Mercoledì 27 luglio 2022
Iniziamo la giornata con una passeggiata nel porticciolo, dove scopriamo che il paesino ospita una colonia di lontre residenti, che però non riusciamo ad avvistare ; troviamo solo un hotel che offre una colazione completa a buffet (dolce o salata) a 12 sterline (non esiste alcun bar aperto al mattino). Ci accompagnano nuvole e pioggerellina per tutta la giornata.

Il programma è apparentemente semplice : cercheremo di fare il giro completo dell’isola di Skye , percorrendo la strada che ci condurrà via via a scoprire le bellezze naturalistiche del paesaggio. E’ la più estesa delle circa 800 isole scozzesi, con i suoi 9900 abitanti : 80 chilometri di brughiere vellutate, aspre montagne, fiordi e laghi scintillanti, scogliere a picco sul mare delle Ebridi. Con queste isole rimane il centro della cultura gaelica : ospita la scuola gaelica più importante e oltre un terzo della popolazione parla correntemente il gaelico. Non è semplice neppure fare una semplice conversazione in inglese, per una inflessione che lo rende abbastanza incomprensibile (anche per gli inglesi).

La strada è discreta , a percorrenza lenta perché si snoda generalmente sulla costa attraversando un territorio montuoso, che scende nel mare dolcemente o precipita da alte scogliere. Su un altipiano incontriamo la nostra prima mandria delle mucche scozzesi con il ciuffo e le ampie corna : le Highlander (o Hebridean breed, o Heilan coo, o Kyloe ). E’ capace di resistere alle temperature più rigide (-40°) ed alle malattie e puo’ rimanere in alta quota anche durante la stagione fredda. Non sono solo bellissime, ma anche tranquille e simpatiche, pacifiche e mansuete : ci osservano incuriosite e si avvicinano lentamente, mentre alcune osservano il panorama meditabonde.







La prima tappa è la capitale dell’isola , Portree . Con i suoi 2500 abitanti è una specie di metropoli, ma ai nostri occhi conserva l’atmosfera di un villaggio, con il suo porticciolo circondato da case colorate. Mangiamo un fish and chips seduti nel porto, facendo attenzione a non farci rubare nulla dai gabbiani famelici che sorvegliano il traffico. In Scozia non ci sono animali feroci, ma è meglio stare molto attenti ai gabbiani : nelle terre del nord diventano instancabili predatori, furbi e alla ricerca continua di cibo. Oggi continuano a fare ampi giri tondi sulle nostre teste e sul porto , con acuti richiami : e all’improvviso un vorace gabbiano è planato in picchiata sul vassoio di una signora e le ha abilmente rubato in un attimo ed una unica mossa tutto il fish (un intero filetto di merluzzo impanato e fritto). Scena divertente, che però ci ha messo in allerta e ci ha costretto a pensare ad una strategia per consumare il nostro pesce ; tutti vicini e chinati in avanti, per nascondere il bottino. Il problema non riguarda solo noi, ed ognuno trova soluzioni personali : i più solitari mangiano nascosti dalla chioma protettiva degli alberi. Giro panoramico e nei negozi, tra tessuti scozzesi, highland cows , puffins e pecore e magnifici panorami che ispirano artisti e pittori.







Seguiamo poi la litoranea verso nord e iniziamo il giro della penisola del Trotternish, che offre paesaggi spettacolari.



Arriviamo alla salita per l’ Old Man of Storr , un pinnacolo di basalto che un terremoto ha staccato dalla roccia madre (lo Storr appunto) e sembra osservare la vallata e il mare di fronte a sé . L’Old Man sembra sparire, a seconda dei punti di osservazione, per poi ricomparire come un possente guardiano ; oppure sembra inclinarsi verso il mare ed essere sul punto di cadere. La salita è ripidissima ed impegnativa, e ancora di più la discesa, nella quale vengo praticamente trasportata dalla Jessica. L’orizzonte verso il mare è punteggiato da più linee di terra, che sembrano moltiplicarsi all’infinito ; tra la roccia e il mare si apre una larghissima vallata disseminata di laghi e fiumi. Non resisto alla tentazione di citare alcune delle bellissime fotografie che lo hanno immortalato : io sono talmente emozionata e rapita che non riesco più a capire dove devo puntare la macchina fotografica.












Incontriamo poi la Kilt Rock, una scogliera di basalto colonnare (linee verticali) poggiato su una scogliera di arenaria (linee orizzontali) , che assomiglia veramente allo scozzese del quilt ; in questo scenario da un lago (Mealt Loch) origina un piccolo ruscello che precipita in mare con un salto di quasi 100 metri (Mealt Falls) .











La punta nord di Skye, con l’ altopiano di Quiraing increspato da dolci formazioni rocciose che sembrano onde (frutto di una slavina avvenuta nel Giurassico) di un verde tenero e primaverile che digradano fino alle scogliere e precipitano in mare, sembra veramente l’ultimo lembo di terra del mondo. La sommità della strada attraversa il passo e ci porta sul lato ovest della penisola. In questo territorio che sembra non finire mai, sono accampati liberamente molte tende e camper e siamo veramente dispiaciuti di non riuscire a sostare qui per la notte, perché dobbiamo assolutamente trovare un campeggio per le operazione di carico/scarico delle acque.
Arriviamo quindi a Uig (tra i 200 e i 300 abitanti), dove riusciamo a trovare accoglienza in un campeggio dotato anche di docce (non scontate in questo territorio) : cena in camper e buonanotte.


Giovedì 28 luglio 2022
Appena svegli ci trasferiamo a Dunvegan (380 abitanti), dove facciamo colazione affacciati su un fiordo, piuttosto affollato , sotto un cielo che oggi diventerà azzurrissimo.



Ci trasferiamo poi al castello (rinunciamo alla visita, troppo costosa) e decidiamo di cercare di vedere autonomamente le foche residenti nel fiordo.


Proseguendo lungo la stretta stradina oltre il castello

arriviamo ad una piazzola panoramica che ci regala un’ampia visuale sulle isolette che “popolano” il fiordo: avvistiamo prima i turisti alla ricerca di un contatto ravvicinato con le fochine (su barca, su tavola…) poi riusciamo a localizzare anche le foche , che si immergono nelle acque e risalgono per respirare, poi stanno stese a prendere il sole sugli isolotti .. e sembra quasi che sorridano beate della propria libertà .










Qualche problema nell’inversione di marcia (scopriamo che la one way è senza uscita, ed è anche bloccata da un grosso camion per lavori stradali, con minacciosi specchietti retrovisori corazzati da un robusto involucro di acciaio) : riusciamo a fare inversione nel vicolo di accesso ad una fattoria.
Decidiamo poi di puntare direttamente alle Fairy Pools letteralmente le piscine delle fate , dove facciamo un veloce pranzo-merenda. E senza sosta partiamo per la visita del luogo, che richiede una passeggiata gradevole, ma impegnativa : il primo tratto in mezzo ai prati (che noi prendiamo come una scorciatoia ), che si rivelano zuppi di acqua e solcati da rivoli nascosti dall’erba. Tra scivoloni, salti, qualche imprecazione e un bel pò di risate recuperiamo il sentiero che ci porta alle cascate.




Per oltre un chilometro il ruscello principale scendendo lungo la collina, ha formato gruppi di ampie vasche nella roccia calcarea, con cascate, archi, fori, dove decine di persone fanno il bagno, si tuffano dalle alte rive, si immergono ed attraversano passaggi sommersi da una vasca all’altra facendosi portare dalle acque in caduta. Talvolta in modo piuttosto spaventevole….







Rinunciamo a salire più in alto perchè il sentiero diventa molto sconnesso, chiedendoci cosa avremmo trovato poco più in alto, dove il ruscello si incunea tra le due montagne : dal magico mondo di internet, vedo che avremmo trovato questo :




Da Wikipedia. Si chiama Fairy Glen, letteralmente “valle delle fate“, ed è una delle mete più incantevoli dell’Isola di Skye, in Scozia. Il sentiero si dipana intorno a piccoline collinette arrotondate, punteggiate da lochans (che significa piccoli loch, ovvero piccoli laghi) e da cascate sparse qua e là. L’atmosfera è ultraterrena, ed è proprio questa che ha fatto guadagnare al luogo il suo nome: tutti gli elementi naturali sono raccolti in una piccola area, che sembra quasi una versione in miniatura di una meraviglia geologica di larga scala. Il Fairy Glen non ha reali leggende o storie che riguardano le fate e che collega il luogo a un mondo magico, benché qualcuno affermi che siano state le fate a creare il paesaggio, e che ancora oggi abitino le fessure tra le rocce. In realtà, le formazioni geologiche uniche del Fairy Glen sono il risultato di una frana. Una delle colline ha ancora uno strato di basalto in cima. Da una certa distanza, somiglia quasi ad un’antica rovina, e per qualche motivo è stata chiamata Caste Ewan. Ci si può arrampicare fino in cima, da cui si gode di una bella vista. Nella bassa rupe dietro al “castello” c’è una piccola caverna dove, a quanto si dice, inserire monete nelle crepe nelle rocce porta fortuna. Di recente, i visitatori hanno iniziato a spostare piccole rocce per creare spirali sul terreno. Le guide turistiche dicono che si può lasciare una moneta al centro, come offerta per le fate, ma gli abitanti del luogo non sono entusiasti della cosa, in quanto preferirebbero lasciare la valle al suo stato naturale.
Mentre torniamo al camper e chiacchieriamo del film Starwars, dalla quinta di montagne che ci circonda, con un rombo violento sbuca improvvisamente un aereo militare che vola a bassissima quota e buca velocissimo il cielo sopra di noi, facendoci pensare ad un attacco di forze aliene .
All’uscita dall’isola di Skye , incrociamo una mandria di Highland Cows che procede placidamente sulla one way in direzione contraria alla nostra sotto lo sguardo divertito ed orgoglioso del mandriano che impartisce indicazioni gentili : ovviamente ci fermiamo ed attendiamo il passaggio di tutte le mucche, che hanno la precedenza assoluta (come tutti gli animali in Scozia) e ci osservano curiose e placide, sfiorandoci con le lunghe corna.






Ci dirigiamo infine a Plockton (380 abitanti), dove non riusciamo a mangiare all’Inn che serve favolosi piatti di pesce ; ci accontentiamo di una cena da asporto consumata in riva al mare, in compagnia di ragazzi che fanno il bagno (in acque gelide) e di famiglie che fanno picnic serali suonando la cornamusa. Belle casette affacciate al mare; in un negozio una tazza ironica annovera il villaggio tra le grandi metropoli : NEW YORK-LONDON-PARIS-PLOCKTON. Noi siamo d’accordo ….




Sentiamo già la nostalgia dei paesaggi di Skye per cui decidiamo di ritornare al porticciolo di Kyleakin per la notte : ancora non troviamo le lontre, ma vediamo una grande medusa che nuota sinuosa nel porto, con un’alternanza regolare di allargamenti e propulsioni quasi ipnotica. Penso che sia una medusa criniera di leone (Cyanea capillata) una delle più grandi specie conosciute (ombrella di 30-50 cm, con tentacoli che possono raggiungere i 10 metri) tipica delle acque fredde più settentrionali; l’ombrella ha otto lobi, che diventano più evidenti con l’età, e le conferiscono l’aspetto di una stella a otto punte. I tentacoli esterni, più chiari, sono quelli fortemente urticanti . Probabilmente è una cucciolina perché alla fine del loro primo anno di vita tendono a ritirarsi in baie chiuse, anche in gruppi molto estesi. In mare aperto i loro folti tentacoli offrono riparo sicuro dai predatori a molti pesciolini ; per fare lunghi tragitti si affidano alle correnti oceaniche.





Dopo un incontro molto ravvicinato ed intenso con i midges che – puntuali come ragionieri – escono a godersi gli ultimi raggi di sole e ci costringono ad indossare gli orrendi ma efficaci copricapi verdi in rete fittissima, l’isola per salutarci regala un tramonto veramente impressionante : il cielo e l’acqua brillano di colori intensi : prima giallo dorato, poi rosa sempre più intenso fino al rosso ed infine viola. Per poi scolorire in un’azzurro luminoso e in un blu avvolgente.






Rimarrai nei nostri cuori cara isola, ad illuminare i nostri pensieri carissima Isola delle Nuvole : grazie e arrivederci ….
Venerdì 29 luglio 2022
Oggi iniziamo ad avventurarci sempre più in alto lungo la mitica North Coast 500 (500 miglia e circa 800 chilometri) sotto un cielo azzurrissimo : la mitica strada che segue il percorso litoraneo del territorio delle Highlands. E’ stata definita come “la risposta scozzese alla Route 66” ed è stata creata nel 2014 per favorire la conoscenza di questo territorio selvaggio e spettacolare. Anche non sapendolo, se si viaggia nelle Highlands si percorre questo tracciato, che non ha molte alternative ( a parte piccoli sentieri per il trekking). La bellezza del paesaggio è decisamente aumentata dalla quasi totale assenza di attività umane, sempre più evidente mano a mano che si procede verso nord : percorriamo decine e decine di chilometri senza incontrare alcuna abitazione o struttura ; non ci sono cavi elettrici… A perdita d’occhio solo colline, rilievi, avvallamenti, montagne, acque, fiori e vegetazione, cielo, nuvole e vento, in composizioni sempre diverse e abbaglianti. Poi – immersi in questi paesaggi grandiosi – ogni tanto improvvisamente compare una casetta bianca appoggiata su uno scoglio ad osservare il mare, o un grande albergo in pietra grigia e silenziosa, o piccole fattorie circondate dai boschi, con animali che ti guardano intensamente senza scappare.
Dal sito di Visit Scotland : nulla è paragonabile alla libertà che si prova su una grande strada aperta. Strade secondarie senza fine, ampi tracciati tortuosi e percorsi misteriosi attraverso alcuni dei più splendidi paesaggi costieri della Scozia: queste sono solo alcune delle attrattive che potete aspettarvi dalla North Coast 500, la versione scozzese della Route 66. La North Coast 500 è molto più di una semplice strada: è l’ultima sfida di un ciclista, un sogno per gli escursionisti in collina, un parco giochi per kayakisti, un paradiso per i nuotatori selvaggi; è un’abbondanza di ampi spazi aperti, sede di alcune delle migliori spiagge della Scozia e uno dei posti migliori nel Regno Unito per gli osservatori del cielo notturno. E il modo migliore per esplorare il paesaggio meravigliosamente aspro delle North Highlands è rallentare, impostare la base e fuggire all’aria aperta. Allacciate le cinture e partite per il viaggio della vostra vita.
Salutiamo nuovamente l’Eilean Donan Castle, attraversiamo Lochcarron e – dirigendoci a Kinlokewe – ammiriamo lo splendido panorama del Loch Maree (lock: lago) e del Glen Dockerty (Glen : valle montana profonda e stretta).





Facciamo colazione in uno splendido angolino affacciato su una baia sabbiosa del loch Maree – lungo 20 km. – circondata da felci ed erica.

Ed infine approdiamo a Gairloch , dove non possiamo non sostare : rimaniamo abbagliati dall’immensità della spiaggia dorata e dai mille colori del mare che si apre improvvisamente di fronte ai nostri occhi . Ci dispiace non aver portato il costume da bagno insieme alla giacca a vento… Anche la Nina apprezza il luogo e si scatena in corse velocissime in spiaggia : alla fine sorride felice lasciandosi spettinare dalla brezza fresca.





Affacciati sulla spiaggia un antico cimitero – spettinato dal vento – e la sua chiesa .


Ci dirigiamo poi a Poolewe, a pochi chilometri, per visitare gli Inverewe Gardens : una dozzina di giardini, collegati da una labirintica rete di sentieri, che – alla stessa latitudine di Mosca o della Baia di Hudson beneficiando della corrente del Golfo – ospitano raccolte di piante provenienti da paesi lontani (Cile, Tasmania, Cina, Himalaya, Sud Africa, Nuova Zelanda) grazie alla passione del fondatore Osgood Mackenzie’s che ereditò la tenuta dal patrigno nel 1862. Il suo lavoro fu proseguito dalla figlia Mairi Sawyer, che alla sua morte lo cedette al National Trust nel 1951. “Un paradiso nato dal sogno di un padre e di una figlia . che hanno creato un giardino sul lago in mezzo ad una natura selvaggia e sterile sulla costa atlantica delle Highlands nord occidentali”.



















Il giardino sottomarino di Inverewe è un luogo speciale anche per la fauna marina, perché contiene una vasta area protetta di letti di maerl , la barriera corallina scozzese.


Dal sito della Scotland’s Nature Agency . Il maerl vivente è un’alga dura viola-rosa che forma “tappeti” sottomarini appuntiti sul fondo del mare, noti come “letti maerl”. Come tipo di alga “corallina”, il maerl deposita il calcare nelle sue pareti cellulari mentre cresce, creando uno scheletro duro e fragile.
Le famose spiagge bianche della Scozia occidentale non sono fatte di corallo ma di frammenti di maerl morto, schiacciato dalle onde e sbiancato dal sole. Le aggregazioni di maerl viventi non attaccati sono spesso chiamate “rodoliti”.
Le due specie comuni scozzesi di maerl sono difficili da distinguere:
- Phymatolithon calcareum è molto diffuso
- Lithothamnion glaciale è più settentrionale nel suo areale
Sulle coste aperte esposte ad alcune onde, il maerl cresce come dischi appiattiti. Dove c’è meno azione delle onde, spesso forma noduli densi, ramificati e spinosi fino a 10 cm di diametro.
In molte zone della costa occidentale, e nei laghi marini si restringono, ampi letti di maerl vivente si sviluppano sopra una profonda ghiaia di maerl bianco morto. Questi letti di maerl sono un habitat importante per molte piante e animali marini più piccoli (bivalvi, ricci,cetrioli di mare, anemoni,worms). Le giovani capesante in particolare cercano letti maerl viventi come aree di asilo nido. Proteggere i letti di maerl aiuta quindi a sostenere la nostra industria della pesca delle capesante. Tuttavia, il dragaggio delle capesante ha dimostrato di causare danni significativi ai letti di maerl e alle loro specie associate.
Fragile e a crescita lenta, il maerl può infatti essere facilmente danneggiato da dragaggi, ancore pesanti e catene di ormeggio. Si prevede che Maerl sarà influenzato negativamente dall’aumento delle temperature e dall’acidificazione degli oceani causati da cambiamento climatico.
I letti Maerl sono un Caratteristica marina prioritaria, un Habitat BAP del Regno Unito e un OSPAR habitat minacciato e in declino. I letti Maerl sono protetti in 11 località in tutta la Scozia.
Concludiamo la visita alla House dove si respira ancora l’atmosfera dei primi anni del novecento e si intuisce la passione dei proprietari per il contatto diretto con la natura.









Ed infine attraversiamo il favoloso orto-giardino della casa, affacciato sul mare, dove vorremmo davvero tutti vivere, circondati da fiori, frutti ed ortaggi che – immaginiamo – avranno un sapore particolare , così nutriti dal sole, dalle piogge abbondanti e pulite , dall’acqua marina e salmastra e da questa brezza paradisiaca.







Il giardino ci mostra però anche la violenza di recenti eventi climatici : nel gennaio 2022 l’uragano Corrie ha purtroppo distrutto il bosco di rododendri e sradicato 70 alberi (il più grande pino scozzese del giardino, eucalipti, abeti.. ) che giacciono ancora tra gli altri alberi come giganti abbattuti, con il loro piano di radici divelte.
Riprendiamo il viaggio ed arriviamo ad Ullapool (1300 abitanti circa), il più importante centro abitato del nord ovest , che sorge su una riparata lingua di terra che si allunga nel Loch Broom, che in realtà non è un lago ma un profondo fiordo. Entriamo in campeggio sotto un cielo grigio/nero ed una sottile pioggerellina. Dopo le rapide operazioni di cura del camper e di noi stessi, corriamo – vento in poppa – verso la nostra agognata cena di pesce (non fish and chips però) a cui stiamo pensando dall’inizio della vacanza : il grande piatto di pesce da condividere, le cozze, la golosa soup of the day alle patate dolci arancioni da Seaforth, dove occupiamo gli ultimi posti, non ci deludono. Tutto ottimo, proprio come le cose a lungo desiderate…. Il conto però è decisamente salato.
Passeggiamo sotto nuvoloni neri e sotto le prime gocce di pioggia e ci tuffiamo a letto, con gli occhi pieni di colori.
anche questo è un BELLISSIMO racconto del vostro viaggio !!! GRAZIE !!!
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L’ha ripubblicato su TRACCE e SENTIERI.
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