Mattarelli “tutto il mondo è paese”. Per fortuna la signora conclude che è disponibile l’ ULTIMO posto del campeggio. Meno male perché sono oramai più delle 8 di sera e : girare il camper, guadare di nuovo il torrente, cercare una via alternativa a quella con il ponte debole per non cadere sui binari al buio e venire travolti dal treno , e soprattutto cercare un altro campsite al buio, non è esperienza che vorremo sperimentare.



Ci posizioniamo sistemando tutti i cunei sotto le ruote per raddrizzarci un po’ e diamo il via alle operazioni serali : preparazione delle scatole per la Nina (che ha finito le sue scorte), della nostra cena (brodo leggero e frutta), foto e diario . E buonanotte. Oggi solo 7,5 Km. : però in parte sotto la pioggia.
Sabato 24 giugno 2023. Notte tranquillissima e risveglio altrettanto. Colazione, doccia (in capanna stile Tudor, con doccia calda e scrosciante), operazioni di scarico (con secchio), carico e WC e partenza. Decidiamo di scendere verso Cardiff tagliando l’entroterra del Galles, lungo stradine secondarie (o ancora peggio).
Tragitto molto bello, attraverso le dolci colline, i campi e i villaggi più autentici della regione. Però un po’ faticoso : alcune volte le strade sono così strette che dobbiamo fermarci in un minimo slargo per lasciar passare qualche viandante a piedi. Ad un certo punto, mentre stiamo valutando come girare il camper e fare retromarcia perchè non potremo mai passare su un ponte largo 2,1 metri, una coppia ci affianca e con aria preoccupata e dispiaciuta ci dice che purtroppo la strada diventa molto narrow : si conferma la gentilezza d’animo e la generosità meno formale del popolo gallese. Ringraziamo e spieghiamo che faremo retromarcia e la coppia ha un evidente moto di sollievo per il nostro scampato pericolo.
Arriviamo a Hay on Wye ( I Gelli Gandryll ) : villaggio di 1450 abitanti molto caratteristico, che gode di una fama sproporzionata rispetto alle sue dimensioni perché ospita il festival letterario più grande e prestigioso del Regno Unito (fine maggio) . Il piccolo centro storico è raccolto ai piedi del castello ed è composto da stretti vicoli in forte pendenza in cui si susseguono ininterrottamente 30 librerie (libri nuovo ed usati ed antichi) , cartolerie, antiquariato e anticaglie, stamperie, un negozio specializzato in vecchie carte geografiche.



Breve passeggiata, acquisti di anticaglie + gelatino , saluti alla sposa nel castello, e riprendiamo la nostra stretta via, affaticati anche dal caldo afoso di oggi . Verso sera arriviamo a Caerphilly (Caerffili ) dove fatichiamo un po’ a parcheggiare (divieti notturni e un po’ di stanchezza). Dopo aver sfamato la Nina che come al solito alle 7 di sera PRETENDE la sua cena a gran voce, facciamo una bella passeggiata attorno al bellissimo castello del XIII secolo : costruito inizialmente da un re invasore normanno, è stato poi distrutto da un principe gallese e ricostruito nuovamente “più grande e più bello di prima” da un potente barone inglese Lord Marcher di Glamoran, in risposta all’ultimo principe gallese Llywelyn ap Gruffydd. . E’ infatti uno dei più grandi di tutta la Gran Bretagna (il secondo dopo Windsor) , il più grande di tutto il Galles. La possente struttura è completamente circondata da un triplice fossato pieno d’acqua, dove oggi nuotano felici oche canadesi, fuliche e una bellissima mamma cigna con 6 cignetti : è costituita da una serie di fortificazioni concentriche utilizzate a scopo difensivo. Infatti per raggiungere il cortile interno era necessario superare almeno tre fossati e tre ponti levatoi, sei inferriate e cinque porte doppie. Lo scopo di questa invincibile costruzione e lo sfoggio di tanta potenza era quello di scoraggiare qualsiasi tentativo di rivolta o sommossa gallese. Il suo famoso torrione centrale è stato semidistrutto da Cromwell, ed ha assunto una inclinazione evidente : viene coraggiosamente sostenuto da un omone di cemento invincibile.








Cena, anch’essa un po’ deludente, e finalmente buonanotte, dopo una giornata faticosa.
Buonanotte : speriamo …. Oggi solo 6 km.
Domenica 25 giugno 2023. Dopo una notte di sonno profondo, siamo pronti per il nostro secondo castello Castell Cock . Recupero in stile vittoriano di un vecchio castellone turrito, che alla fine dell’Ottocento era in rovina. Stile un po’ perfetto, rigido ed austriaco, ma nel complesso gradevole. Bizzarre, ma molto belle le decorazioni delle pareti : uccelli e scimmie a profusione.








In un battibaleno siamo pronti per partire : ci trasferiamo a Cardiff, dove troviamo nuovamente parcheggio vicino ai Sophia Garden (il campeggio, dove arriviamo attraverso una rocambolesca one way, ci dice che non ha posto anche se – dovendolo attraversare tutto – non possiamo non notare che almeno metà delle piazzole sono vuote. Misteri misteriosi. Pranziamo e ci riposiamo un po’ : i trasferimenti sono sempre un poco faticosi. Partiamo poi diretti alla Cardiff Bay, che all’andata non eravamo riusciti a vedere, folgorati dall’idea del viaggio. Abbiamo però fatto bene a recuperarla : bella ed allegra, piena di gente a passeggio. La capitale gallese ha eretto un nuovo centro sui resti del passato industriale : il borgo dei vecchi docks, poco attraente ed inquinato, è diventato un elegante quartiere residenziale, oltre che di maestosi centri culturali e tecnologici, ed ovviamente meta del divertimento. Incontriamo il Wales Millennium Centrum ; il Mermaid Quay pieno di locali dove mangiare ed ascoltare musica ; il Senedd , Palazzo dell’Assemblea Nazionale del Galles (edificio ecosostenibile in vetro, legno e ardesia progettato da Richard Rogers, famoso per il Centre Pompidou di Parigi) ; il Pierhead Building, splendido palazzo in mattoni rossi in stile vittoriano ; il Norvegian Church Arts Centre , antica chiesa norvegese completamente costruita in legno, oggi sede di un bar caffetteria e negozio ; passeggiamo poi fino alla Cardiff Bay Barrage , la grande diga che protegge il bacino dei docks dall’andirivieni e dalle correnti delle maree, e consente l’entrata e l’uscita delle barche solo quando c’è l’alta marea con un mastodontico sistema di chiuse e tre ponti levatoi idraulici . Affacciati sul lato del mare non vediamo altro che sabbia ricamata dalla bassa marea, mentre nel bacino di Cardiff corrono veloci i barconi ed arriva un vento potentissimo che ci scompiglia capelli e pensieri. Avvistiamo un albero per nidi di rondine, dal quale si diffonde un concerto ininterrotto di cinguettii .


















Rientriamo in camper belli stesi : cena e buonanotte. Oggi siamo stati bravi : quasi 11 Km.
Lunedì 26 giugno 2023 – Martedì 27 giugno 2023. Risveglio molto tranquillo e partenza da Cardiff; facciamo tappa a Luton dove il nostro oramai amico Dale ci ha procurato il pezzo di ricambio (display dometic fridge) e con una velocità sorprendente ce lo installa : essendo il nostro pezzo ancora in garanzia, non ci chiede nulla. Per cui lo ringraziamo con un’altra bottiglia di olio (peraltro l’ultima). Così, nonostante la nostra consistente scorta di olio, succede che siamo rimasti a secco . Decidiamo quindi di dirigerci al nostro Christal Palace Campsite, per riposarci da queste impegnative vacanze . Grandi operazioni di carico/scarico, pulizia, riordino, lavanderia e finalmente una bella docciona .
Incontriamo finalmente la Jessica – che ha lavorato a pieno ritmo per avere poi i giorni liberi da passare con noi – solo martedì sera, all’uscita dal Colisseum. Grandi abbracci e decidiamo di cenare ad un coreano (che Gabriele attende da quando siamo partiti : “vedrai che la Jessica vuole portarci di nuovo lì”) ; la Jessica ne sceglie uno nuovo (Koba BBQ Korean Restaurant) , che ci regala una cena memorabile, dove tutto ci appare perfetto. Un po’ per l’ambiente insolitamente tranquillo per un locale londinese, che ci consente di trascorrere una piacevole serata nel racconto delle vacanze in Galles e delle novità della Jessica, un po’ per l’ottima cucina che ci fa davvero sperimentare i sapori orientali: carne, pesce e verdure grigliate al centro del tavolo, già insaporite con spezie particolari, e accompagnate da altre curiose salsine ; ogni pezzetto di carne deve essere avvolto in una foglia fresca di insalata e passato dentro la salsina prescelta, con una varietà finale di abbinamenti e gusti davvero sorprendente ed invitante. Dopo cena facciamo una breve passeggiata fino alla fermata dei nostri bus : aspettiamo quello di Jessica e infine il nostro che ci riporta al nostro camperone. La Nina è contenta di vederci tornare, ma non accenna proprio a chiedere di scendere dal camper, se non per le sue passeggiatine fisiologiche, come in ogni nostro soggiorno londinese. Non è un cane metropolitano e non abbandona la comodità del suo rifugio sicuro. Buonanotte (1+7 Km.)