Glasgow , Falkirk The Kelpies, Falkirk Wheel
Mercoledì 3 agosto 2022 . Partenza al risveglio per macinare gli ultimi chilometri che ci separano da Glasgow (con i suoi 650.000 abitanti, la più grande città della Scozia). Ad un semaforo ci accolgono alcuni murales, tra i quali il ritratto iconico di Mackintosh attualizzato da una mascherina anticovid. Parcheggiamo senza problemi nel grande parcheggio di King Street, a St.Enoch e partiamo immediatamente per la visita alla città : continua a piovere e c’è vento. Abbiamo fatto un programma militare e cercheremo di vedere la città con i suoi luoghi iconici, le opere di street art famose sparse in tutto il centro, i luoghi di Charles Rennie Mackintosh ….
Cominciamo a respirare l’atmosfera della città e ci dirigiamo decisi verso la Cattedrale, Mentre percorriamo la salita nella zona universitaria siamo circondati dai palazzi in pietra rosso scura ed iniziamo ad avvistare alcune delle opere di street art : una stazione spaziale che decolla su un moderno grattacielo, una mamma che tiene in braccio il piccolo figlio dedicata a St. Enoch, l’immagine di un benevolo vecchietto con la cuffia che vuole essere un omaggio a San Mungo.

















Questi due murales, enormi , ci conquistano ; sono di Smug (traduzione : soddisfatto di sé) , Sam Bates. Per chi come me sia interessato all’argomento :
Mural Trail : Home Page (citycentremuraltrail.co.uk)
Arriviamo alla Glasgow Cathedral , salutando la ragazza che gestisce il più piccolo bar del mondo ricavato da una delle vecchie cabine blu della polizia che consentivano di ripararsi dalla pioggia ; in realtà ne avvisteremo tante altre in giro per la città . La Cattedrale è dedicata al patrono e fondatore della città San Mungo, costruita tra il 1136 e la fine del Quattrocento in stile gotico.















Entriamo poi nel viale di accesso alla Necropoli, antico cimitero monumentale in stile vittoriano della città che si arrampica sulla collina dietro la Cattedrale. Ospita 50.000 sepolture, ma solo 3500 hanno una loro pietra tombale, alcune di carattere monumentale e di grandi artisti. All’inizio del 1800 si iniziò a pensare alla costruzione di cimiteri municipali, mentre sino ad allora le sepolture venivano accolte nel cortile delle chiese. Venne inaugurato nel 1833 ; vi si accede dalla cattedrale attraversando un ponte che scavalca il Molendinan Burn, diventato popolarmente noto come Ponte dei sospiri . La disposizione delle sepolture è informale e apparentemente casuale, ed i vialetti che si formano sono irregolari e convergono alla sommità della collina . E’ stata descritta come “una città dei morti”, forse anche perchè è uno dei pochi cimiteri a conservare i dati dei defunti (età, sesso, professione, causa del decesso).















Per approfondire :
Glasgow Necropolis: image and memory
Scendiamo poi nuovamente verso il centro città, attraversando una zona universitaria, per arrivare all’enorme George Square , popolata da una serie di statue che osservano la città da alti piedistalli ; e su uno di questi cavalieri , il duca di Wellington, è comparso un dissacrante cono stradale a strisce bianche e rosse, finito al centro di dibattiti politici e interpellanze contrapposte, tra i sostenitori (oramai era diventato un simbolo dello spirito innovativo della città) e i detrattori (con piani per impedire ai coni di finire sul capo dei propri personaggi storici, richiesta di divieti municipali, innalzamento dei basamenti…) , fino ad una petizione online sottoscritta da migliaia di persone per sostenere che il cono sul capo del Duca è oramai entrato a far parte del panorama urbano di Glasgow, forse a imperitura memoria delle sue famose bevute notturne.




















Arriviamo quindi nella bellissima Buchanan Street, Princess Square con le belle Princess Galleries (bell’edificio liberty con cupola in metallo e vetro, e una giungla di ascensori e scale mobili) ed alle Buchanan Galleries piene di gioiellerie con vetrine scintillanti di centinaia di diamanti in sconto al 50% (dubitiamo).
Pranziamo, con un tè del pomeriggio acompagnato dai consueti tramezzini tortini paste scones burro e marmellata, alla imitazione delle Willow Tea Rooms : bella ma imitazione (infatti non porta il nome del famoso architetto, anche se ne imita perfettamente gli stilemi, in particolare gli arredi con le sedie nere con gli schienali alti a grata, e le declamate foglie di salice alle pareti, le cineserie). Però il pranzo non è male e, vista l’ora, ci rianima .













Continuiamo a passeggiare per la città, verso la Royal Exchange Square , dove avvistiamo un altro cavaliere con il cono in testa di fronte alla Gallery of Modern Art (GoMA) dove entriamo per una breve visita : bella la scala ovale, la mezza cupola liberty in vetro, l’atrio con le pareti a specchio che amplifica gli spazi.
Andiamo poi a cercare il Lighthouse , un edificio spettacolare progettato da Mackintosh con la sua caratteristica torre simile ad un faro, sede del Centro di Disegno ed Architettura : fu costruito nel 1895 e fu il primo commissionato all’architetto inizialmente per il Glasgow Herald.














Andiamo poi alla affannosa ricerca delle vere Willow Tea Rooms interamente progettate da Mackintosh e riusciamo a visitare il centro di documentazione, ma scopriamo amaramente che dopo aver ascoltato la storia e la descrizione di tutto l’edificio, le visite per oggi sono chiuse. Commissionate nel 1903 da Kate Cranston, intraprendente imprenditrice che fondò tre sale da tè per le signore che si recavano in città per fare compere ; una delle poche sostenitrice contemporanea dell’architetto, gli affidò la ristrutturazione completa di un edificio in Sauchiehall Street, completa di arredi e complementi (inferriate, boiserie, stucchi, porte, tende). Prendendo ispirazione dal nome della via (viale del salice) , scelse la foglia del salice come tema dominante per dare uniformità all’intera struttura. Chiuse per più di 50 anni , sono state riaperte nel 1983, e nuovamente chiuse nel 2016 per un intervento di recupero attentissimo al progetto iniziale,con ricerca FURIBONDA dei pezzi originali rimasti , magari in giacenza in alcune cantine (come il camino della sala donne). Rappresenta in pieno le idee dell’artista e contiene i suoi stilemi fondamentali : la gestione geometrica dello spazio quasi ossessivamente scandita da intervalli regolari e simmetrici, l’utilizzo della luce e del vetro per esaltare i colori, il riferimento ad elementi naturali stilizzati (foglie, fiori, uccelli), o a forme geometriche ricorrenti (il quadrato, l’ovale, la sfera, il concavo e il convesso), l’utilizzo delle griglie per la costruzione degli arredi…. Non possiamo perdere la visita di uno dei capolavori di uno dei maestri del Liberty inglese, che ha condizionato anche lo sviluppo del movimento negli Stati Uniti. Per cui prenotiamo per domani mattina.






Ci dirigiamo poi ai Botanic Gardens con le sue splendide serre vittoriane dove ammiriamo un bosco di felci secolari e un giardino di piante carnivore.




















Cerchiamo poi la Glasgow School of Art, progettata da Mackintosh, che si trova al culmine di una delle colline più alte della città : visitiamo l’atrio attualmente in utilizzo, ma l’ingresso e la struttura principale sono attualmente chiusi e sottoposti ad un importante intervento di ricostruzione (da oltre 30 milioni di sterline) a seguito di un gravissimo incendio che le hanno distrutte nel 2014 e nuovamente nel 2018 ; la ricostruzione è finanziata con il contributo governativo, di privati, di molti artisti di fama mondiale che si sono mobilitati per ricostruire questo capolavoro, di cui ho recuperato alcune immagini storiche.










Rientro in camper stremati, dopo aver cercato gli ultimi murales, con i piedi in fiamme. Però ha smesso di piovere. Buonanotte.












Giovedì 4 agosto 2022. Altra giornata campale, dedicata al genio a lungo incompreso di Mackintosh : oggi però il cielo è azzurro e la luce ci regala un’altra atmosfera, illuminando tutti i colori di Glasgow ed il rosso dei suoi palazzi. Alle 9 puntuali come orologi svizzeri iniziamo la giornata finalmente con la visita alle vere Willow Tea Rooms, che non deludono le aspettative. La semplicità, le linee che dividono lo spazio, i dettagli dai colori brillanti, i temi decorativi che si ripetono con fluidità hanno quasi un andamento ritmico, musicale, armonico. La sala da tè a piano terra per tutti i clienti, con il suo bellissimo lampadario centrale incastonato in due cancelli incrociati ; i camini essenziali e purissimi. La sala da tè prosegue alla balconata del piano rialzato che occupa solo la parte posteriore del locale e lascia passare la luce dalla vetrata del soffitto . La piccola sala per le signore al primo piano, per una clientela selezionata, toglie il fiato : un tributo alla luce e all’acqua, che sembra sgorgare anche dalle pareti in piccole goccioline rugiadose tra la seta color perla. La cornice fatta di specchi sembra scrosciare sulla parete e fornisce un riflesso poetico dell’osservatore. La porta di ingresso è bellissima, i due lampadari stupefacenti : mentre tutti i maestri vetrai cercavano di eliminare le bolle nel vetro, Mackintosh le cerca e le sfrutta per creare giochi di luce evocativi. Al secondo piano la sala per gli uomini è scura ed appare più semplice ed austera, anche se i dettagli decorativi riportano tutti all’alfabeto dell’architetto.
Il progetto è totale : la struttura, gli spazi, le vetrate, le ceramiche, le decorazioni, gli arredi, le suppellettili, tutto è coerente, ritmato, geometrico, musicale, luminoso. E risuona, riluce, cattura.
Terminiamo grandiosamente la visita con una colazione-pranzo (all’inglese) : essendo i primi clienti della giornata ci accomodiamo nella struttura centrale della sala da tè. Una gioia di tutti i sensi, uno di quei momenti perfetti che non potremo mai dimenticare : sembra proprio che l’armonia che ammiriamo all’esterno ci penetri nell’anima .


























Siamo quindi pronti per affrontare la seconda tappa della giornata : ci dirigiamo verso la University Avenue. A sorpresa, capitando di fronte all’entrata aperta, facciamo una rapida incursione nella Glasgow University, che meriterebbe una intera giornata per una visita seria. Riusciamo però a carpire alcuni colpi d’occhio che ci serviranno … per la prossima volta !
















Di fronte alla Università c’è la seconda meta della nostra giornata : la Hunterian Gallery, che visitiamo, soprattutto per entrare nella Mackintosh House dove ha espresso al massimo livello il suo genio creativo. La casa è stata completamente ricostruita in una struttura di cemento (che sporge esternamente dal volume del museo, con due bowindow estranei alla restante volumetria geometrica) , dove sono stati inseriti gli arredi originali ; dall’esterno è possibile osservare anche la porta di ingresso. La linearità e semplicità apparenti nascondono una poesia, un’anima silenziosa ma percepibile e attraente. Ogni sedia ed ogni poltroncina sempre diverse ma coerenti, ogni intaglio illuminato da un vetrino colorato, tutto irrompe da uno spazio bianco luminoso, ed ogni cosa parla lo stesso linguaggio. Io e la Jessica siamo completamente rapite.





























Al termine della visita recuperiamo gli zaini : ancora rapita dalla visita, mentre scendo la scala che conduce al sotterraneo, perdo una ciabatta che cade nella tromba delle scale ed inizia una impressionante parabola di caduta in verticale con un’energia incomprensibile ed un equilibrio impressionante : dopo un volo di tre piani alti che le fa acquistare una certa accelerazione cade piatta con un tonfo che rimbomba fragorosamente… una deflagrazione. Gli attimi della caduta sembrano un misto tra oggi le comiche e un film dell’orrore con visioni di persone tramortite sul fondo : si tratta di quegli attimi che sembrano eterni, durante i quali riesco a vedere le facce sbalordite della Jessica e di Gabriele che – all’altezza del primo piano- osservano il volo discendente della ciabatta come al rallentatore e iniziano a ridere. Per un attimo penso di aver ammazzato qualcuno : ma avrebbe fatto meno rumore.
Attraversiamo il quartiere adiacente all’università, molto elegante, con bellissime abitazioni, bowindows dove vorresti sedere a leggere un libro sulle belle poltroncine illuminate dal sole tra le piante verdi, giardini delicatamente fioriti…. Arriviamo alla stazione della metropolitana (che a Glasgow ha solo due linee che corrono vicine, una in senso contrario all’altra ; il sistema di chiusura delle porte non è automatizzato nel senso che è l’autista che si affaccia dal finestrino e chiude le porte quando tutti sono saliti ) e corriamo nel Southside, il quartiere a sud del fiume Clyde, dove all’interno dell’Art Park nel 1989 è stata costruita la House for an Art Lover, seguendo il progetto originale di Mackintosh del 1901. L’edificio ha l’intento di stimolare l’interesse per l’arte, il design e l’architettura : vi si organizzano anche eventi pubblici o privati. Il corridoio monumentale è scuro, con nicchie che fiancheggiano le finestre per conversazioni private ; vediamo poi la Oval Room sala destinata al riposo delle signore (Mackintosh ritiene che chiacchiere, relax e concentrazione necessitino di spazi diversi per uomini – spazi scuri – e donne – spazi bianchi e pieni di luce ) : infatti la stanza è bianca, e tutto segue le sue linee ovali e morbide, con due nicchie ai lati di una enorme finestra illuminata dal sole ; arriviamo poi alla Music Room, una enorme sala destinata a feste, con enormi porte finestre convesse illuminate dal sole e una bellissima balconata dalla quale ammirare lo splendido giardino , che con i suoi elementi stilizzati vuole ricordare una radura tra gli alberi , con il pianoforte contenuto in un grande letto a baldacchino ; si finisce poi con la Dining Room di nuovo scura . Tutto molto bello, ma un po’ impersonale e “da cerimonia”, poco famigliare: gli spazi così dilatati tolgono (o sono in contraddizione) con l’ intimità e la semplicità (del tutto apparente) che è uno dei caratteri che amo di più in questo architetto …































Per finire la visita facciamo un pranzo-merenda nel patio : ottima zuppa del giorno e ottimo avocado toast. Con un bel male ai piedi torniamo al nostro camper in bus e salutiamo Glasgow .
Ci dirigiamo verso Edimburgo e ci fermiamo circa a metà strada , a Falkirk , per ammirare i Kelpies, enormi sculture di Andy Scott del 2014 che si innalzano sul verde del parco The Helix . Raffigurano due teste di cavallo che escono dall’acqua e si innalzano sulla pianura imbizzarrite. Sono alte oltre 30 metri e pesano 600 tonnellate. La loro fama deriva da una leggenda popolare celtica : rappresentano degli spiriti maligni che infestano i laghi e i fiumi della Scozia. Lo scopo principale di questi demoni acquatici è quello di ingannare e “sedurre” poveri e ignari viandanti per condurli verso il loro terribile destino, il fondo del lago. I cavalli sono i più cattivi: si racconta infatti che se gli spiriti assumono le sembianze di cavallo, una volta saliti sulla loro groppa, sia impossibile scendere ; la vittima resta incollata alla schiena del Kelpie senza avere via di fuga, viene inabissata nelle acque del lago, dove poi il malvagio cavallo la divorerà. La leggenda è abbastanza terribile, ma lo spettacolo che regalano queste due sculture è davvero impressionante : le due enormi teste ti osservano con fierezza e aria minacciosa. Un po’ di ansietta e di emozione, ai loro piedi, sono garantite.










Troviamo infine campeggio a The Wheel caravan park : in mezzo alla campagna dopo uno sterrato circondato da pascoli pieni di calessi e cavalli, troviamo una sbarra solitaria . Chiamiamo il numero di telefono indicato e ci risponde gentilmente il sig. Hoggy che ci riferisce il codice di ingresso e dice che verrà a conoscerci più tardi ; il camping è spartano (quasi il set di un film western) , l’ambiente decisamente rurale, con baracche probabilmente costruite dallo stesso sig. Hoggy , ma tutto sommato ha tutto ciò che serve. All’ingresso dell’area di parcheggio vediamo un cartello che indica – in aperta campagna- il sito di atterraggio degli UFO. La Jessica commenta : “siamo in mezzo al niente nelle baracche di un pazzo”. Ci sono però molti camper parcheggiati, per cui decidiamo di fermarci. La doccia, alloggiata in una capanna di legno piena di spifferi , è scrosciante e calda, decisamente una delle migliori mai fatte in un campeggio, e mi consola della brutta esperienza di Inverness. Mentre stiamo cenando mr. Hoggy bussa alla nostra porta : ci appare un signore alto e magro con barba e capelli lunghi e bianchi, cuffia di lana in testa e giaccone pesantissimo. Sembra uscito dal film “Il signore degli anelli”; ha una espressione cupa, concentrata e serissima e molto misteriosa. L’odore che diffonde ci dice che è appena tornato dalla cura di (molti) animali. La Nina, quando si accorge della sua presenza con almeno 30 secondi di latenza, inizia incomprensibilmente ad abbaiare furiosa e devo tenerla, spaventando il sig. Hoggy che la guarda preoccupato aumentando il livello di tensione, che diventa spessa e percepibile. Si informa dei nostri programmi di viaggio e con ponderata lentezza ed espressione serissima ci consiglia di non portare il camper a Edimburgo : ci dice che sarebbe meglio lasciarlo nel suo campeggio ed andare in treno che ferma in centro ; ci penseremo, ma la distanza della stazione più vicina (tre chilometri di strada in aperta campagna), ci dissuade rapidamente. Riscuote il parcheggio notturno e fissandomi intensamente negli occhi ripete che verrà dopo per il regalo. Mentre aspettiamo che ritorni ci interroghiamo dubbiosi – e anche un po’ preoccupati- su cosa possa essere questo fantomatico regalo e iniziamo a pensare che non vorremmo sparire nel nulla rapiti dagli UFO. Quando bussa nuovamente alla porta c’è un attimo di terrore ; apro la porta e mi saluta nuovamente. Mi porge un biglietto dicendo : il regalo per voi. Il biglietto è la riproduzione di un quadro naif raffigurante un contadino che passeggia di fronte ad una baracca di legno : un autoritratto direi. Non è un biglietto di sola andata per Marte, per cui sono sollevata e grata : gli sorrido e lo ringrazio calorosamente. . Anche perché il posto naturale di questo biglietto – a noi giunto nelle campagne scozzesi intorno a Falkirk attraverso i misteriosi appuntamenti del destino – è esattamente sopra gli altri due che decorano la parete della dinette del nostro camperone Biagio : per dimensione e colori veramente viene da pensare che sia il frutto di una intuizione sovrannaturale : neppure a farlo apposta sarebbe stato così bene. Meravigliato del mio entusiasmo, anche la sua espressione tesa e preoccupata si distende. Con espressione serissima ed ipnotica inizia quindi a spiegarci che il mattino successivo potremmo approfittare della splendida – e praticamente unica – occasione di fare un giro in calesse con lui, per visitare il sito di atterraggio degli UFO. Ringraziamo dell’offerta, che però non possiamo accettare perché oramai i nostri giorni di vacanza stanno per finire. La conversazione, interrotta da saltuari risvegli della Nina che continua ad abbaiare minacciosa, si conclude rapidamente con i saluti. E il sig. Hoggy, così come è apparso, scompare dietro la porta del nostro camper : rimarrà però uno dei nostri pensieri più belli e preziosi di questa vacanza. Buonanotte.

Venerdì 5 agosto 2022 . Partiamo presto per visitare rapidamente la Falkirk Wheel, da cui il nome del campeggio di mr. Hoggy. Ambizioso ed innovativo progetto inaugurato nel 2002 per collegare i due canali di Falkirk (Union e Forth Clyde) con un’ascensore rotante per barche : consiste in due enormi artigli che agganciano un tratto di canale semicilindrico contenente acqua ed imbarcazione galleggiante e, ruotando, lo sollevano o abbassano portandolo al livello del canale sovra/sottostante, per un dislivello di 35 metri. Il meccanismo funziona con un ridotto consumo energetico (cioè l’energia necessaria per far bollire l’acqua per otto volte in un bollitore elettrico), in quanto la spinta per il movimento di rotazione deriva in buona parte dal contrappeso opposto a quello della barca (sull’artiglio opposto viene caricata una equivalente quantità di acqua). A questa opera ingegneristica si abbinano varie attività turistiche, comprese le gite in barca per provare il giro dell’ascensore.





Ultime foto recuperate in varie cartelle sparse ….






























