VIAGGIO IN SCOZIA 25 luglio-9 agosto 2022 Capitolo 3

Sabato 30 luglio 2022

Dopo i bagordi serali facciamo una colazione molto leggera e partiamo con l’entusiasmo nelle vene, per affrontare il tratto spesso descritto come il più spettacolare delle Highlands .    Il percorso con le strade più difficili , quasi tutte one way strette/strettissime (non idonee per i mezzi superiori a 8 metri) con frequenti passing place (di lunghezza inferiore a 8 metri appunto) : e qui più diventa difficile, più diventa bello …   Nonostante il tempo piovigginoso e le nuvole che a tratti -con la bruma- nascondono il paesaggio, non saremo affatto delusi.   Le stradine sono molto caratteristiche, e scendono impavide in mezzo alle montagne, si arrampicano coraggiose su colline e scogliere,  con curve continue dettate dalle necessità del territorio, e riescono a stringersi tra muretti ed alti argini oltre ogni ragionevole previsione. 

Impossibile fermarsi per fare fotografie : possiamo solo rallentare e fermarci in mezzo alla nostra stradina.

immagine aerea dal sito del turismo scozzese, che rende l’idea del paesaggio.

       Ci dirigiamo verso Lochinver tenendo la stradina costiera  : incontriamo sul nostro percorso centinaia, migliaia (forse milioni) di pecore, che pascolano libere e circolano anche loro sulla North Coast con diritto di precedenza assoluta ( e iniziano a saltellare anche nei verdi prati della nostra immaginazione quando andiamo a dormire) : incontriamo ogni genere di segnalazioni rudimentali che allertano sulla loro presenza (e sulla presenza di vari animali : cavalli, con o senza cavaliere, cervi, rane, lontre ….) .  E ci chiediamo in continuazione dove abita chi le accudisce : sono infatti tutte rasate e in salute.   

Ogni tanto incontriamo una piccola fattoria dalla forte identità : non può che essere scozzese come i suoi abitanti….

Arriviamo a Lochinver – che segna il momentaneo ritorno alla civiltà –  in tarda mattinata giusti giusti per un giro in paese (con tutte le giacche disponibili nel nostro guardaroba) :  con i suoi 600 abitanti è un villaggio con una atmosfera molto tranquilla, ed uno dei porti pescherecci più attivi della Scozia (le sue grandi strutture occupano praticamente mezzo paese, e si elevano sul porto in modo un po’ impressionante. 

E qui troviamo il Lochinver Larder, superchiosco che produce eccezionali sformati fatti in casa, con ripieni molto particolari : carne, verdure, castagne, mele, mirtilli.   Da solo vale il viaggio : essenziale, geniale, prelibato, economico, modernamente tradizionale, ecologico. Alcune delle sue pie sono state premiate –meritatamente- come le migliori della Scozia .    Pranzetto delizioso in camper, affacciati alla baia sferzata da un bel vento gelido. Superconsigliato : da non perdere !!!!

Proseguiamo verso nord, sempre sulla litoranea.

Arriviamo a Cloahtoll, una spiaggia sferzata da un vento gelido che ci costringe a metterci tutte le felpe e giacche in nostro possesso. L’acqua è azzurra e sembra uscita da un quadro , la sabbia bianca, le rocce rosse o scure raccontano che è passato un attimo dall’ultima eruzione vulcanica o dall’ultima glaciazione. Scende una pioggerellina fine e battente, che sembra provenire da ogni dove : nonostante ciò qualche ragazza coraggiosa si toglie il piumino e fa il bagno (con la muta).   Alcuni cartelli ci avvisano di tenere i cani al guinzaglio e di fare attenzione alle carcasse di uccelli, perché probabilmente colpiti dall’influenza aviaria.  Avvisteremo infatti alcuni resti di gabbiani. 

Blown in the wind , David Jones , National Maritime Museum Londra
Aitazovsky , La nona onda

Contagiati dalla bellezza del posto, facciamo una passeggiata sulla scogliera nonostante la pioggerellina battente da ogni dove, portata dal vento gelido sferzante : oltrepassiamo i cancelli che separano diversi pascoli salendo collinette e scendendo avvallamenti erbosi. Camminiamo su un prato spesso, soffice e imbevuto d’acqua. La pioggia però ci costringe a rientrare in camper e riprendere il nostro percorso .  

Ripartiamo sempre in compagnia delle pecore e attraversiamo paesaggi dove il tempo sembra essere sospeso . Attraversiamo un alto passaggio in quota immersi nelle nuvole.

Poi costeggiamo una miriade di ampi laghi scuri circondati di erica e felci , e punteggiati da centinaia di ninfee bianche .

Proseguiamo in questo percorso sempre uguale nella sua solitaria bellezza, e sempre incredibilmente diverso : decine di grandiosi panorami che si susseguono come in un diorama, un documentario naturalistico, un sogno di terre incontaminate.

Avvicinandoci alla costa nord delle Highlands, ci addentriamo infine in un’ampia vallata racchiusa tra due enormi catene di enormi colline. Siamo immersi nel verde placido degli alti rilievi digradanti dolcemente e ricoperti di brughiera , e ci sembra di scivolare su un enorme mare verde, increspato da onde altissime. Poi alla destra della nostra stradina, che inizia a scendere dolcemente , si elevano alti tre monti ( il Ben Hope 927 m. ; il Ben Hee 873 m. ; il Ben More Assynt 998 m.), che compaiono e si nascondono continuamente tra le nuvole. Poi di nuovo laghi scuri punteggiati da promontori ed isole.

Mentre il cielo improvvisamente inizia ad aprirsi su sprazzi di azzurro, segnalando la vicinanza della costa, compare alla nostra destra l’ampio fondale sabbioso di un profondo fiordo oltre il quale si eleva un imponente massiccio roccioso. Costeggeremo questo fiordo per chilometri e chilometri ammirando i rivoli ondulati lasciati dalla bassa marea  sferzati dal vento, che ha portato via le nuvole e riaperto un cielo azzurrissimo.   Non sappiamo piu’ dove guardare, dove fermarci, dove andare … siamo veramente persi in questa grandezza , e qui nel silenzio e nello sguardo solitario a questo tutto,  sembra di ritrovare il richiamo più forte della nostra anima.

Fotografie riprese in successione da sinistra a destra…
La bassa marea nel fiordo

Arriviamo a Keoldale, località all’imbocco del fiordo (non possiamo dire villaggio, perché sono presenti solo un piccolo parcheggio, una spiaggia, un albergo, un molo dal quale parte un barcone per escursioni a Cape Wrath), quando sta arrivando l’alta marea. Questa località è situata all’inizio di un promontorio costellato da alte dune sabbiose ricoperte di vegetazione, spiagge di sabbia bianchissima affacciate su un mare che ha tutti gli azzurri e i blu del mondo. Decidiamo senza esitazione di fermarci per la notte e ammiriamo la risalita della marea che riempie rapidamente i chilometri e chilometri del fiordo.

Passeggiamo nella spiaggia dove avvistiamo una beccaccia di mare ed un piccolo spioncello marino e arriviamo al piccolo molo dove partono i barconi per traghettare il fiordo e fare escursioni guidate a Cape Wrath.   Lo sperone roccioso che delimita l’altro lato del fiordo, Cape Wrath, è un’area di esercitazioni militari : un cartello ci informa che domani non sono previste attività di bombardamento, per cui decidiamo di fare l’escursione . 

Il nostro parcheggio a Keoldale, oramai vicini a Durness.

Dai cartelloni informativi, apprendo che ci troviamo nel North West Highlands Geopark, che fa parte di una rete di oltre 240 aree di rilevante interesse geologico – riconosciute dall’UNESCO – e in particolare in una tappa della Pebble Route 4 (la strada delle pietre numero 4).   I monumenti del pianeta terra, le massime creazioni della crosta terrestre. Il fiordo comprende anche l’estuario del fiume Dionard , e questa particolare conformazione (acqua dolce e salata) lo rende l’ambiente ideale per la pesca al salmone.  La struttura del terreno (arenaria cambriana) lo ha reso un suolo fertile, adatto per attività agricole e pastorizia.  Ci troviamo infatti nel territorio della fattoria Keoldale, una delle più estese della Scozia (che contiene anche un insediamento dell’età del bronzo) ; verso le 21 un anziano rappresentante della stessa bussa alla nostra porta e ci chiede di pagare il contributo per il  parcheggio notturno (15 sterline), rilasciandoci regolare ricevuta scritta con calligrafia tremolante.

Quando il fiordo è oramai stato completamente riempito dall’acqua che risale dal mare, inizia lo spettacolo del tramonto, con il sole che si tuffa letteralmente dietro Cape Wrath continuando a lanciare raggi luminosi nel cielo, mentre sopra la collina dietro di noi si deposita -come una immensa e soffice coperta- una enorme nube lenticolare che diventa sempre più rosa .

Domenica 31 luglio 2022

Risveglio a Keoldale : ci spostiamo subito nel parcheggio del piccolo molo dove aspettiamo il barcone che ci porterà a Cape Wrath.  Sulla nostra carta geografica il luogo viene contrassegnato con le parole “Danger Area”, per la presenza di forze militari (di aria , di terra e di mare contemporaneamente) che fanno esercitazioni (bombing) su bersagli colorati dislocati nel territorio, con un calendario abbastanza fitto (le esplosioni si sentono chiaramente fino al vicino vilaggio di Durness) .

Dopo la bassa marea notturna, siamo nuovamente in alta marea .   Attraversiamo il Kile of Durness (il fiordo) su un barcone che è una enorme vasca di metallo ; all’arrivo ci aspetta un pulmino che traballa su una stradina molto dissestata di 18 Km. , che fu costruita con il faro nel 1828 con pietre locali . In alcuni punti, utilizza una serie di strade rialzate rocciose, di “ponti temporanei e pericolosi” che attraversano torbiere e torrenti , e rivetti per mantenere il percorso lungo pendii ripidi.

Visitiamo quindi Cape Wrath, promontorio selvaggio di proprietà del Ministero della Difesa, area di addestramento militare e di “tiro vivo” , di 280 Km. quadrati. E’ uno dei siti utilizzati nelle esercitazioni Joint Warrior, la più grande esercitazione militare europea, e da altre operazioni della NATO.  Questo utilizzo è consentito fino a 120 giorni all’anno, e di solito si svolge in primavera e in autunno, anche se i tempi possono essere imprevedibili (non si spara mai la domenica). È l’unico posto nell’emisfero settentrionale in cui le forze della NATO combinano capacità terrestri, aeree e marittime in modalità assalto per manovre di addestramento, schierando ordigni fino a bombe da 1.000 libbre (450 kg).  Vari incidenti si annoverano nella storia del sito . Nel 2008 causarono un incendio che  interessò 140 ettari di terreno , che impiegarono oltre 10 anni per ritornare alle loro condizioni naturali .  Vengono espresse preoccupazioni sull’effetto delle esercitazioni militari sulla nidificazione degli uccelli marini, sulla salute delle pecore e dei residenti locali.  Inoltre nel 2002 una pioggia di proiettili cadde vicino a Durness a soli 2 km dalle abitazioni, a 13 km. dall’obbiettivo.  

Immagini di repertorio

Il promontorio comprende le più alte scogliere dell’isola britannica (281 m.) , protese verso l’oceano Atlantico : qui siamo più vicini all’Islanda che a Londra , e la prima terra che incontreremmo se ce ne andassimo via mare verso ovest sarebbe la Groenlandia. Da segnalare i forti venti con raffiche fino a 230 Km/ora . Vi risiedono pochissimi abitanti, in alcune fattorie solo nel periodo estivo e nel faro di Cape Wrath, dove il bar Ozone è gestito da una anziano signore e la figlia (famiglia Ure) , che vivono lì, in totale isolamento per buona parte dell’anno …   I diversi habitat che sono presenti (spiagge, dune sabbiose, promontori rocciosi, scogliere, habitat montani a livello del mare) hanno favorito la residenza di una ricca fauna : foche nell’ingresso del fiordo, cervi, una coppia di aquile reali, migliaia di uccelli marini, tra i quali i famosi puffins, i pulcinella di mare (che però sono appena migrati sulle isole Ebridi), gli albatros e le sule . Rappresenta un sito di nidificazione di importanza internazionale per oltre 5000 uccelli marini, anche se la popolazione ha visto un declino significativo dall’inizio del 21° secolo, con il numero di pulcinella di mare in calo del 50%. Anche la flora riserva sorprese : i prati sferzati dal vento sono punteggiati da piccole bandierine bianche sfilacciate che non sono riuscita a identificare ; crescono piante carnivore nutrite dai famigerati midges succhiasangue ; cresce anche un muschio dalle miracolose proprietà antinfiammatorie e assorbenti, che veniva essicato ed usato per medicare ferite e come pannolino.

Avvistiamo qualche torrente, qualche pulmino abbandonato ai bordi del sentiero (quando i mezzi si rompono, vengono abbandonati dove sono e magari colorati di giallo e bombardati, perché sarebbe più che complicato rimuoverli) qualche bersaglio colorato, null’altro : attraverso il percorso sconnesso, due ponticelli “pericolosi” (accompagnati dal commento dell’autista : “speriamo che reggano anche stavolta…e comunque la caduta non sarebbe troppo alta”) ed un paesaggio  brullo, severo e scolpito dal vento dall’acqua (la brughiera acquitrinosa denominata parph) ed anche  dalle bombe, arriviamo al faro.

Al faro ci viene chiesto di non lasciare alcun rifiuto e di affidarci alla natura per i rifiuti organici, per quanto possibile : in caso di utilizzo del bagno, evitare (se non necessario) di consumare acqua inutilmente.  Ci viene anche consigliato di fare attenzione praticamente a tutto: dirupi, scogliere altissime, prati scivolosi, colline instabili, serpenti velenosi, piante carnivore, residui metallici esplosivi, raffiche di vento improvvise (che pare possono farti volare via). 

Dopo un caffè allo spartano bar Ozone, dove il gattino bianco e nero è il cliente piu’ viziato (gli viene servito un bel ricciolo di panna montata in un piattino di ceramica blu e bianca), visitiamo il Capo dalla cima della sua alta scogliera.    

Il faro è una bella torre bianca alta 200 metri, costruita nel 1828; fu presidiato fino al 1998, quando fu convertito al funzionamento automatico.   La sua luce è visibile per 22 miglia marine (41 Km.) ; in caso di malfunzionamento o di nebbie molto dense, si associa un allarme sonoro (che renderà la vita difficile ai gestori del bar Ozone)…

Al ritorno facciamo una tappa per ammirare il faraglione  Stac Clò Kearvaig, detto “La Cattedrale” per l’aspetto di due guglie e una finestra naturale creata dall’erosione ; nella sua spiaggia c’è anche il boothy Kearvaig . Scopriamo che nel territorio selvaggio scozzese esistono questi ripari , piccole casette in pietra con la porta sempre aperta, disponibili per i camminatori per la sosta gratuita : sono semplicissimi bivacchi senza elettricità, acqua o luce, con un caminetto.  Per quello sulla spiaggia di Kervaig si sta presentando il problema di permanenze gratuite troppo prolungate in questa sistemazione privilegiata …

Il nostro autista è un ex camionista, ma soprattutto un poeta-musicista , che ci racconta questo territorio, che anche John Lennon amava e dove trascorreva le vacanze estive ospitato da una zia : quando socializziamo un po’ vuole farci leggere alcune delle canzoni che ha scritto, e ne manderà molte alla Jessica via mail , e ci dà consigli utili per la visita del territorio.  Nel viaggio di ritorno avremo modo di ammirare le bellissime spiagge e le dune sabbiose di Faraid Head e di avvistare alcune foche che prendono il sole in un’isolotto quasi emerso in mezzo al fiordo .

Ci dirigiamo quindi con decisione a Faraid Head dove pranziamo molto velocemente per fare una delle più belle passeggiate di questa vacanza (10 Km.) : lungo l’enorme spiaggia (impieghiamo mezz’ora per percorrerla tutta sotto un cielo azzurrissimo dove corrono veloci nuvole bianche) e attraverso  le imponenti dune di sabbia (alte oltre 20 metri) che nascondono altre spiagge bianchissime, con l’acqua azzurra e cristallina.   Queste dune si sono formate grazie all’azione del fortissimo vento, che ha prelevato la sabbia dal fiordo di Durness (scavandolo) , trasportandola sopra il mare, e depositandola nella lunga striscia che ha lentamente formato il promontorio di Faraid.  Un grandioso gioco di creazione …. Le altissime dune sono ancora sabbiose sul lato verticale affacciato al mare, dove soffia ancora un fortissimo vento, mentre digradano più dolcemente sul lato opposto, coperto di vegetazione.   La sabbia delle spiagge – bianchissima – è formata da frammenti di conchiglie che si sono frammentati da 4000 anni fa e continuano ancora oggi … prendo un pugno di sabbia e la lascio cadere lentamente nel vento : pensando che mi stanno rotolando in mano conchiglie di 4000 anni… 

Balnakeil Farm

Le rovine di Balnakeil Church : nel piccolo cimitero affacciato al mare c’è anche la tomba della signora Elizabeth Parks, zia del Beatle John Lennon presso la quale ha trascorso alcune estati da bambino .

Tutto il promontorio di Faraid Head fa parte di una fattoria privata , utilizzato soprattutto per la pastorizia. I cartelli chiedono di osservare lo Scottish Outdoor Access Code : il codice di comportamento per l’ingresso in terreni privati (chiudere i cancelli dopo il passaggio, tenere i cani al guinzaglio , e soprattutto NON DISTURBARE LE PECORE ).

E non vorrei più andare via da questo incanto.   Unica nota triste : le tre bellissime sule morte che incontriamo in spiaggia (influenza aviaria ?) .   E invece dobbiamo tornare al camper sotto un cielo che diventa sempre più grigio ; invidio i conigli che abitano a migliaia le dune sabbiose, dove hanno costruito favolose gallerie e che ci osservano attenti sulle loro verande, pronti a nascondersi se necessario .

Ci dirigiamo alla vicina Durness, che attraversiamo velocemente, per sostare brevemente alle Smoo Cave : nella grotta principale una  cascata scende dal centro della volta … ma le scarse piogge di questa estate hanno seccato il torrente che la alimenta. Le visite però per oggi sono chiuse (e comunque richiederebbero una ardita discesa su una scaletta metallica verticale che ti porta al barcone che rende possibile la visita al dedalo di grotte allagate).   Per cui rinunciamo e ripartiamo.

Proseguiamo quindi verso Tongue : costeggiamo i due lati del Loch Eriboll (in realtà un profondo fiordo delimitato da altissime colline che cadono in mare ), per avvistare poi ed infine attraversare un altro fiordo, su un lunghissimo ponte.  

Approdiamo infine al campeggio di Tongue, accolti da un annoiatissimo impiegato che raccoglie le prenotazioni per la cena da asporto fornite dalla cucina che serve il anche un piccolo albergo. Veniamo anche assaliti da un battaglione affamato di midges succhiasangue : facciamo una lavatrice, in una atmosfera generale un po’ marziana tra persone che girano con le orrende retine verdi in testa e lenzuoli arrotolati addosso a mantello.  Vista l’atmosfera generale, decidiamo di rinunciare alla passeggiata serale in paese (distante circa 2 Km., salita all’andata e discesa al ritorno).   

Approfittiamo per rivedere il nostro programma di viaggio : per fare metà della North Coast 500 abbiamo impiegato tutti i giorni che avevamo ottimisticamente preventivato per l’intero percorso, che invece richiede almeno 8 giorni (meglio 10). A questo punto – tenendo conto dei giorni di ferie che restano alla Jessica – dobbiamo scegliere se completare la Route o dirigerci verso le città . Anche perché a Tongue c’è l’unica strada alternativa al percorso completo.   Scegliamo la seconda opzione, in quanto siamo oramai certi che torneremo Scozia per un altro viaggio .

Lunedì 1 agosto 2022

Abbandoniamo quindi la North Coast e rinunciamo alla costa est delle Highlands (temporaneamente) : prendiamo la strada che scende verso Inverness attraversando il cuore delle Highlands (A836), sempre attraverso paesaggi sempre spettacolari .   Costeggiamo il Loch Loyal (un vero lago) ; attraversiamo territori collinari/montuosi, praterie verdi, brughiere, acquitrini, boschi ; costeggiamo/attraversiamo alcuni  fiordi ( Dornoch, Cromarty Firth, ed infine il Moray).  Ci circonda una esplosione di colori sotto un cielo azzurro e terso :    paesaggi coltivati (i primi che vediamo in Scozia)  con ampi campi di grano dorato che brilla al sole , delimitati da ciuffi di fiori viola e più discrete distese di erica a ricoprire completamente i pendii più dolci delle colline .    

Approdiamo infine al campeggio (Bought Drive, che si rivelerà tranquillo e comodo per la visita del centro città , ma decisamente costoso e con servizi carenti) a Inverness (100.000 abitanti) e partiamo subito per la visita alla città. Dopo alcuni giorni di quasi completa solitudine, immersi nella natura, ci aspetta un brusco ritorno alla civiltà  ed alla folla, che ci disorienta un pò.   Visitiamo le Ness Islands , isolotti sul fiume Ness su cui crescono alberi secolari, collegati da romantici ponti vittoriani bianchi .  

Il mostro di Lochness è scappato dal suo lago e – risalendo il fiume – è arrivato sin qui.

Seguiamo il fiume Ness (che proviene dall’omonimo lago e dove si pescano i salmoni) fino al centro città . Pranziamo alla Castle Tavern (zuppa del giorno piccantina e pesce) per poi girovagare nel centro città, visitando vari negozi molto caratteristici (whisky, tartan talvolta tremendamente modernizzato, quilt), il Viktorian Market. Mercato coperto del primo novecento, che – eliminati i negozietti più turistici – ospita ancora antichi negozi che ti catapultano in un’altra dimensione : un negozio di cornamuse, una bottega di orologi ferroviari, un gioielliere che vende esclusivamente anelli di fidanzamento.   

Gabbiano equilibrista.

Scopriamo che però con delusione che quasi tutti i negozi chiudono alle 15-16 e quindi corriamo a vedere la Leakley Book Shop, negozio di libri usati che ha occupato una vecchia chiesa sconsacrata. 

 Saliamo quindi alla Old High Church St. Stephen : dal cimitero antistante abbiamo una stupenda visuale sul fiume e sui ponti vittoriani che lo attraversano.   Il suo campanile è stato per anni la costruzione più elevata di Inverness : dal 1703 la sua campana suonava ogni giorno alle 17 per decretare l’inizio del coprifuoco notturno (dopo le 17 infatti per girare in strada occorreva accendere una lanterna ; ma essendo la maggior parte degli edifici costruiti in legno, il fuoco era considerato pericoloso e da evitare ) ; ancora oggi suona ogni giorno alle 20 .

The Town House
L’amicizia è come il whisky : le più vecchie sono le migliori . Troppo di qualsiasi cosa è male, ma troppo buon whisky è appena sufficiente (Mark Twain)

Entriamo alla Coop sotto un mezzo sole e – dopo una piccola spesa – usciamo sotto la pioggia battente, che ci accompagna per tutto il rientro in campeggio, dove arriviamo un pò zuppi.   Decido di fare una doccia, che sarà la peggiore della mia vita : un flebile rivolo di acqua scende solo premendo un durissimo pulsante , con l’impiego delle mie uniche due mani rendendo difficili ogni altra azione. Impossibile  regolare la temperatura : prima scende un filo di acqua gelata, e sto quindi per desistere, quando inizia a scendere un rivolino tiepido, per cui decido per un rapido shampoo … e a quel punto inizia un rivolo bollente che non riesco a raffreddare neppure chiudendo ed aspettando (bagnata e insaponata) per alcuni minuti.   Quasi ustionata ed imprecante torno in camper, avvistando una comitiva di allegri anziani (mi chiedo come hanno fatto a fare la doccia) alloggiati in un Bus Hotel, di cui non conoscevo l’esistenza : un autobus con un rimorchio con tre file di finestrini (che contiene le camere da letto ed una cucina completa).  

Consiglio visita del sito internet, da annoverare nella categoria “i bus più strani e originali del mondo” : con prezzi che vanno dai 600 ai 6000 euro offrono da una settimana di viaggio in diverse mete europee, a viaggi nel lontano oriente, o sul monte Everest, o nei deserti più spettacolari del pianeta, fino ad un tour dell’Australia della durata di 50 giorni.   Anche per oggi : buonanotte .

Martedì 2 agosto 2022

Colazione veloce con ritorno in centro città per visita di una gioielleria vintage del Viktorian Market, dove ammiriamo alcuni bellissimi gioielli liberty del primo novecento, e dove la Jessica (in altro settore più economico) trova alcuni regalini molto originali .   Visitiamo poi un altro negozio del quilt, deludente rispetto a quello di ieri dove una sorridente  nonnina faceva gli onori di casa ringraziando per la visita, e ci aveva accolti con una grazia e gentilezza di altri tempi.  Dopo aver visitato la Albertarff House (1593), la casa integra più antica di Inverness, e aver attraversato per ben due volte il Woobly Bridge (letteralmente ponte debole, traballante : e non delude le aspettative), approdiamo al favoloso Mustard Seed, ristorantino che ci offre una splendida visuale sul Ness ed un indimenticabile pranzo : tartare di aringa, spigola in padella accompagnata da una insalatina fredda di patate, cipolline e limone, commoventi biscottini al burro .  Premiato nel 2019 come Best Everiday Dining del Regno Unito . 

E’ quindi giunta l’ora di partire, diretti al famosissimo Loch Ness : vorremmo visitare le rovine dell’ Urquhart  Castle, posto in posizione privilegiata per ammirare il lago in tutta la sua lunghezza (37 Km.), ma il parcheggio è pieno e per entrare si deve preventivamente prenotate la visita al castello, oggi comunque esaurita. 

Fotografia di repertorio….

Quindi salutiamo e ripartiamo fiancheggiando il misteriosissimo lago, nascosto da alti abeti ; a differenza di tutto il resto del viaggio l’atmosfera è cupa, anche per i nuvoloni grigi e poi la pioggia battente che inizia a scendere, che però non hanno il consueto carattere romantico al quale la Scozia ci ha sinora abituati. Il lago è molto profondo (230 m. , quindi più profondo di gran parte del mare del Nord , oltre ad un fondale di fango e limo), con la superficie scura increspata da rabbiose ondine spumeggianti ; è circondato da aspre montagne che si innalzano rapidamente da una riva boscosa.  La sua fama è legata al Mostro che lo abiterebbe, Nessie (Nessiteras rhombopterix, per i più seri estimatori) , il suo leggendario abitante, che alimenta un enorme indotto economico (musei e centri di documentazione di qualcosa che potrebbe non essere mai esistito ; decine e decine di negozi che vendono ogni oggetto decorato con varie versioni del dinosauro).  Ci sono le ipotesi più disparate sulla sua esistenza e natura : alcuni sostengono che sia un relitto dell’era dei dinosauri, altri che si tratti di un tritone gigante , o di un enorme storione del Baltico in gita. La vicenda non ci appassiona, piove fitto e quindi procediamo spediti.

Arriviamo a Fort Augustus dove ci fermiamo per passeggiare lungo le 11 chiuse monumentali lungo il Caledonian Canal  : consentono alle barche in transito di salire (o scendere) dal livello del lago a quello del canale ( importante via di navigazione che conduce al Loch Oich, e a seguire al Loch Lochy ed infine -attraverso il fiordo di Lorn-  al Mare interno della costa occidentale scozzese e quindi al bacino del nordest atlantico).

Attenzione : pericolo folgorazione.
Breve riassunto della Scozia.
Hairycoo ti dice : suona il clacson se sei innervosito !

Attraversiamo quindi un ramo del Loch Linnhe e scendiamo verso il Loch Lommond and Trussach Natural Park, che avevamo già attraversato (su un percorso diverso) e la Queen Elizabeth Forest Park : montagne brulle o ricoperte di muschi, altipiani increspati da onde rocciose, geroglifici di acque in movimento o ferme ; le strade sono un po’ piu larghe ma ciò non migliora la situazione per la presenza di molti camion che sfrecciano a tutta velocità facendoci ondeggiare .

Approdiamo a Luss, dove il campeggio è pieno e quindi parcheggiamo sotto la strada principale in un bel parcheggio affacciato sul Loch Lomond .  Il cielo è sempre nero e minaccioso, il vento forte, il lago tranquillo. Questa sarà l’ultima notte che passeremo nella Scozia selvaggia che ci ha completamente conquistato : da domani visiteremo le due grandi città e torneremo alla civiltà.  Buonanotte.

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