JOKER, folie à deux

Ieri pomeriggio sono andata a vedere l’atteso secondo capitolo della storia infelice di Arthur/Joker.

Le mie considerazioni – del tutto soggettive – del film stavolta non sono assolutamente semplici. Devo fare due premesse : la prima è che ho adorato il primo film, di cui avevo scritto questo :

“… ho avuto il timore che si trattasse di una storia la cui morale era : i matti pericolosi dentro . Ci ho pensato un bel po’ dopo aver visto il film la prima volta : e devo dire che era un pensiero dirimente , nel senso che non avrei accettato questa prospettiva. Poi in realtà ho deciso che -nella storia che ci viene raccontata – quello che non funziona assolutamente  e’ qualcosa che non c’entra con la  fragilità di Joker, spiegata dalla graduale rivelazione della sua tragica storia personale e ci fa capire che la diversità ha una storia e non è una colpa .  Joker cerca risposta, conforto, ascolto, cura, lavoro … ma trova altro. Quello che non funziona – nella storia che ci viene raccontata – sono la crudeltà di piccoli significanti gesti (il collega consapevole delle violenze che subisce e che gli regala un’arma, e lo fa poi licenziare facendo credere che l’abbia sottratta), l’indifferenza (nessuno vede la sofferenza di quest’uomo, tutti girano il capo da un’altra parte, nessuno e’ capace di ascolto) , la derisione e il rifiuto della diversità (chi lo vede spesso lo allontana, lo deride, lo aggredisce violentemente), le negligenti omissioni di una politica corrotta (gli tolgono anche la più piccola possibilità di cura con uno spazio di ascolto e di terapia) , le regole spietate di una società competitiva (solo i più forti arrivano, per gli altri non c ‘ è spazio ne’ diritti ; e’ il successo volubile ed illusorio , anche di un solo minuto in uno show televisivo  a darti voce ) , la inconsapevolezza stupida e cinica dei meccanismi che perseguono il successo (anche di un solo minuto ) ignorando ogni evidente sofferenza e disagio. E’ questa la realtà in cui  il povero Joker si muove e cerca risposte che non riesce mai a trovare : solo in figure allucinatorie trova conforto … una ragazza , la rivolta finale dei pagliacci potrebbe esserlo, tragica ed illusoria rivalsa. Non leggo la storia individuale di Joker come paradigma psichiatrico soggettivo : lo vedo piuttosto come paradigma psichiatrico del mondo in cui vive, se così si può dire. Il vero malato e’ quel tipo di contesto e le sue regole : la storia di Joker mi sembra una radicale condanna ai meccanismi spietati dei contesti sociali e politici competitivi, escludenti, disumani, indifferenti, intenzionalmente  omissivi. Una società dominata da una morale in cui la violenza e’ tollerata, utilizzata , assecondata , a livello collettivo e individuale , che non può che produrre altra violenza, senza fine .”

Seconda premessa : mi piacciono anche alcune canzoni di Lady Gaga (chi riesce a non ballare quando parte Pokerface ?) .

Penso che questo secondo capitolo non sia a livello del primo : il registro del musical – che dovrebbe servire ad esprimere il mondo fantastico di Arthur/Joker – in realtà sembra quasi uno stratagemma per arruolare Lady Gaga : che canta indubbiamente bene, ma non mi è sembrata assolutamente all’altezza del proprio personaggio, della trama e neppure in sintonia con il protagonista. E in questo film la cosa importante non è cantare bene, ma convincere, trasmettere emozioni coerenti con la storia tragica e violenta a cui assistiamo. Joaquin Phoenix è invece STREPITOSO : incarna perfettamente – e mai questo termine potrebbe essere piu’ azzeccato – il tormentato Arthur/Joker, e continua a farsi voler bene, nonostante tutto. Bene che – tragicamente – non è in grado di sostenere, bene che desidera e teme , ferito dai costanti tradimenti e abbandoni.

Nel primo capitolo Arthur diventa Joker, e capiamo molto bene quali sono i motivi. In questo secondo film, Joker torna ad essere Arthur … e paga il conto della sua rivolta violenta. Che si diffonde come un virus, e scatena la rabbia , il desiderio di rivalsa che in fondo alberga diffusamente l’animo umano, ma che è anche una scelta da cui proteggersi. E mentre il primo film si conclude con questo senso di riscatto (illusorio) , il secondo capitolo è molto molto più triste.

Non voglio dire nulla della trama, che va scoperta e che presenta alcuni nodi cruciali della storia del protagonista. Nonostante i lustrini, le pailletes, le luci del palcoscenico che popolano le dissociazioni oniriche del povero Joker – in modo del tutto dissonante dalla sua tragica condizione reale – il film mi sembra la perfetta rappresentazione della SOLITUDINE ASSOLUTA DEI PERDENTI, DEI DISADATTATI. Dopo la scena finale – che è ancora un drammatico esempio della crudeltà del mondo, mi sono ritrovata con un mattone pesantissimo nello stomaco. Film disturbante : la rabbia e il desiderio di rivalsa violenta albergano in tutti noi forse, ma sicuramente non sono la soluzione giusta. Il povero Arthur non ha avuto la possibilità di scegliere altre strade, ma ci mostra quanto sia importante farlo.

Per concludere : secondo me film assolutamente da vedere … (sopportando stoicamente la presenza di Lady Gaga).

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