Londra – Cotswolds (assaggio) – Epping Forest – Nancy .
CAPITOLO 2
Mercoledì 13 aprile
Mattino di riposo/doccia/gestione camper: Andiamo a prendere la Jessica all’uscita dal lavoro a Victoria per una tipica giornata londinese : pranzo Leon leggero ; passeggiata verso il centro città tra architetture e negozi; visita alla Royal Academy of Arts, con la bella mostra “Whistler’s Woman in White : Joanna Hiffernan”. Tè leggero del pomeriggio nel bar dell’Accademia (ottimo afternoon tea Hope and Glory). Cena oramai rituale da Flat Iron, il primo ristorante londinese dove ci ha portato la Jessica . Buonanotte.


Mentre le mamme papera a Londra finiscono sulla prima pagina dei giornali per aver attraversato una scuola con tutta la nidiata al seguito. Accadimenti tensivi o rilassanti .















La mostra analizza il processo creativo e le influenze pittoriche a che hanno portato l’artista a creare tre ritratti della sua compagna (e in seguito amica) e musa Joanna Hiffernan, sempre vestita di bianco . Il pittore era ossessionato da questo ritratto e sono stati necessari mesi di posa, per giornate intere, con lo studio di ripetuti cambi di posizione volti ad ottenere il risultato desiderato. La modella – no nostante il rigore dell’inverno – indossava un vestito di lino leggero ; nelle prime pose appare in atteggiamento quasi di preghiera, con simboli di purezza. IL pittore è ossessionato dalla resa luminosa del bianco e delle trasparenze . Millais – al quale il pittore si era ispirato – riteneva che tali tentativi fossero splendidi . Il lavoro di sottrazione (di colori che vengono sostituiti dal bianco e dalla luce ; delle pose, con la modella che non guarda chi la osserva ma rimane chiusa nella propria riflessione ) che vuole rappresentare la purezza assoluta della figura femminile, in realtà arriva ad esaltare la passione, il pensiero riflessivo, l’emozione, l’atteggiamento di intimità , sottraendola alla dimensione relazionale.













Giovedì 14 aprile
Risveglio tranquillo ; pranzo Waitrose leggero con Jessica all’uscita dal lavoro.




E noi che giochiamo e ci facciamo spettinare dall’aria del finestrino tra i vagoni della metropolitana.
Visitiamo il Sir John Soane’s Museum (Lincoln’s Inn Fields 12-13-14 Holborn), una dimora storica di Londra che era la casa, il museo e la biblioteca costruita dall’architetto Sir John Soane, collezionista di arte, sculture, colonne, frammenti , fregi , urne cinerarie … E’ stata aperta alle visite appena prima della sua morte (ma non nei giorni di pioggia o neve , per il rischio di danneggiare o sporcare gli ambienti), e donata alla collettività successivamente alla sua morte con l’indicazione di mantenere la disposizione originale degli oggetti (originali o copie di pezzi famosi).

Tra il 1792 e il 1823 l’architetto comprò tre dimore contigue, le demolì e le ricostruì appositamente per contenere la propria collezione. Da rilevare che per posizionare il grande sarcofago egizio in alabastro nel seminterrato, demolì la struttura precedente , posizionò il reperto e costruì poi la struttura sovrastante. La casa è un vero e proprio mosaico di camere concentriche, in quanto, per moltiplicare gli spazi espositivi , gli oggetti sono appesi su entrambi i lati delle pareti (interno ed esterno) : quindi la struttura centrale quadrata è completamente circondata da una struttura più grande che crea una serie di intercapedini, nicchie che si sviluppano in altezza , completamente ricoperte di oggetti, reperti, frammenti di frontoni… Tutto ciò sviluppato per quattro piani. Nella camera dei quadri (tra i quali spiccano tre grandi opere del Canaletto) tutte le pareti sono completamente coperte di pitture ; le pareti hanno un dispositivo di apertura a finestra che consente di guardare anche i quadri appesi all’esterno delle pareti . Le librerie , che riempiono ogni nicchia o spazio residuo, contengono migliaia di volumi antichi . Gli spazi sottostanti alle mensole sono minuziosi armadi o cassettiere di varie dimensioni, tutte numerate e probabilmente piene di ulteriori reperti e materiali.
La luce, che entra dall’alto, penetra con diversa intensità e varie colorazioni nei diversi ambienti, contribuendo alla creazione di spazi, nicchie, corridoi dalla diversa atmosfera, dove l’architetto ha ambientato i diversi tipi di reperti. In una nicchia sulle scale ha posizionato un angolo commemorativo di William Shakespeare.
Nella camera sepolcrale del basamento è contenuta la teca di una delle più importanti antichità egizie : il sarcofago in alabastro del Re Seti I (1303-1290 AC) , decorato con i geroglifici del Libro dei Morti.

Per creare una impressione di moltiplicazione degli spazi ha posizionato in modo strategico una serie di specchi circolari di varie dimensioni e di candelieri, che creavano illusioni o effetti particolari (il soffitto a cupola della sala da pranzo contiene oltre un centinaio di piccoli specchi rotondi . Come professore di architettura della Royal Academy ha voluto creare uno spazio interessante e pregiato ove intrattenere ospiti e potenziali clienti.
L’architetto ebbe due figli e sperava di iniziare una dinastia di architetti : ma il figlio maggiore non amava l’architettura e morì molto giovane ; il figlio minore divenne uno scrittore e sposò una donna che i genitori non approvarono e morì prima del padre, che rimase quindi solo con i domestici.




















L’atmosfera decisamente ridondante della bellissima dimora mi frastorna (più di quanto io lo sia di solito) e riesco a fare fotografie completamente sfocate : I am sorry.
Afternoon tea completo (pasticcini variegati, scones burro e marmellata, tramezzini salati abbondanti) elegantemente inglese con Jessica e Ida e passeggiata fino a Trafalgar Square .







Rientro in campeggio con doccia e cena leggerissima : appena fuori dal camper avvistiamo una bella volpe residente nei boschi che circondano il campeggio. Buonanotte.
Venerdì 15 aprile
Il Christal Palace non ha posto per il fine settimana di Pasqua e quindi ci trasferiamo a nord di Londra : Lee Campsite di Edmonton , strana area sospesa tra impianti industriali/ricreativi ed aree naturalistiche importanti (i canali , le chiuse ed i grandi bacini di riserva idrica per la città di Londra, la Epping Forest …).


Per inquadrare la situazione facciamo un bel giro in bicicletta, inizialmente sulla ciclabile che fiancheggia le grandi strade di collegamento, poi lungo il River Lee : allevamenti di lama e cavalli in libertà. Il canale è fiancheggiato da house boat di ogni genere : trasandate, curate, estrose, antiquate…. Clima molto rilassato, con birrette sorseggiate prendendo il sole su piccoli gommoni dolcemente oscillanti .





Ci affianchiamo – del tutto involontariamente – ad una carovana di barche che procede sul fiume alla nostra velocità ; su questa particolare carovana le sole cose che sembrano essere integre sono il motore della barca trainante e l’impianto di amplificazione che diffonde nel panorama agreste una musica martellante, ma tutto sommato piacevole e ritmica anche per la nostra pedalata. Gli occupanti della barca sono tutti allegri (diciamo così) quel tanto che basta per essere socievoli ed amichevoli con il mondo intero. Sorridendo amichevoli si scusano per la musica ad alto volume … e questo è tutto.

Arrivati alla prima chiusa assistiamo alle operazioni di passaggio che consentono di salire ad un livello più alto del fiume : chiusura del cancello di uscita (quello di ingresso è già chiuso) ; svuotamento del bacino tra i due cancelli ; apertura del cancello di ingresso e posizionamento della carovana all’interno della chiusa ; chiusura del cancello di entrata ; riempimento del bacino e risalita delle barche ; apertura del cancello di uscita. Operazioni effettuate con perizia, da marinai allegri e ballerini . A suon di musica riprende la navigazione. Ci chiediamo solo come barconi in condizioni tanto disastrose riescano a galleggiare e ci interroghiamo sullo stile di vita del gruppo di ragazzi , diciamo minimalista (quasi nullista): musica, cielo e stelle , motori, qualche telefono, un’abbozzo di cucina e soprattutto qualcosa per stare allegri o pensare poco . Disinvestimento e disimpegno radicale, o nettare della vita ? Forse un po’ di entrambe (troppo poco o troppo comunque) ….





Arriviamo a Waltham Abbey : paesino che sarebbe anche grazioso, con la sua imponente cattedrale (che sembra di più un presidio fortificato per le anime del luogo) e la via centrale pittoresca , se non fosse per l’aria generale di trascuratezza ed abbandono. Le viuzze sono quasi deserte, i negozi chiusi . Facciamo spesa alla Coop per il fine settimana pasquale.




Rientriamo poi i camper nell’aria serale freschina.


Sabato 16 aprile
Mentre aspettiamo l’arrivo dei ragazzi prepariamo insalata di riso e antipastino con salame ed hummus .
Pranzo con Jessica e Reef sotto uno splendido sole e partenza : passeggiata naturalistica, che parte maluccio . Sbagliamo strada (su indicazione di Gabriele) e – essendo proprio oggi arrivato una decisa virata primaverile del clima – sudiamo sette camice lungo il sentiero stretto tra il fiume Lee e gli alti argini artificiali dei grandi (enormi) bacini di riserva idrica che riforniscono la città di Londra. Costeggiamo il King George V Reservoir – infinito sotto il sole – dirigendoci lentamente verso la Epping Forest che pure copre un’area enorme, e contiene al suo interno vari paesi. Il fiume ad un certo punto lascia il posto ad una trafficatissima strada che sembra non finire mai. Decidiamo di prendere un bus perché il percorso sembra ancora lungo. Scendiamo alla stazione dei bus di Chingford dove si trova l’accesso alla parte centrale del parco.



E finalmente respiriamo l’aria fresca che ci forniscono alberi secolari (querce, betulle, faggi), e godiamo dell’atmosfera fatata della foresta.














L’abbraccio.
La Nina scivola in una grande pozzanghera e fa un bel bagno integrale di fango. Vorremmo visitare la casa dove la Regina Vittoria – dal balcone – seguiva le battute di caccia nella foresta (The View Queen Elizabeth’s hunting lodge, fatta costruire nel 1543 da Enrico VIII ) decidendo poi di regalarla ai propri sudditi (l’area è infatti soprannominata “people’s fores”) ; il sito preistorico risalente all’età del ferro (Loughton Camp) ; vedere qualche laghetto (quasi tutti creati dall’opera dell’uomo, alcuni creati dalle bombe tedesche).
Ma soprattutto vorremmo trovare i prati dove fioriscono le bluebells colorando il sottobosco o i prati di un particolare blu molto luminoso , che si trova tra l’azzurro-il blu cobalto-il lilla- il lavanda- il bianco- il verde ed ha un richiamo poetico vivace , semplice e nostalgico.


Bluebells for love
There will be bluebells growing under the big trees
And you will be there and I will be there in May;
For some other reason we both will have to delay
The evening in Dunshaughlin – to please
Some imagined relation,
So both of us came to walk through that plantation.
We will be interested in the grass,
In an old bucket-hoop, in the ivy that weaves
Green incongruity among dead leaves,
We will put on surprise at carts that pass –
Only sometimes looking sideways at the bluebells in the plantation
And never frighten them with too wild an exclamation.
We will be wise, we will not let them guess
That we are watching them or they will pose
A mere facade like boys
Caught out in virtue’s naturalness.
We will not impose on the bluebells in that plantation
Too much of our desire’s adulation.
We will have other loves or so they’ll think;
The primroses or the ferns or the briars,
Or even the rusty paling wires,
Or the violets on the sunless sorrel bank,
Only as an aside the bluebells in the plantation
Will mean a thing to our dark contemplation.
We’ll know love little by little, glance by glance.
Ah, the clay under these roots is so brown!
We’ll steal from Heaven while God is in the town –
I caught an angel smiling in a chance
Look through the tree-trunks of the plantation
As you and I walked slowly to the station.
Patrick Kavanagh
da “Collected Poems”, W. W. Norton & Company, 1964
Campanelle d’amore
Ci saranno campanule che crescono sotto i grandi alberi
E tu sarai lì ed io sarò lì in maggio;
Per qualche altro motivo dovremo ambedue far tardi
La sera a Dunshaughlin – per accontentare
Qualche immaginaria relazione,
Così tutti e due avremo da camminare in quel boschetto.
Ci interesserà l’erba
E il cerchio di un vecchio secchio e l’edera che intesse
Verdi incongruenza tra le foglie morte,
Fingeremo di sorprenderci al passare dei carri –
Guardando di lato solo di tanto in tanto le campanule nel boschetto,
Senza spaventarle mai con esclamazioni troppo concitate.
Saremo cauti e non gli faremo capire
Che le stiamo guardando, altrimenti assumeranno
Una posa di mera apparenza come ragazzi
Colti alla sprovvista in una castità naturale.
Non esigeremo dalle campanule del boschetto
Un’adulazione eccessiva dei nostri desideri.
Avremo altri amori – o così penseranno;
Le primule oppure le felci o le rose canine,
O anche i reticolati arrugginiti,
O le viole all’ombra dei terrapieni di acetosella.
Le campanule del boschetto varranno solo
Come digressione nel nostro segreto contemplare.
Conosceremo l’amore poco a poco, sguardo dopo sguardo.
Ah, la terra sotto queste radici è così bruna!
Andremo a rubare in cielo mentre Dio è in città –
Per puro caso ho scoperto un angelo sorridente
Che sbirciava tra i tronchi del boschetto
Mentre tu ed io camminavamo verso la stazione.
Patrick Kavanagh
(Traduzione di Saverio Simonelli)
da “Andremo a rubare in cielo”, Ancora, 2009

In realtà iniziamo solo a cercare le bluebells seguendo le indicazioni molto precise che vari naturalisti forniscono : ma cercare sparute aree di poche decine di metri in una foresta di decine di chilometri si rivela impresa non semplicissima. Ci inoltriamo nel fitto reticolo dei vari sentieri, in diverse direzioni : ma non troviamo nulla, a parte isolati ciuffetti di fiorellini poetici e solitari.



Alla fine dobbiamo rinunciare e riusciamo a rientrare in campeggio al sorgere della luna : questa sera luna piena e rosa (che evidentemente non riesco a fotografare) , in bilancia dice la Jessica .




I ragazzi sono affamatissimi e ceniamo in camper (affettati, formaggi, ancora insalata di riso) ; poi ci salutiamo dandoci appuntamento per domani. E buonanotte.
Domenica 17 aprile
Giorno di Pasqua : ci dirigiamo a Londra , dove troviamo quasi tutti i negozi chiusi.


Pranzo con Jessica – che oggi fa turno doppio e abbastanza intenso – e passeggiata fino a Wenstminster. L’Abbazia, The House of Parliament completamente avvolta dalle impalcature per l’intervento di restauro. Salutiamo il Big Ben sfavillante dopo il recente intervento di pulizia e restauro (dal 2017 al 2022, del costo di 90 milioni di euro), a seguito del quale però è stato colpito da una gru che lo ha danneggiato sul lato affacciato al Tamigi. La grande torre adiacente a The House of Parliament si chiama in realtà Elizabeth Tower (nome scelto solo nel 2012 per festeggiare i sessanta anni di regno di Elisabetta II) ; in precedenza era noto come Clock Tower (Torre dell’Orologio), mentre Big Ben era il nome della campana piu’ grande della torre.



Facciamo poi una bella passeggiata lungo la riva del Tamigi , attraversando tutti i piccoli giardini che si susseguono.



Lungo la passeggiate sul fiume avvistiamo molte tendine per clochard, che – pensiamo – siano fornite dalla municipalità ….




Arriviamo al minuscolo negozio della Twinings, di fronte al Palazzo di Giustizia, per rifornirci del nostro classico te al gelsomino.






Poi prendiamo il bus per la casa di Jessica, dove iniziamo a preparare la cena di Pasqua. Cocktail di gamberetti con salsa rosa e maionese fatta in casa, cotolette di pollo (al forno) e purè di patate, crema pasticcera con frutta (detta l’ultima crema, in quanto accompagnerà il saluto e la nostra partenza). Cena con Jessica, Reef, Samuele e Ida .
Buonanotte e questa sera anche arrivederci a presto (come sempre un po’ triste e faticoso).
Lunedì 18 aprile
Lasciamo il campeggio, dopo le solite operazioni preliminari (pulizie e riordino, doccia, carico, scarico), tra qualche malumore. Abbiamo deciso di cercare ancora le bluebells : la Carla non riesce proprio ad accettare di desistere e rinunciare ad ammirare un incanto, una meraviglia della natura che si nasconde qui intorno a noi proprio e solo in questo momento dell’anno. Cogliere l’attimo è un imperativo. Quindi studiamo tutte le descrizioni che riusciamo a trovare nel grande wwweb ed arriviamo a identificare l’area che sembra essere piu’ vicina a noi. Torniamo in camper al parcheggio all’ingresso di Chingford della Epping Forest, e ci sembra ancora una volta di essere costretti a rinunciare. Non riusciamo a scaricare l’applicazione che serve per pagare il parcheggio : non esiste altro modo per farlo, se non telefonare ad un numero che non risponde. Siamo scoraggiati e la multa praticamente certa (100 sterline) sembra un prezzo troppo alto per cercare le bluebells, con buone probabilità peraltro di non trovarle. Decidiamo di chiedere informazioni ad un addetto al parco che vigila su questa area di accesso ; il signore si prodiga in vari modi per trovare una soluzione, purtroppo invano. Proprio quando decide di scortarci ad un altro parcheggio gratuito ma distante dalla nostra area bluebells , una signora inglese che sta salendo sulla propria auto vicina a noi ed ha seguito parte della conversazione, ci dice che pagherà il nostro parcheggio con la applicazione sul proprio telefono … pagando lei stessa e rifiutando i dati della nostra carta di credito : “Don’t worry … I hope only you can enjoy this beautiful forest and day”. Vuole aiutarci a godere della bellezza di questo momento : del luogo e della fioritura delle bluebells. A quel punto la guardia del parco consegna alla signora 5 sterline per il nostro parcheggio : noi purtroppo non abbiamo contanti (in Inghilterra è inutile avere contanti , perche’ si paga tutto con la carta di credito ed ogni qualvolta ci procuriamo contanti non li usiamo) e quindi accettiamo con gratitudine l’assistenza e la gentilezza ricevute.
Ci inoltriamo poi nella foresta seguendo le indicazioni meticolosamente studiate ; come ieri vediamo piccoli ciuffi di fiori, ma nulla che assomigli a quanto cerchiamo.








Poi ad un certo punto riusciamo ad arrivare ad una zona di confine con la strada citata (bluhouse road) esistente ma non registrata da google maps, e improvvisamente vediamo intensificarsi i ciuffetti.



Poi dietro ad una zona abbastanza fitta di arbusti, esplode il blu. Un mare ondeggiante , un tappeto impalpabile, di varie sfumature ed intensità di blu , quasi che il cielo si fosse rovesciato nell’erba… un incanto difficile da descrivere con le parole : un miracolo della natura, una creazione artistica , un’opera poetica, una melodia, un dipinto . Che sembra amplificarsi ed intensificarsi mano a mano che procediamo. Un racconto che si rinnova ogni anno, un sogno, un paesaggio fatato. E siamo veramente felici, incantati , completamente immersi e rapiti.












Qualche rara campanella bianca.
Ci sentiamo anche noi dello stesso colore delle bluebells .
E’ difficile lasciare questo luogo e rientrare in camper e riprendere la strada di casa … lo spirito del viaggio ha ripreso vigore dopo gli ultimi anni di stanzialità forzata. Prendiamo la strada per Dover, abbastanza fiduciosi perché il problema delle code – secondo google map – sembra essersi risolto . Arriviamo senza problemi ed approdiamo ad un parcheggio sul mare a St.Margareth at Cliffe per pernottare .




Parcheggiamo di fronte al ristorantino sulla spiaggia The Coastguard , dove chiacchieriamo con il personale, gentilissimo, e ci godiamo una cenetta di pesce decisamente gustosa ; copierò l’insalata di fagiolini e salicornia cotti in padella (croccantini entrambi, con un potenziamento reciproco e contrastante del gusto dolce dei fagiolini e quello salato della salicornia). Il ragazzo che ci accoglie ha un’atteggiamento timido ed un’aspetto gentile: sembra essere appena uscito da uno dei quadri della scuola di Newlin , colonia di artisti ed intellettuali che si sono insediati nel villaggio di pescatori in Cornovaglia, a cavallo tra otto e novecento.




Martedì 19 aprile
Ci svegliamo prestissimo, appena in tempo per ammirare una splendida alba.






Proprio davanti al sole che sorge si staglia il profilo di una nave lontana che passa all’orizzonte.


Tra i campi gialli di colza arriviamo a Dover e ci imbarchiamo rapidamente ; ci sentiamo in obbligo di affrontare l’ultima english breakfast del viaggio ed approdiamo a Calais a metà mattina.
Vista la bella giornata decidiamo di dirigerci a Boulogne sur Mer , che non ci sembra però particolare e dove comunque non riusciamo a trovare alcun parcheggio (anche in Francia siamo nella settimana di vacanza pasquale a quanto sembra). Quindi ci rassegnamo a dirigerci verso casa : e mai decisione fu migliore . Lo spirito del viaggio ci protegge : per interrompere il percorso Gabriele propone di sostare a Nancy (di cui non sapevamo proprio nulla) e dopo rapida consultazione del meraviglioso mondo www, scopriamo che la città è una capitale del liberty francese ed offre numerose attrattive. Quindi verso sera ci dirigiamo all’area di sosta per camper situata strategicamente in pieno centro : un operatore espulsivo ci dice ripetutamente che il piccolo parcheggio è pieno, anche se a noi sembra di vedere alcuni posteggi ancora vuoti. Non lo sappiamo ancora, ma è lo spirito del viaggio che continua a vegliare su di noi : ci dirigiamo al campeggio più vicino, Le brebois , dove arriviamo con la reception oramai chiusa. L’arrivo di un’altra roulotte e la ricerca di un addetto ci aprono le porte del paradiso : l’area del camping è situata in un bellissimo bosco, con piazzole erbose giganti . L’addetto, gentilissimo, continua a dire che non c’è problema : possiamo metterci dove vogliamo, fare cio’ che vogliamo … e a tutto penseremo domani.




Bon nuit alor !
Mercoledì 20 aprile
Dopo una notte riposatissima, risveglio tranquillo, doccia e colazione e partenza motivatissimi per la visita di Nancy : il camping è comodissimo per raggiungere il centro . All’uscita la fermata del bus : i biglietti, molto semplicemente , si acquistano dall’autista che sorride e saluta cordialmente e fa anche due chiacchiere con i turisti.
Ci dirigiamo immediatamente al Musée de l’Ecole de Nancy , aperto nel 1964 ospitato in una bellissima dimora borghese costruita alla fine del 1800 appartenuta a Eugene Corbin, uomo d’affari e grande collezionista . I pezzi esposti sono giunti da raccolte pubbliche e da donazioni private. Le collezioni (quadri, sculture, vetreria, oggettistica, arredi , pavimenti, carte da parati, lampade e lampadari, di illustri esponenti del movimento artistico liberty : Emile Gallé, Victor Prouvé, Eugene Vallin, Henri Berger, Louis Majorelle, Manifacture Daum …) sono esposte a comporre le sale di una dimora , che risulta quindi essere stupefacente ed incantevole . Ovunque dirigi lo sguardo vedi dettagli poetici : ogni oggetto richiama elementi naturali, fiori, piante acquatiche, alberi, uccelli , le stelle ; le figure rappresentate hanno l’incanto del sole e il movimento del vento ; tutto è morbido, fluido, rotondo… Per un’appassionata di art nouveau come me siamo praticamente in paradiso.
































Ovviamente nel magnifico giardino troviamo le piante ed i fiori rappresentati all’interno .



Un padiglione circolare ospita un acquario affacciato ad un piccolo laghetto con ninfee, lillà, peonie, iris , anemoni.



Nel giardino troviamo anche il movimento funerario alla memoria della giovane moglie dello scrittore Jules Rais , quasi un vortice di fumo che si disperde nel cielo.


Proseguiamo la nostra passeggiata dirigendoci verso il centro, passeggiando spesso su un tappeto di petali rosa per strade che scorrono su dolci discese e salite, sulle quali si appoggiano le facciate delle case color miele, in cui ritroviamo frammenti e citazioni liberty che confermano una delle due anime della città.
































L’altra anima, quella rinascimentale e settecentesca e testimone senza dubbio alcuno de la grandeur francese , la troviamo nelle tre piazze patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO (la maestosa Place Stanislas terza più bella piazza di Francia secondo i francesi , enorme piazza quadrata con quattro cancelli di accesso sui lati e quattro fontane negli angoli ed angeli e sguardi fermi che la osservano dall’alto ; la Place de la Carriere, la place de l’Alliance), nella via Haute Borgeois dove si affacciano le residenze della nobiltà , nelle porte di accesso al centro (Porte Notre Dame e Porte de la Craffe) e nei vicoli del centro storico.















Pranziamo con un impressionante hamburger gourmet da Voyou vicino alla piazza : grondante letteralmente di prodotti del territorio e del locale (pane-carne-formaggio-verdure-salse), consigliato come pasto unico della giornata.
Terminiamo il pomeriggio con la visita alla seconda casa museo liberty : Villa Majorelle. La famiglia Majorelle gestiva una azienda artigianale artistica che divenne nota in tutta la Francia nella Exposition Universelle de Paris del 1900 : ebanisteria, vetreria, ceramiche, ferro battuto, decorazione artistica. Louis Majorelle partecipò alla fondazione de l’Ecolé de Nancy rendendo la città una delle capitali dello stile Art Nouveau. La bellissima villa è fresca di completo restauro, che dalla rovina l’ha riportata allo splendore originario.





















Rientro in camper, tisana, mela e buonanotte.
Giovedì 21 aprile
Seguaci della filosofia del “cogliere l’attimo”, sempre più intimamente contagiati dalla frenesia liberty e ispirati dalla seconda giornata di cielo azzurrissimo e sole magnifico , decidiamo di non lasciare Nancy senza vedere alcune altre tappe fondamentali.
Cerchiamo la sede centrale del Credit Lyonnaise, dove si può entrare liberamente per ammirare il magnifico salone sormontato da una stupefacente vetrata Art Nouveau (250 metri quadrati, composta da 523 pannelli) di Jacques Gruber : gli impiegati lavorano immersi in una luce colorata che forse potrebbe distrarli un po’.






Completiamo la nostra visita con il Musée des Beaux-Arts, che comprende opere in progressione cronologica dal 1400 ai giorni nostri , con un’ampia bellissima sezione dedicata all’arte di fine ottocento-novecento.

































Peccato che stavo per caderci dentro.
















Dobbiamo salutare Nancy una città decisamente da vedere e vivere … per cui anche qui un arrivederci a presto.

Facciamo tappa serale in Svizzera affacciati alle placide acque del Sursee (parcheggio a Sempach) dove arriviamo giusto in tempo per ammirare il tramonto, che qui abbiamo sempre trovato in varie declinazioni di blu e rosa.







A questo punto le vacanze sono proprio finite e rientriamo a casa dove ci accolgono calorosamente le nostre due micie Sky e Nebbia che con la Nina si riappropriano del loro (noi credevamo nostro) letto.


mi avete fatto vedere e ammirare tanti luoghi di Londra !!! vi ringrazio tantissimo. Paolo Ferrario
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mi avete fatto vedere e ammirare tanti luoghi di Londra !!! vi ringrazio tantissimo. Paolo Ferrario
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